Intervista a Mimmo Gatta, apicoltore per passione

di Giulio Tammaro

Dal racconto della nascita del suo “amore” per l’apicoltura alla descrizione dell’importanza dell’ ape, quale essere in grado di avvertire i cambiamenti climatici ed essere definita la “sentinella dell’ambiente”. La vita delle api è legata al doppio filo con la vita dell’uomo. Oggi vi raccontiamo di Mimmo Gatta e delle sue api. Una passione che coltiva da circa un quarto di secolo prendendosi cura “di un insetto straordinario, eccezionale ed unico per la perfetta organizzazione societaria, che svolge un insostituibile ruolo di rendere possibile la realizzazione di un’infinità di produzioni agricole.” In questa chiacchierata con Mimmo abbiamo scoperto un “mondo” a noi sconosciuto.  L’auspicio è che inizi a crescere la cultura dell’allevamento delle api e del consumo dei prodotti dell’alveare apprezzandone con maggiore consapevolezza le indiscusse proprietà nutritive. 


Quando e per quali motivi ha intrapreso l’attività di apicoltore?

L’anno scorso si può dire che ho festeggiato “le nozze d’argento” con le api, infatti ho iniziato l’attività nel 1993 con uno sciame d’api che mi regalò un caro amico veterinario; mi ha sempre affascinato il mondo delle api, soprattutto dagli ultimi anni del liceo, ma non mi decidevo ad intraprendere l’iniziativa. Quando ho conosciuto durante un corso post-laurea il dott. Luigi Di Monaco, veterinario ed apicoltore, si è presentata l’occasione per mettermi alla prova.

Cosa significa fare l’apicoltore?

Prendersi cura di un insetto straordinario, eccezionale ed unico per la perfetta organizzazione societaria, che svolge un insostituibile ruolo di rendere possibile la realizzazione di un’infinità di produzioni agricole attraverso l’impollinazione; oltre a tutto ciò ci fa dono anche di prodotti che l’ape realizza in proprio: miele, polline, gelatina reale, propoli, cera ed anche il veleno.

Cosa significa invece avere la passione per le api?

Scoprire continuamente nuovi aspetti di questo mondo fantastico ed esserne sempre più rispettosi ed infinitamente grati nei confronti di esseri instancabili e di estrema utilità per l’umanità.

Qual è il lavoro di un apicoltore e che tipo di apicoltura pratichi?

Innanzitutto è quello di seguire da vicino le fasi dello sviluppo vitale della colonia di api cercando di assecondarlo il più possibile con le fioriture di interesse apistico; pratico un’apicoltura di tipo stanziale ed hobbistica.

L’apicoltore deve essere anche un esperto botanico?

Naturalmente, è di estrema importanza conoscere le principali essenze della flora apistica ed anche le diverse fasi dei cicli vegetativi in funzione degli andamenti stagionali.

Quali sono le fasi fondamentali per la produzione del miele?

La principale, ovviamente, è quella della raccolta in campo sulle diverse fioriture del nettare e del polline (bottinatura) da parte delle api bottinatrici, naturalmente realizzando una sintonia tra lo sviluppo della famiglia d’api e le fioriture delle principali essenze botaniche (condizioni meteorologiche permettendo); quindi si procederà a fine fioritura al prelievo, in apiario, del solo miele maturo depositato dalle api nei melari (sovrapposti al nido), lasciando alle stesse tutto ciò che hanno depositato nella parte inferiore dell’arnia (nido); si trasporteranno i melari nel laboratorio (mieleria) per procedere alle diverse fasi della smielatura (disopercolatura, centrifugazione, filtrazione, maturazione, invasettamento).

Qual è la condizione ottimale per avere del buon miele?

Parlerei più di condizioni: perfetto sincronismo tra sviluppo dell’alveare e l’avvicendarsi delle fioriture; andamento climatico e meteorologico favorevole; nelle pratiche di trattamento delle famiglie d’api per il controllo delle principali avversità (varroasi, soprattutto) intervenire con metodi e prodotti biologici rispettosi dell’ambiente e del consumatore; nonché, condizioni igienico-sanitarie ottimali, sia in apiario che nella mieleria.

Quale tipo di miele produce?

Produco sostanzialmente, dato che pratico un’apicoltura stanziale, due tipi di miele millefiori: un primaverile, più chiaro, a metà giugno circa; uno estivo, più scuro, a fine luglio. Talvolta, fioritura del castagno permettendo, si riesce a produrre anche un miele mono flora di castagno, particolarmente scuro e con retrogusto amarognolo.

Qual è la situazione dell’apicoltura nel nostro territorio?

Per questioni di tempo a disposizione, non conosco benissimo la situazione del nostro territorio, ma ho notato, con piacere, ultimamente un accresciuto interesse per l’apicoltura da parte di alcuni giovani irpini.

Ultima domanda: consiglieresti questo lavoro ai giovani e quali sono dal tuo punto di vista le prospettive per il futuro dell’apicoltura?

Certamente; si dovrebbe naturalmente dedicare maggior impegno passando da un’apicoltura di tipo hobbistico stanziale alla pratica del nomadismo. Tutto ciò naturalmente richiederebbe molto più tempo ed energie da dedicare al settore apistico, ma allo stesso tempo si dovrebbe, magari con scelte politiche mirate, far crescere la cultura del consumo dei prodotti dell’alveare, non così diffuso, apprezzandone con maggiore consapevolezza le indiscusse proprietà nutritive

Giulio Tammaro

(da Fuori dalla Rete, Maggio 2019, anno XIII, n. 2)

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