A quasi cinque anni dalla morte del professore Gennaro Passaro (1936-2017), studioso infaticabile di storia locale, religiosa, culturale, ricercatore di archeologia, numismatica, di tradizioni popolari, di genealogie, cui furono dedicati meritoriamente ricordi e commemorazioni subito dopo la scomparsa, non solo a Nusco ma anche ad Avellino, sembra essere calato un oblio inspiegabile.
Un oblio inspiegabile – ma spero di sbagliarmi, che sia io poco e male informato -, tenuto conto dell’importanza dello studioso, della rettitudine dell’uomo, dei meriti, che ha maturato nei confronti della nostra terra.
Sarebbe importante, ad esempio, che le Amministrazioni comunali di quei paesi, che più hanno un debito di gratitudine nei confronti dello studioso per la ricostruzione della loro storia, si “coalizzino” in un progetto duraturo, che potrebbe essere la realizzazione di borse di studio per giovani ricercatori, che continuino gli studi del professore, e la valorizzazione della preziosa biblioteca di famiglia, ricca anche di volumi rari, di manoscritti, di documenti e testimonianze fondamentali per scoprire il nostro passato. Sarebbe, altresì, importante intitolare a Gennaro un luogo simbolo della nostra Irpinia, ad esempio nel suo tanto amato paese natale. In tal senso, gli intervenuti al convegno organizzato in occasione della “Notte nazionale del Liceo classico”, nel gennaio del 2018, ovvero Giuseppe Iuliano, Giuseppe Della Vecchia, Giuseppe Recupero e Agostino Maiurano, hanno tutti auspicato l’intitolazione allo studioso della Biblioteca civica di Nusco, cui Gennaro Passaro aveva dedicato anni di indagine e di amorevole cura. Ci potranno essere anche altre proposte di valorizzazione della memoria di Gennaro, tutte ottime, se nel solco di un ricordo di gratitudine, di stima, di affetto, nei confronti di un uomo, che ha fatto tanto per noi. Infatti, senza ricercatori come il professore Passaro, senza i cosiddetti “studiosi locali”, che hanno indagato ciò che gli accademici non potrebbero e vorrebbero mai indagare, saremmo più poveri, più “ignoranti”.
La sua attività è stata preziosa anche per l’impegno in qualità di animatore culturale, quando, a partire da metà degli anni Settanta, fondò insieme ad altri validi studiosi (Francesco Barra, don Nicola Gambino, Romualdo Marandino, don Pasquale Di Fronzo, tra gli altri) l’associazione “Francesco De Sanctis” e la rivista “Civiltà Altirpina”, che per più di venti anni ha rappresentato un punto fermo per gli storici non solo irpini, e che ottenne l’ammirazione di Manlio Rossi-Doria, che volle conoscere e congratularsi con Gennaro, allora direttore del periodico culturale.
Dopo il disastroso terremoto dell’80, questi e altri studiosi si resero conto ancora di più che occorresse fare presto per salvare ciò che la forza della Natura aveva distrutto, per recuperarne la memoria almeno, per salvare documenti, reperti, frammenti, libri, memorie, tradizioni culturali e orali. Così l’azione di molti, e tra questi di Gennaro, divenne sempre più militante: necessitava ritornare sui luoghi, recuperare, novelli Mommsen, iscrizioni, statue, cippi, vestigia. Anche una pietra, apparentemente insignificante ai più, diventava tassello fondamentale per recuperare la storia del passato.
Non bisogna poi trascurare una delle attività, che ha maggiormente appassionato Gennaro, ovvero il suo essere docente dei nostri licei: la sua testimonianza di serietà, di rigore, di amore, è visibile nei racconti dei suoi alunni, che restano sempre i primi e veri “giudici” di ogni professore. Proprio perché convinto del ruolo fondamentale della scuola, occorre anche ribadire che Gennaro fu uno degli artefici principali della nascita del Liceo Classico a Nusco, sul finire degli anni Sessanta, quando il professore si rese conto che occorresse formare la gioventù attraverso gli studi classici per garantire alle nostre terre una diffusa e solida classe dirigente.
Anche in ciò è evidente il suo ruolo per il progresso e l’emancipazione di un lembo non irrilevante dell’Irpinia.
Pertanto, se da un lato occorrerà pubblicare dei libri, che ricostruiscano l’impegno e i meriti intellettuali e culturali di Gennaro, ad esempio con un’accurata e completa scheda biobibliografica dello studioso, dall’altra sarà fondamentale rendere vivo il suo insegnamento attraverso iniziative come quelle elencate all’inizio.
Lo stesso Liceo classico di Nusco potrebbe contribuire al ricordo di un uomo, la cui vicenda terrena non si è conclusa il 10 gennaio 2017, ma va molto oltre il presente, perché ciò che ha creato attraverso la sua cultura parla e parlerà agli uomini e alle donne, che hanno cuore e mente capaci di ascoltare.
Paolo Saggese
(da Fuori dalla Rete, Gennaio 2022, anno XVI, n. 1)