La migliore risposta alla catastrofe non consiste nel ristabilire l’ordine precedente, ma nel crearne uno che prima non c’era.
(Boris Cyrulnik)
E così un virus, una piccola, invisibile ipotesi di vita ci ha messo in ginocchio, svelando le nostre debolezze e le fragilità, costringendoci a ripensare tutta la nostra organizzazione sociale e la nostra cultura. La pandemia, infatti, avrà probabilmente conseguenze sulla vita futura di tutti. Ad esempio:
- La Terra, che oramai eravamo abituati a vedere sempre più piccola, vista la possibilità di spostarsi senza limiti e velocemente, è diventata improvvisamente più grande. Spostarsi è diventato più difficile;
- La globalizzazione e la circolazione di persone e merci dovrà avvenire con modalità differenti e con limiti inevitabili;
- Le immagini di questi mesi, con aria, fiumi e mari puliti, hanno tolto la parola a chi, Trump in testa, continua a negare gli effetti deleteri sull’ambiente delle attività umane;
- La scienza ha accertato che lo smog favorisce il propagarsi delle epidemie come il coronavirus;
- Vivere nelle grandi città può essere un pericolo non solo a causa dell’inquinamento, ma dell’idea stessa di metropoli;
- Il concetto di Europa unita andrà rivisto, alla luce delle grandi difficoltà di coordinamento delle politiche comuni evidenziate dalla pandemia;
- Gli Stati saranno tentati di chiudersi sempre più in se stessi;
- Ogni Stato dovrà pensare a raggiungere un minimo di autosufficienza nella produzione di farmaci, mascherine e macchinari ad uso sanitario;
- Il turismo sarà inevitabilmente di prossimità: si preferiranno le località vicine, vista la difficoltà ed il pericolo dei lunghi viaggi;
- Sarà necessario pensare al lavoro da casa come a una modalità ordinaria di fare il proprio dovere; nello stesso tempo la fiducia sconfinata nella tecnologia andrà ridimensionata: abbiamo infatti capito che essa non può sostituire, ad esempio, una lezione in classe o un bacio…
- Bisognerà convincere anche gli irriducibili che la scienza è l’unica strada che ci può aiutare, in certe situazioni;
- Attività normali, come andare al cinema o a teatro, saranno una cosa diversa da quelle alle quali eravamo abituati.
Alla luce di tutto questo, e tenendo conto di quello che abbiamo visto e sentito in questi mesi, come potremo tentare di porre rimedio ai problemi? Proposte:
- La globalizzazione va ripensata. Non è possibile pensare che solo le merci possano muoversi. Devono cominciare a circolare anche i diritti delle persone: quello alla vita, alla salute e alla scuola prima di tutti gli altri. Perché, come abbiamo capito, i diritti e la salute dei cinesi, ad esempio, interessano anche noi. E se il commercio libero diventa un ostacolo per questi diritti, allora bisogna fermare il commercio, non i diritti. Inoltre: lo strumento delle sanzioni va utilizzato non tanto per questioni economiche, ma anzitutto per affermare questi diritti;
- Occorre dare significato e sostanza allo sviluppo eco-compatibile: abbiamo avuto la dimostrazione di quanto le attività umane siano inquinanti, velenose e non estranee al diffondersi di malattie. Dobbiamo cambiare il nostro modo di produrre, di muoverci, di mangiare, di riscaldarci;
- Il ruolo dello Stato in economia deve essere rivalutato: persino la FIAT ha chiesto il suo aiuto. E’ ora di avere più Stato, l’unico capace di garantire lavoro e dignità a tutti;
- Dobbiamo ripensare i luoghi della nostra vita, convincendoci che le grandi città sono i luoghi meno adatti per farlo. Meglio i piccoli centri. Potremo così ripopolare e salvare dall’estinzione i nostri paesi;
- Dobbiamo pensare a dare più soldi alla Scuola e alla Sanità;
- La Sanità deve essere nazionale e pubblica: la salute delle persone non può essere affidata alle improvvisazioni delle Regioni o ai privati;
- Dobbiamo riscoprire e dare nuova sostanza al concetto di Comunità, perché questa crisi ci ha mostrato come siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri, come una mia azione può avere conseguenze sugli altri;
- Occorre dare corpo e sostanza al concetto di solidarietà verso i più bisognosi e di redistribuzione delle risorse, perché la miseria e l’ignoranza sono l’incubatrice dei mali che affliggono l’umanità, come il Covid-19. Lo so: a parole siamo tutti d’accordo, come sempre. Ma quando, ad esempio, qualche mese fa è stato proposto che una persona con un reddito di 80.000 euro l’anno versi allo Stato un contributo di solidarietà di 200 euro (!), si sono levate tante voci di protesta. Questo fatto mi ha ricordato un’intervista di qualche anno fa di Flavio Briatore, nella quale il miliardario si lamentava di non farcela più a pagare le tasse! Altro che solidarietà.
Vivere in un mondo pulito e giusto non è più un lusso, ma una necessità. Per questo abbiamo tanto da fare. Possiamo anche non fare niente, ma perderemmo il diritto di lamentarci, alla prossima crisi sanitaria e/o economica.
Luciano Arciuolo
(da Fuori dalla Rete, <Giugno 2020, anno XIV, n. 3)