Il 26 giugno del 1967 moriva, a soli 44 anni, Don Lorenzo Milani. A 55 anni di distanza il suo insegnamento e la sua “pedagogia” sono di una attualità assoluta. Messo ai margini dalla Chiesa ufficiale, odiato da tanti, dedicò la propria vita al riscatto degli umili e degli ultimi attraverso la scuola, l’istruzione, la formazione. Le sue opere, anzitutto “Esperienze pastorali” e “Lettera ad una professoressa”, sono ancora oggi studiate in tutto il mondo e rappresentano la bussola che guida milioni di docenti. Milioni di docenti, ma non tutti.
Nella “Lettera ad una professoressa”, a un certo punto, nel dibattito sulla allora nuova Scuola Media dell’obbligo, Don Milani scrive la sua riforma:
- Non bocciare.
- A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno.
- Agli svogliati basta dargli uno scopo.
E ancora: Il sapere serve solo per darlo. Dicesi maestro chi non ha nessun interesse culturale quando è solo.Don Milani pensava la Scuola come un ospedale per curare l’ignoranza e, poiché sono i più fragili (in tutti i sensi) ad essere a rischio, bocciarli è come se un ospedale respingesse gli ammalati e curasse i sani. E’ contro natura. Lui lo definiva “un peccato contro Dio”.
Sentire, come effettivamente si sente, che ci sono docenti che si ritengono appagati o soddisfatti quando bocciano nella scuola dell’obbligo, fa rivoltare don Milani nella tomba.
Luciano Arciuolo
PS: PT39 proporrà una riflessione comune sull’insegnamento di Don Milani alle scuole bagnolesi, durante il prossimo anno scolastico.