Accettare di fare l’assessore alla cultura, oggi, con tutte le difficoltà di fondi ridotti all’osso e di bilanci da far quadrare, è più un impresa impossibile che un onore. Eppure, la professoressa Maria Varricchio non ha resistito alla tentazione e dopo la vittoria elettorale dello scorso anno ha accettato con entusiasmo l’incarico di occuparsi di: cultura, politiche sociali, promozione dei prodotti tipici locali e istruzione. Quella che segue è una lunga e cordiale chiacchierata dalla quale sono emersi diversi ed interessanti spunti di riflessione. Cogliamo l’occasione per ringraziare l’assessore Varricchio per la disponibilità accordataci augurandole un buon lavoro.
Giulio Tammaro
Prof.ssa Varricchio chi e cosa l’ha convinta un anno fa a candidarsi alle elezioni amministrative? In diverse circostanze lei aveva sempre sostenuto che quel passo l’avrebbe fatto solo e soltanto in un clima di “pacificazione” del paese. È andata proprio così?
La pacificazione, principio ispiratore della lista che ha vinto alle ultime elezioni, era un obiettivo ambizioso che tale, con mio grande rammarico, è rimasto ma che non smetteremo con tenacia di perseguire. Non mi sono mai illusa che questa operazione potesse spegnere la sana e normale dialettica politica né che tutte le animosità si sarebbero placate, ma già dalle prime battute della campagna elettorale mi è stato ben chiaro che non era facile rimanere nei confini di un confronto incentrato sui contenuti e sui problemi del nostro paese.
Ho sempre creduto nella necessità di mediare fra idee e punti di vista diversi -lavoro in una comunità di educatori a contatto con ragazzi in una fase delicata della crescita per cui la condivisione di intenti è imprescindibile-, nel confronto costante, con la convinzione che alla fine bisogna scegliere e che nella scelta, giocoforza, si perde e si conquista qualcosa, sempre.
La spinta ad avvicinarmi alla politica o meglio il tentativo di approcciare i problemi del mio paese in maniera costruttiva invece che rimanere “ alla finestra “, l’ho trovata nella personalità, nell’ intento dichiarato di impegnarsi a tutto tondo per la nostra Bagnoli e per la sua comunità e, perché non dirlo, nella voglia di fare, proprio di una donna giovane quale è Teresa.
Mi sono chiesta da chi volevo essere rappresentata non tanto e non solo politicamente ma anche umanamente. Dovremmo riflettere su questo, sul concetto di rappresentanza, al di là degli schieramenti e delle logiche partitiche, in un contesto storico la cui cifra è il disorientamento politico.
Per rispondere, dunque, alla domanda sul chi e il cosa mi abbiano spinto nella competizione politica, il “Chi” è stata Teresa, il “Cosa” il bisogno di una dimensione diversa, di un impegno nuovo, di una sfida con me stessa, mettendo in debito conto le critiche, gli insuccessi, gli ostacoli, e di converso la certezza che una rinuncia non mi avrebbe dato l’occasione di comprendere la dimensione dei problemi che affliggono Bagnoli ma anche delle opportunità che potremmo cogliere se riuscissimo ad uscire dal nostro ristretto perimetro geografico ma ancor più culturale.
Qual è il perimetro della sua azione amministrativa sul tema della «cultura» ed in che modo ritiene si possa fare qualcosa di veramente importante per “scuotere” questa comunità?
L’uso del verbo scuotere mi sembra appropriato al nostro paese, ma l’azione culturale è un seme i cui frutti difficilmente possono essere colti in un tempo vicino. Non è facile tracciare nettamente il perimetro della cultura, perché essa contiene la visione che la comunità ha di sé e del futuro che intende provare a costruire.
Più che scuotere, allora, bisogna seminare e coltivare partendo dai ragazzi, dalla rinnovata o forse mai abbastanza chiara consapevolezza che il nostro è un paese a cui non manca nulla se non la fiducia nelle proprie risorse. Un amico, all’indomani dell’insediamento, mi disse: “spero ti sia chiaro che potrai fare molto più per il tuo paese come insegnante che come consigliere”, volendo intendere esattamente che insegnare l’amore per la propria terra, oltre che fornire ai ragazzi gli strumenti culturali di base, è essenziale per costruire una cittadinanza attiva e consapevole.
