Quando, come ora, stai affondando in una tragedia dalle dimensioni enormi, un modo per tentare di non pensarci è dare un colpo di reni, superare l’oppressione del presente cercando qualcosa di positivo in quello che succede e tentando di elaborare un progetto per il futuro; per quando, cioè, tutto questo sarà finito. E’ quello che ho provato a fare scrivendo queste righe.
E’ vero che il tetto della casa si ripara quando c’è il sole, ma quando piove si può impiegare il tempo a progettarne la riparazione …
Parto da una considerazione: il coronavirus ha cambiato le nostre vite, probabilmente in maniera irreversibile. Pensiamo ad esempio al piacere riscoperto di fare la spesa nel negozietto sotto casa e di scambiare due chiacchiere, sia pure a distanza, con il negoziante. Oppure alle immagini dei satelliti che ci mostrano un cielo più pulito, cosa che, peraltro, ci fa rendere conto che stiamo distruggendo la Terra.
Allora proviamo a pensare a qualcosa di positivo. Ad esempio, questa crisi sicuramente ha danneggiato gli studenti e le famiglie, ma ha fatto bene alla istituzione Scuola. Perché le ha riassegnato il ruolo centrale che sembrava aver perso. Ha ridato dignità a tanti docenti, restituendo loro l’orgoglio per la propria professione. Se pensiamo che, fino a qualche mese fa, gli insegnanti sono stati oggetto di vere e proprie aggressioni, non solo verbali, ci rendiamo conto dell’importanza di questa cosa. Il Coronavirus ha mostrato insomma quanto sia importante la Scuola, nonostante tutti i suoi problemi. E’ vero che la Didattica a Distanza, soprattutto per gli alunni più piccoli, prevede quasi necessariamente l’assistenza o comunque la presenza dei genitori, ma è altrettanto vero che dal nuovo, necessario modo di fare lezione escono bene tutti, allievi e docenti, pronti ad inventarsi e ad usare nuove forme di comunicazione, di formazione, di apprendimento. Non solo: il tentativo quasi sempre riuscito di non lasciare indietro nessuno è un passo avanti gigantesco, sul piano dell’inclusione e dell’abbattimento di barriere culturali spesso giudicate insormontabili. E se qualche alunno si è sottratto a questa nuova forma di didattica è stato spesso per scelta dei genitori …
Ma la crisi attuale ha anche altri meriti (se è possibile parlare di meriti nell’incubo che stiamo vivendo): quello di aver fatto capire a tutti l’importanza, l’insostituibilità dei contatti umani. Contatti fisici, intendo. Ci mancano gli abbracci, le strette di mano, i baci. E non è poco, in un mondo nel quale tutto (veramente tutto…) rischia di diventare virtuale.
Altra notizia positiva: il virus ha ridimensionato anche l’azione dei malviventi, visto che in Italia i reati sono diminuiti, nell’ultimo mese, del 75%.
Non solo: abbiamo riscoperto il valore della solidarietà come antitesi all’odio e al razzismo; così i cinesi che due mesi fa erano i nostri nemici, oggi sono guardati con simpatia. Certo, c’è voluta qualche milionata di mascherine e una quantità notevole di macchine per la respirazione artificiale, ma un passo avanti è innegabile …
Infine: il Coronavirus ha ribaltato completamente alcuni luoghi comuni che sembravano verità assolute:
- Il Sud Italia si è scoperto più disciplinato del Nord. Alcune regioni del Nord, dopo essere state governate da corrotti definitivamente condannati (Formigoni e Galan), oggi sembrano avere comunque un problema di leadership. Viene spontaneo pensare a quante ce ne avrebbero dette i vari Salvini, Zaia, Fontana, se il virus fosse partito da qui;
- L’Italia ha donato 500.000 tamponi per il test antivirus agli Stati Uniti. Sì, è proprio vero …
- Da Cuba sono arrivati in Italia decine di medici specialisti. Chi avrebbe mai potuto immaginarlo?
- L’Africa sembra, almeno per il momento, meno contagiata. Così l’Europa, per gli africani, non è la salvezza, ma il pericolo;
- I luoghi della massima infezione sono quelli con l’aria più inquinata, cioè quelli più industrializzati. Dovremmo ragionare anche di questo.
E’ il caso di riflettere su tante cose, dunque. Del resto il tempo per farlo ce l’abbiamo. Anche perché resteremo tutti a casa, fin quando sarà necessario. Vero?
Luciano Arciuolo