Il documento storico che vi proponiamo in questo numero di Fuori dalla Rete, tratto dal quotidiano “L’Unità” nell’edizione del 16.01.1979, ripercorre la complessa vicenda del Laceno d’Oro. La kermesse bagnolese, in quegli anni realizzata non più sul Laceno ma nell’ hinterland avellinese, è vittima, secondo il quotidiano comunista, dell’ ingerenza degli amministratori provinciali democristiani, i quali vorrebbero trasformare l’evento in un “carrozzone festivalesco” in cui sarebbe forte la presenza degli stessi uomini della DC. L’auspicio della federazione comunista avellinese è di “ricercare soluzioni unitarie e di inserire realmente il « Laceno d’oro » nel contesto socio-politico del territorio”. Le buone intenzioni sono rimaste tali e la storia del Laceno d’Oro ha preso una piega diversa e che tutti conosciamo. G.T.
Mentre il «Laceno d’oro » — la rassegna cinematografica d’avanguardia fino ad oggi patrocinata dalla rivista « Cinema Sud » — si accinge a celebrare il suo ventesimo anno di vita e a fare i conti con quella che è ormai la sua lunga quanto complessa esperienza (ricca di luci e di ombre), ecco che gli amministratori democristiani della Provincia tentano di farne una sorte di carrozzone festivalesco, in cui forte ed invadente sarebbe l’influenza democristiana. In questa direzione, infatti, vanno inquadrati una serie di laboriosi incontri che l’assessore Tesorio ha avuto, innanzitutto con i direttori della rivista. Camillo Marino e Giacomo d’Onofrio, al fine di creare una sorte di ente di gestione di questa rassegna cinematografica. Ne è venuto cosi fuori un organigramma, che assicura la maggioranza assoluta ai rappresentanti di «Cinema Sud» nel futuro consiglio di amministrazione dell’ente e vede in esso anche la presenza di rappresentanti dell’Ente del Turismo, della Provincia e del Comune di Bagnoli (Comune nel cui territorio come si sa si trova il Laceno). Per la verità, nell’ultima riunione, il presidente della Camera di Commercio, il consigliere regionale socialista Acocella, ha ottenuto una rappresentanza anche per il proprio ente. Contro un simile modo di fare ha preso giustamente posizione la commissione culturale della Federazione c
Comunista, con un documento in cui «i comunisti sì dichiarano fermamente contrari a tale ipotesi di ristrutturazione perché, tagliando fuori protagonista naturali della vita democratica e culturale provinciale, essa si viene a configurare come una operazione puramente finanziaria e di potere. « I comunisti pertanto — aggiunge il documento in questione — chiedono la convocazione in tempi brevi della commissione provinciale con la partecipazione di tutte le forze culturali operanti sul territorio e le organizzazioni sindacali al fine di ridiscutere tutta la questione e di ricercare soluzioni unitarie». « E’ impensabile — commenta il compagno Franco Forino, responsabile della commissione culturale del PCI: che organizzazioni come FARCI, l’ACLI, l’ENDAS e i sindacati vengano del tutto tagliati fuori. Ma questo non è l’unico problema: si tratta, se davvero si vuol fare qualcosa di buono, di inserire realmente il « Laceno d’oro » nel contesto socio-politico del territorio.
L’Unita del 16 gennaio 1979
(da Fuori dalla Rete, Agosto 2021, anno XV, n. 4)