Il primo congresso internazionale della silvicoltura e il Laceno (1926)

di Antonio Camuso

Novantacinque anni fa, gli scienziati forestali a Bagnoli Irpino


Premessa.

Nei miei precedenti articoli di approfondimento storico apparsi sul giornale Fuori dalla Rete e sul sito web di Palazzo Tenta39, ponevo l’accento su come già un secolo fa fosse presente una coscienza ambientalista nella società irpina, se pur riservata per ovvi motivi socioculturali, a una parte di piccola e media borghesia “illuminata”, legata alle tradizioni di un territorio cui auspicava un progresso che oggi definiremmo “sostenibile”. Sul numero di dicembre 2018, intitolato “Un secolo fa, Greta abitava a Bagnoli” ricordavo come nel 1914, anche a Bagnoli I, insegnanti, medici, agronomi, ma anche religiosi, aderirono con entusiasmo all’Associazione Promontibus Avellinese.  Grazie ad essa, nei paesi irpini fiorirono iniziative pedagogico-culturali con lo scopo di sensibilizzare la popolazione sulle positive ricadute economiche prodotte dal rispetto per il patrimonio boschivo/forestale.

L’attenzione dei media sul Laceno nel 1926.

Il 1926 è un anno cui ho dedicato numerosi articoli di approfondimento per Fuori dalla Rete /Palazzo Tenta39, grazie anche alla consultazione, dell’Archivio personale della signora Marisa Cione di Bagnoli Irpino (fondo Rodolfo Domenico Cione, Anna Maria Melillo) che ringrazio per la grande cortesia e sensibilità su questi temi.

Articoli prodotti dalla lettura di giornali, periodici, materiale scolastico, foto e lettere personali che mettevano in luce come a metà degli anni 20, Bagnoli Irpino e il verde territorio connesso al Laceno fossero meta di turisti, giornalisti, uomini di scienza, poeti, ma anche filantropi e religiosi come padre Semeria che volle istituire lì una colonia Montana per curare la salute psicofisica dei bambini napoletani degli strati più emarginati.

Gli articoli apparsi in quel periodo e in particolare nel 1926, sul Laceno, come quello di Nicola Pescatori o del giornalista pugliese Maselli, o i report della facoltà di Medicina pediatrica dell’Università di Napoli, che studiava gli effetti positivi sulla salute dei piccoli ospiti della Colonia Semeria di Bagnoli Irpino, esaltavano la bellezza del territorio bagnolese, la genuinità dei suoi prodotti, e la particolare attenzione della comunità locale sul suo patrimonio agricolo-forestale. Un attenzione mediatica crescente che riuscì a superare i limiti provinciali, facendo sì che Bagnoli e il Laceno fossero conosciute anche all’Estero.

La conferma di ciò lo abbiamo leggendo la cronaca apparsa sul giornale napoletano Roma e sull’avellinese Corriere dell’Irpinia, della visita l’8 maggio del 1926 dei congressisti del Primo congresso Internazionale della Silvicultura, inaugurato a Roma il 29 aprile 1926 al cospetto del Re Vittorio Emanuele III di Savoia e del primo ministro Benito Mussolini.

L’autore dei due articoli, pressocchè identici era il signor Capozzi, corrispondente per diversi giornali, per le cronache su Bagnoli Irpino.

-Roma, 12 maggio 1926, dalla cronaca delle Province-
-Corriere dell’Irpinia –Avellino, 8 maggio 1926-

ARRIVO DI CONGRESSISTI

BAGNOLI IRPINO, 9. (Capozzi)— Dopo la chiusura dell’importantissimo Congresso internazionale di silvicoltura, inauguratosi in Roma al Teatro Quirino alla presenza di S. M il Re e di S. E.Benito Mussolini, ieri qui giunsero in cinque torpedini oltre 50 dei suddetti congressisti per osservare i lavori di sistemazione e di rimboschimento dell’alto bacino idrogeologico del Sele.

I congressisti erano accompagnati dai prof. Cav. Merendi e comm. Sala del R. Istituto superiore forestale di Firenze, organizzatori della gita.

Li accompagnava il cav. Dott Raffaele Carpentieri ispettore forestale in Avellino.

