Esperienza nel mondo della ristorazione, conoscenza della materia prima e abilità culinaria, sono i tre elementi chiave che hanno portato lo chef Diego Guglielminetti a conquistare palcoscenici internazionali come la Biennale di Venezia e il Festival di Sanremo. In un’epoca in cui la gastronomia e la cultura culinaria si intrecciano con l’arte e lo spettacolo, Diego attraverso i suoi piatti è riuscito a costruire un pezzetto della storia del nostro paese e non solo, facendo degustare i nostri prodotti tipici alle star della musica italiana. Nell’intervista che segue abbiamo chiesto a Diego come nasce e cosa porta con se dell’esperienza Sanremese e i progetti in cantiere per il futuro.
Che aria si respira al festival di Sanremo? Un bilancio di questa esperienza?
Un aria magica, per me viverla dal vivo, e stato come essere in un film. Realizzare di essere lì, in quei luoghi, con quelle persone, che fino al giorno prima erano immagini viste dalla TV e una sensazione irreale, ma fantastica. Per me è stata molto formativa, ho conosciuto professionisti del mondo pizza, diventati amici, food blogger, colleghi chef, dove ci sono stati scambi di idee, confronti; è in queste occasioni, che acquisisci sicurezza in te stesso, è l’autostima aumenta.
Com’è nata l’opportunità di Sanremo?
L’opportunità di Sanremo è arrivata subito dopo la buona prestazione della biennale di Venezia e la vittoria del campionato. Sono stato scelto insieme ad altri tre chef, come il maestro Francesco Pucci, la campionessa italiana lady chef Loredana Errichiello e il veneto executive chef Michele Foltran. Dopo quella di Venezia è stata per me la prima esperienza Sanremese, dove sono riuscito a portare con me come sponsor un fiore all’occhiello delle aziende irpine come Antica Maccheronia, dove in una delle cene di gala abbiamo servito un piatto che oltre a rappresentare me stesso, ha la forza di rappresentare l’intera Campania; il piatto in questione è il Ricciolo Napoletano dell’antica Maccheroneria, composto da pomodorino del piennolo, pesto di basilico e un croccante di tarallo sugna e pepe. Il piatto è stato molto apprezzato. Un Grazie speciale lo devo al mio “Fratellone” Gennaro Galeotafiore patron della Sapori di Napoli, che mi guida e spiana il cammino.
Qual’ è l’artista con cui ha avuto maggior feeling?
Geolier, un ragazzo d’oro, si è alzato dal tavolo, ha lasciato la sua cena e contro la volontà del suo manager e della sicurezza, ha concesso ai fans foto e video. È anche un buongustaio ed una buona forchetta, ma devo ammettere che giocavo in casa.
Fra i big della musica chi l’ha colpita invece in modo negativo?
Guarda non è facile rispondere a questa domanda, posso dirti solo che negativamente sono rimasto deluso dalla reazione di Emma Marrone alla vista delle persone che l’aspettavano all’ingresso della Vip Lounge.
C’è un rapporto tra musica e cucina?
Credo di sì, a me la musica accompagna l’80% della mia giornata, ancor di più quando sono in cucina. Nelle giornate soft il genere musicale varia dal neo-melodico al popolare, mentre nelle giornate da “battaglia”, Vasco tutta la vita.
Cosa porti con te dell’esperienza sanremese?
Dell’esperienza di Sanremo porto con me, innanzitutto la crescita professionale acquisita stando a stretto contatto con professionisti di spessore, poi le nuove amicizie create, a la possibilità grazie ad esse, di avere in ogni parte dello stivale una porta aperta.
Ci sono altri progetti in cantiere per il prossimo futuro?
Il prossimo 11 e 12 marzo sarò a Lecce per il premio 5 stelle oro della cucina, dell’associazione italiana cuochi, dove rivesto la carica di responsabile regionale Campania. Poi il 23e il 24 aprile sarò al campionato mondiale dell’aperitivo, dove sono uno dei principali organizzatori. E ancora a settembre comincerà la preparazione per i prossimi campionati italiani, con il team Campania. Sperando di riconfermare l’oro, conquistato a dicembre 2023 a Firenze.
Giulio Tammaro
(da Fuori dalla Rete Marzo 2024, anno XVIII, n. 1)