Nei giorni scorsi ho condotto un piccolo sondaggio, che può fare chiunque ne avesse voglia in uno qualsiasi dei 25 paesi ricadenti nel progetto pilota.
La domanda che ho fatto ai cittadini di Sant’Angelo è stata questa: sai cos’è il progetto pilota dell’Alta Irpinia portato avanti dai sindaci in questi anni? Il risultato è stato straordinario: oltre il 90% dei cittadini intervistati neanche sapeva cosa fosse, tantomeno di cosa stessimo parlando.
E pensare che quel progetto – diversamente da come il nome farebbe credere – non doveva portare gli uomini sul pianeta Marte, doveva semplicemente organizzare al meglio la vita dei cittadini dell’Alta Irpinia, in tutti i suoi ambiti: dalla sanità all’istruzione, dai servizi socio-assistenziali alla gestione dei rifiuti, dai trasporti alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico e naturalistico, insomma quanto di più vicino ci fosse nella vita dei cittadini.
Un fallimento politico di tale portata avrebbe abbattuto un bisonte, ma non i nostri eroici sindaci, che subito hanno confezionato un “nuovo progetto pilota”, sempre a lunga conservazione come un prodotto alimentare, questa volta con scadenza dicembre 2030.
Fatto fuori Ciriaco De Mita, è stato eletto un nuovo presidente, il sindaco di Aquilonia Giancarlo De Vito, che nel discorso di insediamento si è presentato con queste parole: “ho imparato politicamente da Ciriaco De Mita, cui rivolgo un pensiero affettuoso, avendo seguito le vicende della Democrazia Cristiana a cavallo del terremoto, facendo pure il segretario locale…”.
A questo punto qualcuno potrebbe pensare al Gattopardo, al “si è cambiato tutto per non cambiare nulla“, e invece no, proprio no, perché le parole del nuovo presidente aprono finalmente quella finestra che non guarda più al mondo della politica ma a quello della psicanalisi, e investe direttamente il rapporto padre-figli, di come e quando bisogna lasciare il nido per volare da soli, come capita ai ragazzi difficili nei “processi evolutivi responsabilizzanti”, la stessa condizione nella quale si trova oggi una buona parte dei sindaci dell’Alta Irpinia, abituati come erano a frequentare i piani alti del “palazzo” senza aver mai sporcato le scarpe con la polvere della strada; sempre altezzosi e spavaldi perché avevano in tasca il numero telefonico diretto del Presidente del Consiglio, del Presidente del Senato, del Ministro dell’Interno, del Mezzogiorno o della Protezione Civile; oggi, smarriti, devono accontentarsi dei numeri telefonici dei consiglieri regionali, quelli di un Petracca qualsiasi; un tempo partivano per Roma per incontrare i capi di gabinetto e gli amministratori delegati dei grandi enti pubblici, oggi devono fare “la messa pezzente” per parlare con qualche sguattero di De Luca; un tempo radunavano le truppe mastellate da portare al palaeur di Roma, oggi cercano rimasugli per il congresso provinciale del Pd di Avellino.
La crisi del progetto pilota è tutta qui, è di natura esistenziale, ci vorranno anni ed anni di “sedute” per venirne fuori.
A questo punto non posso non rivolgere un appello ai miei concittadini dell’Alta Irpinia: quando nei prossimi giorni incontrerete un vostro sindaco non siate severi, se potete abbracciatelo, “fategli una carezza e ditegli che è una carezza di Ciriaco De Mita”, che in fondo gli vuole ancora bene, perché i figli si amano anche quando sbagliano, sempre.
Michele Cetta