Giuseppe Nicastro: “da discarica abusiva a paradiso naturalistico così ho creato il Parco Avventura di Montevergine”

Giuseppe Nicastro: “da discarica abusiva a paradiso naturalistico così ho creato il Parco Avventura di Montevergine”

Tiro con l’arco, tree climbing, rete sospesa e poi ben dieci percorsi per adulti e bambini, singoli o gruppi e perfino scolaresche. È quanto offre il Parco Avventura Montevergine di Ospedaletto d’Alpinolo, in provincia di Avellino, un luogo gestito dai giovani del posto fanno conoscere la natura attraverso il divertimento. A guidare il team è Giuseppe Nicastro (bagnolese di seconda generazione e figlio dell’architetto Nello Nicastro).

Quando è nato il Parco Avventura Montevergine?
«Il Parco esiste dal 2013, però ufficialmente è stato aperto al pubblico nel 2015. Prima era solo un hobby per me e un amico, nato dalla nostra passione per la natura e gli sport verticali, come le arrampicate e le scalate. Poi ci siamo resi conto che questa nostra passione poteva essere condivisa e diventare un’opportunità per far conoscere le bellezze del territorio dell’Alta Irpinia. Avevamo appena 20 anni, abbiamo iniziato a credere nel Parco e a investire nel progetto. I primi anni non sono stati facili».

Cioè?
«Purtroppo viviamo in un territorio che ha diverse criticità e confesso, con dispiacere, che la nostra pineta era adibita a discarica abusiva. Quindi i primi anni l’abbiamo bonificata per renderla fruibile, e abbiamo avuto anche degli atti vandalici, ma con il tempo sono svaniti e siamo diventati un punto di riferimento. Oggi è un piccolo paradiso recuperato dall’abbandono, quando uno arriva, trova un luogo molto curato, e ci pensa due volte prima di fare qualche danno. Poi negli ultimi anni abbiamo installato anche molti sistemi di sicurezza, quindi l’area è anche videosorvegliata. Quello che mi piace sottolineare, è l’impatto che abbiamo avuto sui giovani: è un’iniziativa nata da due ragazzi, e ad oggi tutto il nostro team è interamente composto da giovani, tutti appassionati di natura. E questa credo sia la chiave del nostro successo: avere menti giovani e volenterose che credono in un progetto».

Quanti siete nel team?
«Siamo una ventina, tutti tecnici specializzati. I nuovi seguono un corso per raggiungere le qualifiche necessarie, e poi rimangono in questo settore. Ovviamente si avvicina a questa realtà chi ha già una passione di fondo per il
contatto con la natura e gli sport verticali».

Alla fine, con questa attività valorizzate il vostro territorio e sostenete i giovani.
«Esatto, e ci rende molto orgogliosi. Nel team ci sono tutti ragazzi della zona: Avellino, Mercogliano, il circondario dell’Alta Irpinia e molti proprio di Ospedaletto».

Quali sono le attività che offrite?
«Moltissime, poiché abbiamo concepito il Parco come un luogo dove il contatto con la natura fosse abbinato a giochi acrobatici, quindi passerelle, ponti tibetani, arrampicate. I vari percorsi, con diversi livelli di difficoltà, permettono di adattarsi a tutti, quindi sia chi cerca un po’ di brivido che chi vuole avere un primo approccio con questi sport e giochi».

Quanti visitatori avete?
«Attualmente abbiamo 12 percorsi, questo ci colloca tra i parchi più grandi in Italia e abbiamo numeri abbastanza sostenuti. In alcuni weekend riusciamo anche a fare 200-300 ingressi al giorno, che per un parco situato in Irpinia non sono pochissimi. Consideri che d’inverno siamo chiusi: riapriremo al pubblico il 12 aprile e a Pasquetta saremo aperti. Ci aspettiamo tanti appassionati di sport e natura. Più dell’80% dei nostri clienti viene da Napoli: è risaputo che Montevergine sia un’attrattiva turistica per i napoletani da sempre, anche da prima del Parco Avventura. E fortunatamente abbiamo un indotto che coinvolge tutta la Campania, però anche le regioni limitrofe. Abbiamo un buon flusso di visitatori che vengono dalla Puglia e dalla Basilicata».

Mariagiovanna Capone – Il Mattino 11.02.2025

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