Articolo di: Bruce Crawford; Materiale originario rinvenuto da: Geppino Frasca; Parte mancante dell’articolo rivenuta da: Giulio Tammaro; Traduzione italiana di: Federico Lenzi.
Pubblichiamo un estratto dal quotidiano “Nile daily times” del 18/10/1985. Niles è una cittadina americana nello stato dell’Ohio. La sua popolazione è cresciuta esponenzialmente del secolo scorso: nel 1913 la cittadina contava soltanto 13000 residenti e nel 2000 ne aveva raggiunti ben 20.932. Una cospicua emigrazione da Bagnoli Irpino ha contribuito alla crescita della cittadina. Quest’estratto di quotidiano gentilmente fornitoci da Geppino Frasca racconta di una consistente comunità bagnolese, ancora legata alle tradizioni del paese natio.
La traduzione non è stata realizzata alla lettera, ma si è preferito riportare espressioni americane in termini più prossimi all’Italiano. Da ultimo cogliamo l’occasione per ricordare come il concittadino Geppino Frasca ha intenzione di organizzare una proiezione sulle squadre di calcio bagnolesi dal dopo-guerra a oggi. Pertanto, chiunque sia interessato a contribuire con foto o altro materiale può farlo pervenire a geppino.f@libero.it.
Federico Lenzi
(da Fuori dalla Rete, Maggio 2019, anno XIII, n. 2)
Il “Bagnoli Irpino Club” che mantiene uniti i discendenti italiani
NILES – E’ un mondo di accenti italiani, bocce, associazionismo, simboli religiosi e memorie della vecchia nazione. Questo è anche un mondo che Michael Patrone e altri residenti di Niles, originari del piccolo villaggio italiano di Bagnoli Irpino, stanno provando a tenere in vita tenacemente.
Una tradizione autunnale praticata dai Bagnolesi è la realizzazione di conserve di pomodori, zucchine, cavoli e altri vegetali. E’ una tradizione praticata da molti anziani discendenti di Bagnoli Irpino nei mesi autunnali, quando la stagione estiva volge al termine.
Si stima che approssimativamente 10000 residenti di Niles con origini Italiane possano rintracciare la loro discendenza a Bagnoli Irpino, un piccolo villaggio sulle Alpi italiane (errore del giornalista americano). Questa cifra lascia intendere come metà delle famiglie italiane di Niles abbia avuto origine in un piccolo villaggio.
Attraverso associazioni come il “Bagnoli Irpino club” e l'”Associazione dell’Immacolata Concezione di Maria”, Patrone e i suoi compagni Bagnolesi si impegnano a tenere viva la tradizione. Tuttavia, Patrone ammette che questo lavoro diventa difficile con l’invecchiare della prima generazione di immigrati e dei loro discendenti.
I primi Bagnolesi arrivarono a Niles sul finire del primo decennio del novecento per sfruttare le opportunità di lavoro offerte dalla “Fabbrica di mattoni di Niles” e da altre fabbriche locali. I Bagnolesi continuarono a emigrare durante i successivi trenta anni, mentre le loro famiglie andavano ad arricchire la crescente prosperità di Niles.
“Uno dei primi Bagnolesi ad arrivare a Niles fu Lawrence Pallante, che aiutò a formare il Bagnoli Irpino Club nel 1932, nel mezzo della Grande Crisi” afferma Patrone. Il club fu fondato in una piccola casa su Mason Street, ma nel 1936 venne spostato presso la vecchia fabbrica di mattoni di Niles su Langley Street. Dieci anni dopo il club si spostò nella sede definitiva al 418 di Mason Street, dove si trova tuttora.
Il gruppo raggiunse il massimo numero di 130 iscritti negli anni trenta. Prima di crollare a 75 membri attivi negli anni settanta. L’edificio di Mason Street soleva essere teatro di tornei di bocce, elaborati matrimoni e altri eventi, ma Patrone sostiene che “i pochi che frequentano ora socializzano poco e giocano a carte. Non è come in passato.” “Ma questo è ancora un buon luogo d’incontro, dove gli uomini possono conservare i contatti con le altre famiglie Bagnolesi nell’area.” soggiunge Patrone.
“Attualmente, il club è aperto soltanto un giorno a settimana, la domenica. Solitamente era aperto sette giorni a settimana” ricorda Patrone. “C’erano tornei di bocce, campionati di bowling, feste di laurea e altri eventi simili. Alle volte, le donne solevano spendere due intere giornate a cucinare per i matrimoni. Ora non ci sono più matrimoni qui e il secondo piano è stato affittato come scuola di ballo.”
Nonostante i membri più anziani inizino ad essere meno attivi, continua Patrone, una nuova generazione di uomini immigrata a Niles negli anni 50 continua a portare avanti il club. Questi uomini, tra i 35 e i 55 anni, stanno provando a “mantenere vivo il futuro del club”, secondo Patrone. Tra essi si annoverano personaggi come Domenic D’Urso, presidente negli ultimi dodici anni, Lawrence Gatta, Aniello Nicastro, Micheal Auriello e Lorenzo Russo.
“Noi ci aiutiamo l’un l’altro in diversi modi” puntualizza Patrone. “Noi offriamo solidarietà, aiuto finanziario, aiuto nel trovare lavoro e nell’istruzione. Per esempio, il Bagnoli Club creò una classe per insegnare l’inglese agli ultimi arrivati qui a Niles. Con queste persone bisognava parlare sempre in dialetto napoletano. Quindi questa specie di aiuto, ha permesso di preservare quest’aspetto della cultura di Bagnoli.” All’inizio le quote di partecipazione al club erano di soli 15 centesimi al mese, come riportato nei registri. Col tempo queste passarono a 35 centesimi, a 50 centesimi e infine a un dollaro. “Con l’aumentare delle quote mensili, anche l’indennizzo pagato alla famiglia in caso di morte (del tesserato) aumentò”. Come nota Patrone. “Solitamente l’indennizzo ammontava a 100 dollari, ma col tempo aumentò a 500 dollari. Ora è di nuovo sceso a 100 dollari”, aggiunge Patrone che è stato eletto presidente del club nel 1936, nel 1959 e nel 1969.
Questa è una leggenda e una tradizione che i Bagnolesi hanno portato con loro nel nuovo mondo. I residenti Bagnolesi comprarono una statua della Vergine Maria nel 1925 e la portarono qui nella chiesa di “Mt. Carmel” (Monte Carmelo), dove rimane a ricordo della tragedia e della liberazione di Bagnoli Irpino.
La religione ha giocato un ruolo chiave anche in altre tradizioni bagnolesi. Anni fa durante il periodo natalizio, i membri del “Bagnoli Club” solevano costruire un elaborato modellino per celebrare “il bresebio” (presepio, scritto in base alla pronuncia inglese), o la nascita di Cristo. La scena della natività occupava l’intero palco della “Mt. Carmel School” (Scuola del Monte Carmelo) e mostrava un’incredibile attenzione per i dettagli.
LE FOTO INVIATE DA GEPPINO FRASCA