Mi consenta una considerazione: Il paese lo fa la sua gente, non solo l’Amministrazione Comunale, ma noi abbiamo il dovere di tracciare dei percorsi, individuare strategie d’intervento, gettare le basi, creare le condizioni dello sviluppo. Non ci sono azioni taumaturgiche o soluzioni miracolose, ci sono passi da compiere, anche nel senso letterale: muoversi, aprirsi all’esterno, agli apporti di idee, al confronto perché la cultura è prima di tutto scambio. Uno dei motivi per cui questo paese ha smesso di crescere è perché è rimasto fermo (sembra ed è una tautologia ma non trovo termini più adatti) e chiuso in se stesso, mentre tutto intorno a noi cambiava: la comunicazione, il turismo per citare degli esempi.
La verità è che ci siamo tutti un po’ cullati nella convinzione che il nostro sistema economico avrebbe continuato a funzionare per inerzia e, se vogliamo dirla tutta, ci siamo accontentati, secondo la logica del “poco , maledetto e subito”.
Dobbiamo tutti partire dalla consapevolezza della nostra condizione e che la responsabilità di questa condizione è solo ed esclusivamente nostra, come nostra, di tutti, è la responsabilità di modificarla.
Senza un’inversione culturale generale non penso si possa cambiare il nostro futuro, a prescindere dalle amministrazioni, di qualunque appartenenza politica.
Il Sindaco mi ha conferito delle deleghe importanti, strettamente correlate: valorizzazione dei prodotti tipici, patrimonio, cultura.
Credo che l’ultimo termine le comprenda tutte ed è per questo che anticiperò qui alcuni aspetti della domanda successiva.
Già in campagna elettorale evidenziai cosa intendevo con parola cultura: è il patrimonio di esperienze, saperi, tradizioni e arte di cui Bagnoli è impregnato.
Cultura è il quadro di Marco Pino da Siena, il coro ligneo della Chiesa Madre, il canto delle Verginelle insieme alla produzione del formaggio pecorino e alla ricerca del nostro oro nero: il tartufo.
Procediamo con ordine. Abbiamo strutture e beni artistici da valorizzare. Il Castello deve vivere attraverso eventi che lo rendano uno degli attrattori del nostro paese.
Abbiamo cominciato a dare visibilità alla struttura con due mostre aperte nei mesi di novembre e dicembre: una dedicata al ricordo del sisma del 1980, organizzata da un gruppo di artisti di varia provenienza, l’altra incentrata sul centenario della fine della Prima Guerra Mondiale. Quest’ultima, ci tengo a ricordarlo, ha ottenuto dal MIBAC il marchio dell’anno europeo del patrimonio culturale per il 2018.
Approfitto di questa intervista per ringraziare ancora la Pro Loco che ci ha consentito di tener aperta la mostra durante tutte le festività natalizie. È nostra intenzione proseguire su questa strada, quella che vede il castello come struttura aperta al territorio (è imminente la manifestazione organizzata dall’Istituto Nazionale dei Castelli che in provincia di Avellino ha scelto Bagnoli e pochi altri comuni per il “Maggio dei Castelli”) e alle altre iniziative di tipo culturale, dentro e fuori il paese.
Stiamo lavorando contemporaneamente al trasferimento della pinacoteca al castello grazie anche ad un finanziamento regionale, chiesto e ottenuto da questa amministrazione e, nell’ottica di un circuito più vasto, è in fase di definizione la proposta di istituzione di un museo che ospiterà anche importanti pale del 1500, in corso di restauro.
Cultura è anche identità, eredità e trasmissione della nostra storia. Guidati da questo principio abbiamo risposto all’appello della Regione Campania per iscrivere in un apposito registro tutte le tradizioni regionali legate anche ai riti religiosi, elaborando la proposta di candidatura del “Rito dell’Immacolata e del canto delle “verginelle” nell’inventario del patrimonio culturale immateriale della Regione Campania. Ho personalmente istruito il fascicolo grazie al prezioso contributo della parrocchia e del comitato organizzatore della festa dell’Immacolata.
L’obiettivo è duplice: dare rilevanza regionale a questo momento così importante per la nostra comunità e trasmetterlo alle future generazioni come elemento identitario della nostra cultura e della nostra storia.