Gli scienziati, rappresentanti di tutte le Nazioni ebbero entusiastiche accoglienze sia da parte delle autorità della popolazione lieta e grata per l’onore compartita al nostro paese. Però il tempo inclemente impedì che la gita fosse stata completata in tutto il suo programma, poiché i visitatori si limitarono di soffermarsi allo sbocco della pianura del Laceno ed ivi da lontano osservarono il meraviglioso bacino con tutte le sue opere, ritraendo numerose, fotografie.

Nel palazzo municipale fu offerto una colazione, con l’intervento del ff. sindaco Preziosi, cav. Gatta, avv Frasca, prof. Basile, prof. Cione. arciprete Buccino rev. Di Sabato. il comandante della Stazione RR CC. Polcari ed altre notabilità del paese.

Alle ore 10. acclamatissimi e soddisfatti delle accoglienze ricevute gli ospiti, partirono per Avellino, e tornarono a Roma.

Dalla Silvicultura antropocentrica alla Silvicultura Sistemica, 
Un secolo di accidentato cammino per il riconoscimento dei diritti del bosco.

Non è un eufemismo parlare di “tormentato cammino” quello intrapreso dalla comunità scientifica internazionale per rendere cosciente la società mondiale, a partire dai suoi governanti, sulla insostenibilità di un modello di progresso basato sullo sfruttamento sfrenato delle risorse ambientali ed in particolare il patrimonio forestale e sulle pesanti ricadute dello sconvolgimento degli equilibri bio-ecologici che lo governano.

Si ricorda che il Primo Congresso Intemazionale di Selvicoltura tenutosi in Italia, ebbe luogo a Roma dal 29 aprile al 5 maggio 1926. Fu organizzato dall’Istituto Internazionale di Agricoltura per discutere sui problemi forestali del mondo intero, poiché esistevano. «[…] nei riguardi dell’economia silvana, problemi d’importanza intemazionale la cui soluzione può essere resa più facile quando non venga a mancare il contributo di tutti gli studiosi ed il sussidio dell’esperienza ovunque e comunque fatta…>>

Si gettavano 95 anni fa le premesse di un nuovo approccio globale sia delle scienze forestali ma anche della visione sino allora egocentrica dell’uomo sulla natura e sul suo rapporto con il patrimonio verde modiale.

Una visione di un secolo fa che possiamo sintetizzare rileggendo alcuni obbiettivi che si poneva la stessa Promontibus Avellinese già nel 1914,  e che erano entrati a far parte del patrimonio culturale di quei primi “ecoilluminati” grazie  all’evento che inaugurò il nuovo secolo, il Novecento: ovvero l’EXPO di Parigi, ove si svolse sperimentalmente il primo Congresso Mondiale sulla Silvicultura dal 4 al 7 giugno 1900.

In quell’occasione per la prima volta s’incontrarono nella Ville Lumiéres una decina di delegazioni e oltre un centinaio di delegati per discutere il rapporto tra uomo e il mondo boschivo e forestale, nel secolo che avrebbe dovuto affermare la capacità razionalizzatrice dell’homo industrialis., nel segno della visione tecnicista e positivista del progresso industriale: “… mettere  a disposizione dell’umanità questo grande serbatoio di ricchezza naturale, il legno, i prodotti agricolo-forestali , introducendo nella conduzione silvana i ruisultati di ricerche scientifiche e sperimentazioni culturali…”.

Gli echi di quel Congresso si ritrovano nelle discussioni e nelle riviste come la Promontibus Avellinese, nei successivi primi anni del Novecento e che poi si tradussero in alcune linee di pensiero esposte nel Primo Congresso Internazionale tenutosi in Italia nel 1926 , e che vide l’8 maggio di quell’anno, la visita dei congressisti a Laceno, quale luogo particolare dove esse erano meglio applicate.

A quel Congresso internazionale seguì un secondo a Budapest nel 1936, cui avrebbe dovuto seguire un terzo nel 1940 , in Finlandia a Helsinky, ma lo scoppio della seconda Guerra mondiale e la guerra russo-finlandese lo impedirono. La Fao nel dopoguerra insistè affinchè esso potesse ripartire da Helsinky, quale luogo significativo ove ricominciare l’unica guerra “politicamente corretta” quella per la salvaguardia delle foreste mondiali.

