La resa della democrazia al regime fascista in nome del popolo sovrano. Ma ci fu chi disse NO!
Nell’attuale campagna elettorale infinita, le prossime elezioni per il Parlamento Europeo sono ritenute dai due segretari delle forze politiche al governo, Salvini e Di Maio, come una richiesta di pronunciamento plebiscitario al corpo elettorale italiano, non solo sul loro operato in questi ultimi 12 mesi, ma anche un assenso tout cort su quello futuro. E’singolare che questo ritorno all’idea di un referendum plebiscitario sul governo, in nome di una “Rivoluzione Nazionale”, avvenga a esattamente a novanta anni da un altro referendum: il plebiscito del marzo 1929 voluto da Benito Mussolini, con parole d’ordine come “Sovranità. Gli italiani innanzitutto!No ai dictat di banchieri e massoni!” non dissimili da quelle ripetute ossessivamente dagli attuali due partiti di governo, Lega e Movimento Cinquestelle.
Quello del 1929, fu un referendum che, nei metodi e nel clima in cui si svolse, sancì la fine definitiva della democrazia costituzionale in Italia e l’instaurazione di un regime disastroso per essa.
La farsa della votazione del 1929
Circa 9 milioni d’italiani furono chiamati a esprimersi scegliendo tra una scheda tricolore e una bianca, se accettare o nò, l’eliminazione dei partiti sostituendoli con una lista unica redatta dal Partito Fascista. Una scelta fatta sotto la sorveglianza delle camice nere che controllavano gli elettori nei seggi elettorali, trascinati questi ultimi a forza e fatti sfilare per le strade e costretti, ancor prima di imbucare quella scheda nell’urna, a pronunciare il loro voto a voce, in una specie di auto da fè.
Il voto in Irpinia
La cronaca dal “fascistissimo” giornale di Avellino “ L’Irpinia Fascista” del 27 marzo 1929 la cui copia digitale è custodita dall’Archivio Storico Benedetto Petrone, nel fondo Irpinia.
TRIONFO! La Provincia di Avellino è ben degna del Fascismo.
Iscritti 113009 – Votanti 105680 – SI 105654 – NO 18 – Dispersi 8
Questa volta si tratta di plebiscito, per grazia di Dio e del Duce! Questa volta si vota per l’avvenire d’Italia, non per uomini più o meno meritevoli. E per far questo, c’è bisogno di serietà e di disciplina… si vota rapidamente, senza lungaggini,… Le Camicie Nere di Avellino sono al loro posto, valido aiuto dei presidenti dei seggi…“-… a Prata … a Pratola… Si vota alla voce più che con le schede. Vogliono tutti esprimere il loro si con le labbra, oltre che nel segreto della cabina. E’ la massa dei laboriosi contadini, che nel Duce hanno la più grande fede…”- In molti paesi si va alle urne inquadrati,(dalle Camice nere, manganello in mano, NdR) al canto degli inni fascisti.
In questo contesto possiamo interpretare il voto plebiscitario su Mussolini che venne da tutta l’Irpinia dove ad Avellino su 8579 votanti, ci furono 8579 sì , così come a Bagnoli su 660 votanti , 660 votarono a favore della lista unitaria fascista.
Eppure ci fu chi disse di NO!
Diciotto voti in tutta l’Irpinia dileggiati dal direttore del giornale fascista, ma che per noi , in quest’atmosfera suonano più che come una follia, bensì una richiesta di martirio pur di non accettare la fine della democrazia. Per onorare questi eroi irpini sconosciuti ,che non vollero chinare la testa, elenco i loro paesi e il numero dei loro NO!
DICIOTTO NO!
Sturno 4 no, Trevico 4 no, San Nicola Baronia un no, Roccabascerano un no, Caposele un no,
Capriglia cinque NO , Mirabella due no.
Antonio Camuso – Archivio Storico Benedetto Petrone
(da Fuori dalla Rete, Maggio 2019, anno XIII, n. 2)