La scuola. I ragazzi ci chiedono di essere coinvolti, ascoltati, resi protagonisti del territorio. A partire dal prossimo anno scolastico verranno organizzati concorsi per incentivare la creatività e la riscoperta delle nostre bellezze.
Nell’ottica del raccordo fra scuola e mondo del lavoro, questa amministrazione porrà in essere tutte le iniziative finalizzate al potenziamento dell’istruzione superiore. Colgo l’occasione per fare i complimenti ai docenti dell’ITIS di Bagnoli Irpino che hanno fatto e stanno facendo uno splendido lavoro di promozione di questo indirizzo di studi.
Valorizzazione dei prodotti tipici. Tra le iniziative già avviate segnalo l’istituzione della DE.CO( acronimo di denominazione comunale di origine), un registro per i prodotti agroalimentari tipici del territorio comunale. Le fasi successive saranno l’istituzione di una commissione per la definizione dei disciplinari di produzione e il rilascio del marchio ai prodotti che verranno segnalati. Il primo settore individuato è naturalmente quello della produzione casearia.
L’altro asse strategico è ovviamente legato al tartufo. La nostra iscrizione all’Associazione Nazionale Città del Tartufo ci consente di inserirci in una serie di azioni collettive di promozione di questo prodotto e del nostro territorio. Tra ottobre e novembre abbiamo partecipato, in collaborazione con l’Associazione Tartufai dei Monti Picentini, ad eventi di rilevanza nazionale, come FICO EATALY WORLD, il più grande parco al mondo sul tema del cibo e alla mostra mercato di Città di Castello, nella cui prestigiosa cornice abbiamo avuto l’occasione di far conoscere il nostro tartufo e le bellezze di Bagnoli Irpino. Sono azioni positive che necessitano di continuità, di rapporti e relazioni istituzionali sovracomunali per intraprendere percorsi di valorizzazione mirati ed efficaci. È allo studio la partecipazione ad un evento ad hoc a Matera, capitale europea della cultura, per sfruttare al massimo il potenziale promozionale legato alle manifestazioni che si terranno nel corso dell’anno nella città lucana.
A lei è stata assegnata, tra l’altro, anche la delega per l’attività di valorizzazione dei prodotti tipici locali. È da lì, probabilmente, che potrebbe partire la principale azione di rilancio turistico del comprensorio Bagnoli-Laceno. Sente il peso e la responsabilità del compito che le è stato affidato?
Con un po’ di stupore ho appreso la notizia del conferimento di questa delega perché è il settore in cui ho più da imparare, non avendo alcun tipo di esperienza in merito, ma è quello che ho da subito considerato strategico nell’ottica di un’offerta turistica integrata che dovrebbe reggersi su tre assi: gastronomia, natura e cultura. Nell’espletamento delle funzioni legate a questa delega ho già compiuto due viaggi in Umbria, esperienze che mi hanno arricchito e dato nuovi stimoli. Ho capito quanta strada dobbiamo fare ancora affinchè il nostro tartufo possa raggiungere il riconoscimento che merita, ma ho anche potuto riflettere sul diverso approccio alle questioni che manifestano comuni delle aree interne come le nostre, capaci di fare rete, che considerano i prodotti dell’enogastronomia un volano per la loro economia.
Perciò sì, sono pienamente consapevole del “peso” di questa delega, e sulla necessità di “sconfinare”, muoverci, confrontarci, imparare, formarci e fare formazione. Senza queste esperienze non andremo mai oltre il “poco” che abbiamo e che rischia di diventare niente.
Un’ultima considerazione. Quelle che ho descritto sono attività che non producono effetti immediati, quelli che la gente può percepire nel breve periodo, ma necessarie e bisogna che ci crediamo tutti: amministratori, operatori e cittadini.
La manifestazione più importante in questo campo è la Mostra Mercato del Tartufo e dei prodotti tipici, che però è di competenza organizzativa (quasi) esclusiva della Pro Loco Bagnoli-Laceno. Come intendete muovervi per il futuro? Intensificando e migliorando la collaborazione con quell’Ente o preferite avocare all’Amministrazione comunale la gestione diretta dell’evento?
