Il 14 agosto, non senza qualche difficoltà (in macchina ci si può perdere anche a Bagnoli ) e in ritardo sulle stelle cadenti di qualche giorno, sono riuscito a trovare la Chiesetta di San Lorenzo a Bagnoli Irpino. A volte è sorprendente come lo studio della storia passata – se non si resta prigionieri della nostalgia – rimanda ai problemi che viviamo nel presente. Negli ultimi anni si è molto parlato del progetto pilota restato però – ad essere indulgenti – al palo. Un pensiero politico di cui era molto convinto il sindaco Ciriaco De Mita.
L’idea di fondo di Fabrizio Barca, primo estensore, era molto semplice: mettere insieme 25 paesi (forse troppi?) per condividere su mobilità sanità e scuola un “progetto comune”. Come al solito, da una questione politica lo svolazzo è nella mia mente: riflettevo, cioè, sul fatto che mille anni fa c’era chi si muoveva, dal punto di vista religioso, in un’ottica lungimirante.
Stando a quanto riportato nel testo più antico che abbiamo su Sant’Amato, fondatore della Chiesa di Nusco dedicata al protomartire Santo Stefano, da Vescovo la sua opera di evangelizzazione cristiana interessò soprattutto l’Alta Valle del Calore in modo così efficace che la Diocesi che si formò è durata mille anni. Insomma mettere insieme Bagnoli, Montella, Cassano e Nusco con un insediamento capillare sull’intera Valle era la precondizione per durare nel tempo.
Da un’idea politica in ambito religioso derivarono fatti secolari: si trattava di costruire chiese per la popolazione residente. Un po’ come oggi costruire scuole ospedali e strade. In cosa consistette allora il “progetto pilota” del Santo di Nusco? Dopo la costruzione della Chiesa di Nusco, seguì la costruzione di una “basilica” ai piedi del paese dedicata a San Leone usata come eremo, il recupero di un monastero dedicato alla Madonna abbandonato e ridotto in rovine in contrada Fontigliano fra Nusco e Bagnoli. E proprio a Bagnoli fece costruire due “chiese”, una detta di Santa Maria Nova (probabilmente sul Lago Laceno) e l’altra dedicata a San Lorenzo. Infine, edificò un’altra “basilica”, detta Santa Maria La longa, a Cassano lungo il fiume Calore.
L’uso del termine “chiesa e “basilica” ha un significato tutto da raccontare. Con il primo termine si indicava una costruzione ex novo mentre con il secondo la costruzione su qualcosa di preesistente. Si recuperava il passato per costruire il futuro. Non è facile fare la storia di queste quattro chiese sparse sul territorio che diventeranno diocesi. La fondazione di Chiese dedicate alla Madonna era antichissimo, ma la scelta di due martiri era un’intuizione lungimirante per rafforzare l’autorità ancora traballante della nuova figura del Vescovo e ricongiungersi idealmente ad un Martire aveva un valore simbolico molto sentito.
Per Bagnoli la scelta cadde su San Lorenzo, martire ideale, che aiutava i poveri e messo sulla graticola. Stando a quanto scrive Alfonso Sanduzzi, attorno alla chiesa di San Lorenzo si formò subito un casale così come avvenne in altre contrade: San Sebastiano, Santo Ianni, San Polito e Santo Iuorio che nel XIII secolo si fusero prendendo il nome di Balneoli e diventando in seguito in in altro sito il paese Bagnoli.
L’ubicazione della Chiesa di San Lorenzo era strategica: guardava verso Salerno. La storia di questa chiesetta, oggi ridotta ad un rudere che si sta recuperando, è singolare. Se si resta qualche minuto in silenzio, può capitare di riascoltare il “Pange Lingua Gloriosi”, non senza un velo di commozione al “Tantum ergo”, in anni lontani la voce del mare che mi porto dentro.
Giovanni Marino