Diciamola tutta e subito: Luigi Di Maio, oltre ad avere anche lui qualche scheletro nell’armadio, è attaccato alla poltrona come molti suoi predecessori. Sa che se dovesse cadere questo governo e si andasse a nuove elezioni, lui avrebbe esaurito le sue carte e, allora, si tiene ben attaccato alla sedia. Alla faccia della coerenza, era No Tav, No Tap, No Triv quando sulla poltrona c’erano altri. E’ Sì Tav, Sì Tap, Sì Triv ora che la poltrona è sua. E’ questo, pare, il “cambiamento”.
Luigi Di Maio ha preso caterve di voti al Sud, promettendo ciò che la gente voleva sentirsi promettere. E cosa riserva al suo Sud, Luigi Di Maio?
Un paio di settimane fa era in provincia di Treviso, Veneto. Così ha promesso ai trevigiani ciò che essi volevano sentirsi promettere: l’autonomia. Autonomia: ne abbiamo già parlato. Si tratta di una vera e propria secessione, di una separazione dal resto dell’Italia.
La Regione Veneto, che sarà seguita in questo da altre regioni del Nord, tra le quali Lombardia ed Emilia Romagna, vuole le mani libere su temi essenziali: Scuola, Università, previdenza complementare (parte della pensione degli attuali giovani), sostegno alle imprese, Beni Culturali, Infrastrutture come le strade, organizzazione della Protezione Civile. E come pensano, queste regioni di pagare tutto ciò? Ovvio: trattenendo gran parte delle tasse che i loro cittadini pagano allo Stato centrale. Insomma e in soldoni, poiché i cittadini veneti pagano più tasse della media, hanno diritto a più servizi; i docenti veneti hanno diritto a stipendi più alti; le Università hanno diritto a maggiori contributi statali; i malati hanno diritto a una sanità meno cara e più funzionante; gli automobilisti a strade migliori.
Chi pagherà per tutto questo? Naturalmente le Regioni più povere, alle quali lo Stato verserà meno contributi per il semplice motivo che avrà meno soldi da distribuire. In poche parole i cittadini del Sud, che così avranno scuole ancora più fatiscenti, università ancora più in crisi, strade ancora più rotte, ospedali ancora più caotici. Questo in barba alla Costituzione, che reclama stessi diritti per tutti i cittadini italiani.
Ecco perché dico che non si tratta di autonomia ma della divisione in due dell’Italia e degli italiani: quelli di Serie A e quelli di Serie B. Oltretutto in questo modo la parola d’ordine leghista “Prima gli italiani” si moltiplica e diventa “Prima i veneti” in Veneto, “Prima i lombardi” in Lombardia e così via.
Di Maio si difende richiamando il “Contratto di governo”, moderna e italiota versione delle “Sacre Scritture”, nel quale è scritto che il regionalismo è obiettivo prioritario del Governo.
Il fatto, però, è che, Contratto o non Contratto, in questo modo il Movimento 5 Stelle, Di Maio in testa, tradisce il Sud che lo ha votato in massa.
Il fatto è, anche, che praticamente il Sud è visto da Di Maio come lo vedono i leghisti. Entrambi, Di Maio e Salvini, con la scusa del regionalismo e del contratto di governo, vedono nel futuro del Meridione d’Italia solo il Reddito di Cittadinanza. Insomma, ai cittadini della Campania o della Calabria, della Puglia o della Sicilia, sono riservate solo le briciole che cadono dal tavolo su cui altri mangiano. Il Sud “parassita” ha un futuro fatto ancora e solo di assistenzialismo.
Luciano Arciuolo