In Italia per rivedere un Secondo Congresso Internazionale sulla Silvicultura si è dovuto attendere esattamente un secolo dalla  nascita della Promontibus Avellinese.

A Firenze dal 26 al 29 novembre 2014 esso è stato organizzato dall’Accademia Italiana di Scienze Forestali, in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato e la Regione Toscana, anche nell’ambito delle manifestazioni tenutesi per il centenario dell’Istituto Superiore Forestale Nazionale.

Purtroppo lo sforzo per la Ricostruzione nel secondo dopoguerra fu fortemente condizionato da una visione Nord-centrica dell’intera classe politica , compresi i comunisti, impregnata da una cultura industrialista, poco accorta della salvaguardia del patrimonio boschivo del Paese, ed in particolare quello del nostro Meridione. Paradossalmente fu la Democrazia Cristiana con la Coldiretti ad avere il monopolio sindacale dei piccoli proprietari agricoli , mentre i partiti di sinistra negli anni 60, puntarono sui cosiddetti poli di sviluppo nel Sud affinchè si affermasse tra le masse popolari meridionali, ritenute arrestrate culturalmente, una coscienza partecipativa politica e sociale alla vita del paese.

La stessa corrente ecologista affermatasi dagli anni 70 tra le nuove generazioni fu accolta con indifferenza se non proprio con ostilità nello stesso PCI , (così come negli altri partiti dell’ortodossia comunista filosovietica europei) e si è dovuti giungere al disastro nucleare di Chernobyl , avvenuto proprio 35 anni fa nell’aprile del 1986, affinchè ci fosse in quel partito un ripensamento sui temi ambientali.

La situazione attuale dei nostri boschi è quella che ben conosciamo, e se ancor oggi essi riescono a resistere nonostante gli incendi, l’inquinamento da scarichi abusivi, la cementificazione e l’antropizzazione del territorio, è grazie alle forme di autodifesa che il loro complesso sistema si è costruito nell’arco di centinaia di milioni di anni. Ben diversamente sta succedendo invece per quella razza umana che, affermatasi su tutte le specie come predominante, grazie alla ancestrale intrinseca aggressività, oggi sta pagando le conseguenze di questa presunzione di superiorità. E’ opinione comune tra moltissimi studiosi che questo microscopico ma micidiale virus, il Covid-19, abbia potuto svilupparsi grazie al disequilibrio nelle biodiversità causato dalle attività umane.

In nome del rispetto dei diritti delle biodiversità ed in particolare di quelle delle nostre foreste i congressisti di Firenze nel 2014, nella loro risoluzione finale, auspicavano :

“…la definizione di una elevata base scientifica della ricerca in ambito forestale, per superare gl squilibri che possono derivare dalle più svariate applicazioni tecniche e da un uso indiscriminato della tecnologia…”

Inoltre dichiaravano solennemente:

I diritti costituzionali del bosco:

“…il bosco è soggetto di diritto che va tutelato, conservato e difeso alla stregua di tutte le comunità biotiche, in accordo con il «diritto all’ambiente», per garantire migliori condizioni di vita alle future generazioni;

il bosco è un’entità che ha valore in sé e sul quale insistono due beni giuridici: un bene paesaggistico e ambientale, che esprime un interesse pubblico di valore costituzionale primario e assoluto; un bene patrimoniale, in riferimento alla sua funzione economico-produttiva;

il bosco è un ecosistema che offre molteplici funzioni, beni e utilità per la collettività: protezione del suolo, conservazione delle risorse idriche, tutela della biodiversità, mitigazione dei cambiamenti climatici, lotta alla desertificazione, produzione di legno e di biomassa anche per fini energetici, prodotti non legnosi;

il bosco contribuisce a mitigare l’impronta ecologica degli insediamenti civili e industriali e a migliorare la qualità della vita; ha importanti valenze storico-culturali, estetico-paesaggistiche e turistico-ricreative;…”

Antonio Camuso (Archivio Storico Benedetto Petrone)

(da Fuori dalla Rete, Maggio 2021, anno XV, n. 2)


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