I numeri del calo della popolazione in Italia, visti da vicino, mostrano una realtà ancora più agghiacciante: il Sud sta andando verso una vera e propria desertificazione. Se, infatti, il Nord Italia, nel periodo che va dal 2015 al 2018, ha perso solo lo 0,2% della popolazione, il Sud, nello stesso periodo, ha perso il 2% di residenti.
Addirittura nel 2019 le regioni settentrionali hanno avuto un lieve aumento demografico (lo 0.14%, pari a 36.000 unità, dovute soprattutto all’arrivo di studenti, lavoratori e famiglie dalle nostre zone), quelle meridionali hanno visto “sparire” circa 130.000 persone: 70.000 come differenza tra le morti e le nascite e 80.000 per trasferimento al Nord o all’estero. Non sono serviti a mitigare l’emorragia i 21.000 stranieri che si sono stabiliti da noi.
Le cause di questo nostro spopolamento sono, ovviamente, le stesse che interessano tutta l’Italia. Ma ad esse ne vanno aggiunte almeno altre due.
La mancanza di lavoro, anzitutto. I dati relativi al 2019, infatti, ci dicono che nel Nord il 68% della popolazione è occupata, nel Sud questa percentuale è solo del 44,5%. Inoltre: la disoccupazione è al 6,6% da Bologna in su, mentre è al 19% da Roma in giù. Infine, nello stesso anno, i nuovi posti di lavoro, creati o divenuti disponibili a causa dei pensionamenti, sono stati per l’87% nelle regioni settentrionali e solo per il 13% in quelle del mezzogiorno.
E’ evidente che, se questi numeri non cambiano, le nostre zone sono destinate a diventare un deserto.
Ma c’è anche una seconda causa che deprime il Sud: la quantità e la qualità dei servizi sanitari e socio-assistenziali. Per essi, infatti, lo Stato (comprese le Regioni e i Comuni) spende il 55% delle risorse nazionali al Nord; il 30% al Centro e solo il 15% al Sud.
Questo dato, se si aggiunge a quello del reddito medio pro-capite, che è di 14.000 euro circa al Sud contro i 22.000 al Nord, ci restituisce in pieno la realtà di un meridione d’Italia dove le persone sono, oltre che più povere, anche più abbandonate a se stesse.
Semplicemente, quindi, i nostri giovani e le loro nuove famiglie si trasferiscono altrove perché lì si vive meglio, con più reddito disponibile e con più servizi. Altro che la favola dei terroni sfaticati e parassiti che la Lega e Feltri raccontano da anni.
Hai voglia, quindi, a decantare (ipocritamente?) le virtù di chi sceglie di restare nelle nostre zone, condannandosi spesso alla disoccupazione a vita. Andranno inevitabilmente via tutti, se non cambiano le condizioni nelle quali ci troviamo a vivere, in questa nostra terra amara.
Luciano Arciuolo