Il colonnello Vincenzo Cione

Il Giorno della Memoria (di Tobia Chieffo)

Ricordare perché non accada mai più. E’ questo il senso della Giornata della memoria che si celebra ogni anno il 27 gennaio, per commemorare le vittime dei campi di concentramento Nazisti. La scelta del giorno 27 gennaio è altamente simbolica, in quel giorno del 1945 le avanguardie delle truppe sovietiche raggiunsero il campo di concentramento di Auschwitz. Per la prima volta, l’orrore della “Soluzione finale” escogitato dalla follia di Hitler e dei suoi gerarchi apparve al mondo in tutta la sua crudeltà. 

In questo giorno, dedicato al ricordo delle vittime dell’Olocausto, è doveroso menzionare il colonello Vincenzo Cione, figlio illustre di Bagnoli, trucidato dai tedeschi per essersi rifiutato di consegnare i prigionieri internati nel campo di Capannori.

Di seguito è riportata una breve biografia del colonello Vincenzo Cione, scritta da Tobia Chieffo nel 2009 per la rivista montellese: “Il Monte” .


Nasce il 2 Agosto 1878 in Via Ospedale, nel cuore del centro antico di Bagnoli, da Agnello Cione e Frieri Alfonsa. Congedato dalla leva nel luglio 1898 si arruola a fine anno nel V Rgg. Fanteria come Allievo Sergente e comincia la sua carriera militare. Dopo la nomina a Tenente, si sposa il 18 giugno 1908 a L’Aquila con Ciuffoletti Elodia che gli darà due figli: Evelina (1909) e Fausto (1913).

La Prima guerra Mondiale lo vede Capitano nel XXXIV Artigliera di campagna e sempre in prima fila sui campi di battaglia ed ottiene la prima Medaglia di Bronzo il 20 luglio 1915 a S. Pietro all’Isonzo con la seguente motivazione: “Comandante di batteria, per rendere più efficace l’azione dei propri pezzi, personalmente si spingeva sulla prima linea della Fanteria e la seguiva costantemente per più giorni nell’avanzata”. Un anno dopo a Colletto Piccolo il 1 giugno 1916 è Medaglia d’Argento con la seguente motivazione: “Mentre la batteria si trovava soggetta al tiro avversario, essendo state rotte le comunicazioni telefoniche, correva dall’osservatorio in caverna presso uno dei suoi cannoni per continuare, incurante del pericolo, l’azione del fuoco sul nemico incalzante. Contuso, ustionato, assordito dallo scoppio di un proiettile di medio calibro che metteva fuori servizio il cannone presso il quale si trovava, continuava a dirigere il fuoco degli altri tre pezzi, dando esempio ai suoi dipendenti di calma e coraggio. Soltanto ad azione finita si faceva medicare.” Nel 1917, appena nominato Maggiore, ottiene la Croce di Cavaliere dell’ordine Corona d’Italia; mentre riceve un’altra medaglia di Bronzo a Musile (Piave) il 15 giugno 1918 con la seguente motivazione: “Comandante di un gruppo di Batteria da Campagna, in posizione avanzata, conoscendo che dalla resistenza al sacrificio delle sue batterie dipendeva la salvezza delle Artiglierie Pesanti, non esitò a dare ordine di resistenza ad ogni costo. Viste isolate le batterie circondate dal nemico, con ogni mezzo, ne incoraggiò la resistenza, rimanendo egli stesso al suo posto di combattimento a difendersi fino all’estremo.” Prigioniero di guerra dal 15 giugno al 28 novembre, ottiene due importanti riconoscimenti: la Croce al Merito di guerra il 10 luglio 1918 e l’anno dopo la sua liberazione viene insignito della Croce d’Oro.

E’ nominato Tenente Colonnello nel 1926 per finire a Colonnello il 1 Settembre 1937. Viene quindi trasferito nella riserva nel 1940 e richiamato in servizio in varie zone dell’Italia centrale. Durante il Secondo Conflitto Mondiale viene costituito dal Ministero della Guerra un Campo di concentramento per prigionieri in Castelvecchio di Compito – Capannori (Lucca) in località detta “Il Pollino” in un grande campo ricavato dalla bonifica del lago di Bientina con la denominazione “Campo Prigionieri di Guerra n. 60 – PM 3300”.

Quando il 1 ottobre 1942 il Colonnello Cione viene nominato Comandante, nel campo erano rinchiusi centinaia di prigionieri inglesi e sudafricani. Dopo l’8 settembre 1943 la guarnigione del campo rimase priva di ordini ed il giorno 10 una colonna tedesca si presentò al campo ordinando la consegna dei prigionieri e delle armi. Il Comandante cercò di temporeggiare dichiarando di non aver ordini in merito e nel frattempo, aiutato da soldati e ufficiali, predispose la fuga dei prigionieri. La reazione tedesca fu immediata e nel breve conflitto a fuoco perdettero la vita alcuni militari e il Colonnello Cione a cui venne conferita la medaglia d’Argento alla memoria con la seguente motivazione: “Comandante di un campo di prigionieri di guerra Anglo – Americani per quanto in situazioni di assoluta inferiorità per uomini e mezzi, tentava di opporsi ai Germanici che procedevano all’occupazione del Campo. In tale eroico tentativo, venne ucciso mentre estraeva dalla fondina la pistola per reagire contro l’azione dei Tedeschi, onorando con la sua morte il nome dei soldati d’Italia.”

Nel 1973 il Consiglio Comunale di Bagnoli Irpino gli intitolò una via nel nuovo rione di Vigna dei Monaci.

Nel 1993, nel Cinquantenario dell’eccidio, su iniziativa del Comune di Capannori e dell’Istituto Storico della Resistenza, fu inaugurato un cippo commemorativo sul luogo dell’assassinio con la partecipazione dei Sindaci dei Comuni di Bagnoli Irpino e dei Comuni nativi degli altri due eroi caduti (Cap. De Felice Massimo di Palombaro – Chieti e del soldato Mastrippolito Domenico di S. Buono – Chieti ).

Nel 2003, nel 60° della morte, l’Associazione BAGNOLIèAMORE ha organizzato una serie di iniziative per ricordare il Colonnello Cione soprattutto alle nuove generazioni e significativo è stato il Saluto del Presidente della Repubblica Ciampi che nel sottolineare l’importanza delle iniziative ricordava che esse “…riuniscono in una comune riflessione la generazione di coloro che parteciparono alla guerra di liberazione e quelle cresciute in una Italia libera. Rinnovare la memoria storica rafforza nella coscienza collettiva la consapevolezza degli ideali di democrazia, pace e solidarietà che hanno accompagnato il percorso di libertà e di progresso della nazione. Questi stessi valori continuano oggi a sostenere il nostro impegno per consolidare in Europa quello spazio privilegiato della speranza umana che la Costituzione prevede…”.

Tobia Chieffo

(Tratto dalla Rivista “IL MONTE”, pubblicata a Montella nel 2009)

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