Parto da un dato oggettivo: la Pro Loco ha svolto in questi anni un lavoro egregio per organizzare la mostra mercato con i suoi numeri da record, ma è altrettanto vero che le responsabilità in capo all’amministrazione comunale sono tante e non di poco rilievo: viabilità, ordine pubblico, sicurezza in generale. L’impatto di questo evento è tale da rendere auspicabile una collaborazione fra Comune e Pro Loco nella preparazione della manifestazione, definendo le competenze dell’uno e dell’altra. I termini e le modalità di questa collaborazione andranno certamente concordati ma credo, anzi crediamo perché in questo momento faccio mio l’orientamento dell’amministrazione comunale, si debba andare in tale direzione. Tengo a precisare che il cambiamento auspicato servirà ad aggiungere non a togliere, perché è nell’interesse di tutti che l’evento migliori in termini qualitativi. Chiudo sottolineando che la mostra mercato “Il Nero di Bagnoli” è patrimonio di tutti i bagnolesi e potrebbe ambire ad essere candidata per i bandi cultura destinati agli eventi di rilevanza nazionale proprio in un’ottica di crescita e miglioramento delle nostre eccellenze culinarie e prodotti tipici.
A Bagnoli ci sono tante associazioni, molte delle quali a impronta e caratterizzazione socio-culturale. Qual è il suo rapporto con loro, le ha incontrate, ci sono margini per una fattiva collaborazione?
Conosco tutte le associazioni attive sul territorio, con alcune delle quali ho già collaborato nel corso dei primi mesi dell’attività amministrativa. Tutte le iniziative finalizzate alla crescita culturale del nostro paese troveranno la disponibilità di questa amministrazione.
E il suo personale rapporto con Palazzo Tenta 39? Glielo chiediamo perché, oltre alla dichiarata insofferenza del sindaco (“Palazzo che inventa!!!”), persone non di Bagnoli ci hanno riferito anche di una sua “puntuta” ostilità verso PT39, e la qual cosa ci ha stupito molto. Innanzitutto perché in genere i panni sporchi(?!) si lavano in famiglia e non si esibiscono fuori dalle mura domestiche. E poi anche perché un Assessore alla Cultura, per definizione, non dovrebbe avere pregiudizi, ha il compito istituzionale di tessere relazioni, costruire ponti e non alzare altri muri.
Mi ha stupito e stupisce non poco la formulazione della domanda, soprattutto per l’accostamento nella stessa frase fra “panni sporchi” e associazione culturale: è praticamente un ossimoro.
Non sapevo nemmeno ci fossero i panni sporchi e che si dovessero nascondere. Proprio perché si fa appello al mio ruolo istituzionale di tessitrice di relazioni, voglio fare una considerazione generale sul ruolo che io attribuisco alle associazioni, soprattutto a quelle di matrice socio-culturale: sono o dovrebbero essere un collante per la comunità, soprattutto in realtà interne e povere di stimoli come le nostre anche perché l’amministrazione ha davvero bisogno del contributo di tutti. Definirsi associazione culturale è ambizioso, significa voler bene al proprio paese, creare momenti reali di aggregazione fra i soci e con le altre associazioni, proporre iniziative e sostenere quelle degli altri gruppi associativi. Ricordo nel 2016 la raccolta fondi per le popolazioni del centro Italia, vittime del terremoto: tutte le associazioni lavorarono alacremente insieme per uno scopo benefico. Fu un bel momento, un momento corale, uno dei pochi che Bagnoli ha vissuto negli ultimi anni.
Come si può ben comprendere, ho un’alta considerazione delle associazioni e del loro ruolo nel sociale e per questo sarebbe stato bello realizzare in occasione dell’ultima mostra mercato la “staffetta dei monumenti”, proprio attraverso le associazioni. Purtroppo ciò non è avvenuto se non per limitatissime adesioni, ma si è riusciti ugualmente a garantire a centinaia di turisti la possibilità di ammirare il nostro patrimonio artistico grazie a singoli volontari che hanno risposto al nostro appello. Questo dispiacere è stato oggetto di un commento forse troppo spontaneo da parte mia ma dovuto al rammarico per non aver avuto quella collaborazione che ci si sarebbe aspettati dalle tante associazioni, compresa la vostra, per una finalità importante, qual è quella della valorizzazione dei nostri monumenti. Ipotizzo possa essere questo il riferimento ai “panni sporchi”, citati nella domanda. Altri “indumenti” sospetti non ne vedo né mi risultano.
