Luglio 2011: Anders Behring Breivik e un trentaduenne norvegese che conduce, a Oslo, una vita piuttosto isolata. E’ un militante di estrema destra e qualche anno prima si e sottoposto ad un intervento di chirurgia plastica perché temeva di avere un “naso arabo”… Odia la madre femminista e il Partito Laburista Norvegese.
Il 22 luglio del 2011 parcheggia un furgone pieno di tritolo sotto la Presidenza del Consiglio norvegese e lo fa esplodere (8 morti). Subito dopo si reca a Utoya, un’isola del lago Tyrifjorden, nei pressi della capitale e, mentre le forze dell’ordine sono impegnate sul luogo dell’esplosione del furgone, con un fucile a ripetizione e una pistola, entra nell’area dove i giovani laburisti norvegesi seguono un seminario formativo. Spara come un pazzo, facendo 69 morti, tutti adolescenti. Poco prima di mettere in atto i due attentati, Breivik ha affidato ad Internet il suo testamento politico, nel quale afferma che l’Unione Europea e priva di democrazia, come l’Unione Sovietica, ed e pesantemente condizionata dai paesi islamici. Che ammira il boia serbo Radovan Karadzic, perche ha fermato i musulmani sui Balcani. Che non può concepire come l’allora Presidente degli Stati Uniti (Obama) abbia nel proprio nome la parola araba “Hussein”. Che detesta i marxisti-culturalisti che vogliono costruire ponti tra i popoli. Che il suo obiettivo e la presa del potere, con l’obiettivo di fermare il genocidio culturale contro gli europei e sostituzione etnica con musulmani ed africani.
Nel suo programma e previsto il rimpatrio dei migranti. Quanti tra questi lasceranno spontaneamente l’Europa avranno in dono un chilogrammo di oro; quelli che non accetteranno saranno rimpatriati con la forza o eliminati. Dice ancora che il 60% delle forze dell’ordine europee condivide la sua causa; che Putin e un capo amico, perche conservatore e patriota; che i partiti su cui conta sono il Fronte Nazionale di Marine Le Pen; il Partito del Popolo Olandese; il Partito Liberale Austriaco; la Lega e Forza Nuova in Italia. L’obiettivo finale della sua rivoluzione e la distruzione dell’Unione Europea, il protezionismo, la creazione di “aree” dove gli immigrati africani e di altre nazioni potranno lavorare, ma solo per 12 mesi e per 12 ore al giorno. Queste aree sarebbero state realizzate in Turchia e Albania. Con parole simili gli autori hanno giustificato, nel mondo, altre decine di stragi, da Christchurch, in Nuova Zelanda (50 morti) a Buffalo, negli USA (8 morti).
Ho richiamato queste vere e proprie farneticazioni per far riflettere su un dato: oggi esse sono entrate a pieno titolo nel normale dibattito politico, in tutto il mondo. In Italia, ad esempio, non sono pochi, tra molti politici anche di primo piano, che non le considerano inconcepibili e, probabilmente, definirebbero Breivik un “patriota”.
Le parole sulla sostituzione etica del ministro-cognato Lollobrigida, qualche mese fa, hanno colpito proprio per questo. Certo, lui si e giustificato ammettendo di essere ignorante (non sarebbe stato più dignitoso dimettersi?), ma quelle parole restano incredibili, soprattutto se si considera che su menti malate, come quella di Breivik, esse
possono avere un effetto dirompente.
Ma io voglio trovare anche in quello spiacevole episodio un aspetto positivo: dopo quelle dichiarazioni, il cognatoministro sembra avere abbassato la cresta.
Luciano Arciuolo
(da Fuori dalla Rete Agosto 2023, anno XVII, n. 2)