John Densmore: la strenua difesa dell’eredità spirituale di Jim Morrison

di Nello Patrone '81 (Rubrica Cinemacelleria)

 

John Densmore (The Doors. Lo spirito di un’epoca e l’eredità di Jim Morrison, Arcana, Roma 2013, pp.335, €19,5)

“Fanculo!” grida Jim Morrison. Il libro si apre immediatamente con lui, in preda all’ira a inveire contro i suoi compagni di gruppo, colpevoli di averlo pugnalato alle spalle ed essersi fatti sedurre dal demonio denaro. In assenza di Jim, gli altri membri della band hanno firmato un lucrativo contratto pubblicitario con la Buick, uno dei marchi più prestigiosi della General Motors. Jim ne ha per tutti, specialmente per Ray, organista della band, accusato di essere più interessato al denaro che alla musica. Jim si rifiuta di rispettare il contratto e minaccia apertamente di demolire una Buick sul palco.  I Doors decidono di chiamare i propri legali e riescono a transigere, evitando così di dover eseguire il controverso contratto. L’episodio ha un forte impatto sui Doors, i quali stabiliscono l’unanimità come regola per la gestione degli aspetti finanziari del gruppo e prevedono la divisione equa di tutti i proventi, seguendo una via ben diversa da quella delle altre bands che dividono i guadagni a seconda dell’effettivo contributo alla composizione di musica e liriche e che votano seguendo il criterio della maggioranza.

Per John Densmore quell’episodio rappresenta una sveglia ma anche un paradigma ideale sul quale modellare tutte le scelte artistiche della band, ponendosi a difesa dell’integrità artistica della musica del complesso che non può essere venduta per progetti di basso livello artistico. Dopo la morte di Jim Morrison, John Densmore sente di dover proseguire in questa linea di linea di condotta e di farsi argine di fronte alla crescente tentazione di svendere la musica per ottenere guadagni stratosferici. All’inizio del nuovo secolo, le sue convinzioni si trovano a essere messe in discussione proprio da parte dei membri superstiti della band, vogliosi di sfruttare il marchio Doors per un nuovo tour e tentati da grandi offerte pubblicitarie.  La guerra fratricida diviene inevitabile.

John Densmore, mette da parte le bacchette e si dà alla scrittura di un libro per la seconda volta, dopo il successo di Riders of the Storm, focalizzato sugli anni d’oro dei Doors e sul suo rapporto con Jim Morrison. In questa seconda fatica letteraria non ci parla dei momenti gloriosi della band ma ci racconta di un’aspra battaglia in cui principi ideali nobilissimi collidono con l’ideale magno della massimizzazione dei profitti a tutti i costi. L’organista Ray Manzarek e il chitarrista Robbie Krieger decidono di riportare “sulla strada” la musica dei Doors. John non partecipa ma chiarisce immediatamente che il nome della band dovrà esplicitare senza mezzi termini che non si tratti della band originale.  Il management della nuova band inizia a promuovere nuovi concerti sotto il nome di Doors suscitando l’immediata reazione di Densmore che richiede una piccola variazione nella denominazione così da chiarire la soluzione di continuità tra il gruppo del passato e quello del presente.  La nuova band viene così chiamata “The Doors of the 21st Century” ma il compromesso viene vanificato dalla grafica pubblicitaria che minimizza l’impatto visivo della dicitura “of the 21st Century” e presenta in bella vista una foto della band scartata dalla copertina del secondo album della band… John Densmore si attiva nuovamente e, dopo una serie di risposte negative da parte di Robbie Krieger, decide di adire alle vie legali per evitare l’uso ingannevole del marchio Doors.  In risposta gli altri due Doors superstiti controquerelano Densmore per 40 milioni adducendo le perdite subite a causa dei continui rifiuti di John all’utilizzo della musica dei Doors per fini pubblicitari.  Tra le tante offerte spiccano quella di 1,5 milioni di dollari da parte della Apple e ben 15 da parte della Cadillac. Densmore è scioccato dalla reazione aggressiva dei suoi “fratelli”, le grandi cifre messe in gioco e la prospettiva di una lunga e logorante battaglia legale. Lui stesso vacilla più volte chiedendosi se l’integrità artistica della musica e il rispetto dell’eredità spirituale di Jim Morrison siano ragioni sufficienti per giustificare mancati guadagni e un’aspra battaglia legale.  John trascorre notti insonni ma non si perde d’animo e incassa la solidarietà di grandi artisti come Tom Waits e Neil Young. Il supporto maggiore l’ottiene proprio dalla famiglia Morrison che si associa a lui nella battaglia legale: l’ammiraglio Morrison, padre di Jim e figura antitetica rispetto a quella del figlio, seppur anziano, decide di presenziare al processo.

John Densmore racconta le vicende con semplicità ed efficacia dando voce alle ansie e ai vari stati d’animo che si alternano nel corso della storia. Il lettore non può far meno di sentire una certa ammirazione per la coerenza dell’autore che induce a guardarlo con grande rispetto ogniqualvolta lo veda in azione in qualche vecchio video dei Doors. La posizione di Densmore si pone in equilibrata medietà tra vuoto idealismo ed eccessi materialistici. Nella questione dei mancati introiti pubblicitari, prima d’impuntarsi sul no, si perita di verificare che nessuno dei suoi vecchi compagni si trovi in improvvise difficoltà economiche. Appurato il buono stato patrimoniale di Manzarek e Krieger, Densmore conclude che all’avidità debba prevalere l’aspetto etico. La svalutazione del patrimonio artistico della band non può essere giustificata se si tratta di arricchire, anche di parecchio, persone già ricche. Se uno dei due si fosse trovato in condizioni d’indigenza, Densmore avrebbe offerto il proprio supporto economico o addirittura accettato la moneta sonante delle campagne pubblicitarie. La difesa del valore artistico della loro produzione musicale è un lusso che non tutti possono concedersi, ma è un lusso che, fortuna loro, possono e devono permettersi. La soluzione di Densmore è di buon senso ma il fatto che il rifiuto di una grande quantità di denaro provenga da una persona ricca non minimizza la statura morale della sua battaglia.

Viviamo in una società dove l’accumulo illimitato rappresenta la norma e il rifiuto di un’occasione ulteriore di arricchimento viene sempre interpretato in chiave negativa.  Sono proprio i più ricchi a non porre freno ai propri guadagni e per perseguire i loro obiettivi non pongono limiti. Pur di aggiungere a patrimoni vastissimi si calpestano vite umane, diritti e risorse ambientali. In un mondo avido e irrefrenabile, le pur piccole gesta di John Densmore danno il lepido effetto di una brezza estiva e possono far guardare il mondo con un pizzico di benevolenza e fiducia in più.

Il libro troverà sicuramente l’interesse dei fan del gruppo ma potrebbe deludere i tipici lettori di biografie rock, solitamente assetati di aneddoti e leggende. Per tanti potrà essere una storia piacevole da cui si ricava una morale positiva sul rapporto tra arte e profitto mentre i fans accresceranno la stima nei confronti dell’umile percussionista e forse troveranno ragioni per criticare le scelte operate negli ultimi anni dai Queen. A buon intenditore…

Nello Patrone ‘81

(da Fuori dalla Rete, Maggio 2018, anno XII, n. 3)

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