Dal generale al particolare: il mio rapporto con Palazzo Tenta 39.
Credo che nel vostro archivio ci sia la risposta: non mi sono mai sottratta ad una attività collaborativa con l’associazione; ne fanno fede le diverse iniziative cui ho partecipato, l’ultima in ordine di tempo nella duplice veste di assessore e docente in occasione delle conferenze sul clima. Ribadisco che sarò sempre pronta a supportare con i limiti che il ruolo mi impone i progetti e le iniziative per la crescita di Bagnoli, soprattutto se coinvolgono il mondo della scuola e mi auguro di trovare la stessa disponibilità nel caso fosse l’amministrazione a chiedere questa collaborazione perché i ponti si costruiscono più in fretta quando si è in tanti a lavorare alla loro realizzazione.
Un ultimo passaggio vorrei dedicarlo al sito di Pt 39, il più grande successo dell’associazione, al punto da avere una vita propria. Negli ultimi dieci anni è diventato una vetrina di Bagnoli fuori dai confini provinciali e regionali. Vi si connettono persone interessate alla nostra storia, emigranti alla ricerca di tracce di un passato che vorrebbero riscoprire,” internauti” curiosi.
Il sito vive grazie ai contributi di tanti “scrittori”, dà voce alla nostra realtà, ai nostri problemi ma è innegabile che in diverse occasioni ha fatto da megafono a querelle infinite, “botta e risposta”, guerre a distanza che lungi dal favorire una vivace ma sana dialettica, hanno alimentato polemiche in cui ciascuno, con ogni probabilità, è rimasto sulle proprie posizioni.
Ovviamente il sito non è responsabile di ciò che i frequentatori pubblicano nella più assoluta libertà, ma nel momento in cui, in piena campagna elettorale dalle sue colonne si esprimono giudizi (assolutamente legittimi sotto il profilo della sacrosanta libertà di espressione) politici, proprio da parte di chi il sito lo gestisce, un problema, a mio avviso, c’è.
A quel punto l’imparzialità comincia a venir meno e il confronto di cui tutti parlano, ma che pochi cercano, diventa innegabilmente più complicato. Resto sempre dell’idea che lo spazio fisico reale sia il miglior luogo per dialogare, anche esprimere critiche, perché lì si costruiscono le relazioni, le proposte e forse(sottolineo forse) le soluzioni ai problemi.
Per concludere, ritiene ancora possibile ricostruire a Bagnoli un clima di maggiore serenità, di fattiva collaborazione e leale confronto con e tra le forze politiche, associazioni e società civile? È immaginabile ricostruire in tempi rapidi il tessuto sociale e culturale di questa comunità, lacerato da lunghi anni di inutili e dannose guerre intestine?
La sera della vittoria elettorale, il tempo dell’esultanza per me è durato poco non solo perchè, pur senza alcuna esperienza politica e amministrativa, mi ero resa conto che ci attendevano enormi responsabilità ma perché il margine con cui avevamo vinto era risicatissimo. Se è vero che in democrazia si vince anche solo per un voto, amministrare un paese profondamente diviso è molto più difficile. La mia risposta alla domanda è dunque sì, è assolutamente necessario, ma sui tempi non sono in grado di fare nessuna previsione. Molto dipenderà dalla volontà di tutte le componenti della nostra società di superare il proprio “recinto”.
Voglio dirlo con le parole di Domenico Marano, il giovanissimo vincitore della prima edizione del premio letterario intitolato a Tommaso Aulisa, che sogna nel suo tema una Bagnoli diversa: “Tutte le persone del nostro paese hanno preso coscienza che le cose non potevano continuare così, hanno capito che bisognava mettersi tutti insieme e lavorare ad un obiettivo comune: far ritornare a splendere il nostro paese, senza pensare all’appartenenza ai colori o ai partiti politici.”
Aveva proprio ragione l’autore del “Piccolo Principe” Antoine de Saint-Exupèri,” quando affermava: “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.”
(da Fuori dalla Rete, Maggio 2019, anno XIII, n. 2)