Nei giorni della pubblicazione sui social di un breve video dalla sorgente Tornola, con portata d’acqua record di 155 litri/sec, e delle tante foto che testimoniano un’estensione del lago Laceno a fine inverno che non si ricorda da molti decenni, pubblichiamo un articolo de L’unità del 1985, che invece denunciava l’inquinamento del lago, la moria di pesci e la mancanza di sufficiente ricambio d’acqua, con portata della stessa sorgente Tornola che in quell’estate non superava i 5 litri/sec.
Il lago Laceno muore, gli manca l’ossigeno
In pericolo l’economia della zona e l’approvvigionamento idrico per gli abitanti di Bagnoli Irpino e per seimila capi di bestiame. La regione non interviene. Rischia l’ inquinamento anche la falda acquifera del Sele, che ha una sorgente poco distante.
Il lago Laceno è inquinato e questo mette in pericolo tutta l’economia della zona basata sull’allevamento del bestiame e sul turismo. A Bagnoli Irpino c’è preoccupazione: qui tutto gravita intorno a questo lago. Nel periodo di ferragosto sulla sua superficie vennero notati alcuni pesci morti. Immediatamente gli amministratori comunali (Bagnoli è retta da una giunta di sinistra) fecero intervenire il veterinario che inviò i pesci al laboratorio di Avellino e campioni dell’acqua a Portici alla facoltà di Agraria.
Il primo responso ha messo in allarme gli amministratori: la moria e stata provocata da mancanza di ossigeno, ma nell’acqua è stata anche accertata la presenza di batteri provenienti dalle feci; in particolare del battere che provoca l’enterocolite. “Abbiamo avvertito -ci ha detto il compagno Aniello Russo assessore al turismo di Bagnoli e consigliere provinciale del PCI-, Protezione Civile, l’Usi, la Regione Campania, il ministero dell’Agricoltura, le rappresentanze di categoria in quanto questa presenza di batteri pone due gravi problemi: il primo è quello che riguarda l’approvvigionamento idrico per circa seimila capi di bestiame. Il secondo è quello che riguarda l’intervento sul bacino”.
L’amministrazione comunale, dal canto suo ha provveduto a recintare tutto il lago Laceno per evitare che le mucche al pascolo brado possano abbeverarsi nell’acqua contaminata e rimettere in circolo i batteri ed ha provveduto a cercare di rifornire con autobotti gli animali.
I grandi assenti sono altri, proprio i ministeri, la Regione Campania, il presidente della Giunta, il dc Fantini, i responsabili dell’assessorato all’ Agricoltura. ‘Infatti –spiega Aniello Russo- il bacino del lago Laceno non ha ricevuto un ricambio d’acqua. Questo ha provocato la riduzione dell’ossigeno e la conseguente moria di pesci. Ora bisogna trovare una soluzione: che potrebbe essere quella di svuotare il bacino e riempirlo di nuovo di acqua, ma Io svuotamento dovrebbe avvenire senza inquinare la falda acquifera. In effetti accanto al lago c’è la bocca di una grande caverna in comunicazione con le sorgenti del Sele, che poi sono il punto di partenza dell’acquedotto pugliese.
La mancata ossigenazione del Laceno è causata anche dall’isterilimento di una sorgente che ha visto ridurre la sua portata d’acqua dopo il terremoto dell’80. Nei periodi di magra prima del sisma la sorgente forniva 15-20 litri di acqua al secondo, una quantità più che sufficiente a ossigenare il lago e a fornire acqua a tutto il paese.
Oggi la portata si è ridotta ai 5 litri per secondo, una quantità che si disperde lungo il greto del torrente. Basterebbe “impermeabilizzare” il corso del fiumicello e si avrebbe acqua a sufficienza per abbeverare il bestiame, garantire un ricambio d’acqua al Iago, dare un impulso ulteriore al turismo estivo. Ma a due giorni dalla crisi sono arrivati solo i vigili del fuoco messi in allarme dalla Protezione Civile. Degli altri organismi interessati al problema, fino ad ieri, nessuno si è fatto vivo.
Vito Faenza – L’Unità del 21.08.1985
(da Fuori dalla Rete, Dicembre 2020, anno XIV, n. 6)