Le sorprese pasquali, col clima freddino sono difficili da immaginare, da credere, così come per il mito di babbo natale e della befana. Quando i tempi sono maturi ed ingolfati per i problemi del nuovo millennio, allora i sogni devono essere rimessi in moto con un po’ di buona volontà.
Pubblicizzare l’altopiano per le sue centinaia di attrazioni non deve essere, specialmente da parte delle istituzioni, un rimando occasionale, da calendario, ma oramai così come farebbe una azienda che va affermandosi nel mercato, un’eco insistente.
Uscire dal letargo provinciale, tradizionale, poiché la concorrenza affila i denti sempre come può anche vantando primati che non gli appartengono, è un “must” per non assopirsi giusto al risveglio primaverile.
Ancora non è rinomato, forse per propria e storica segregata natura, l’aspetto mistico e magico dei boschi, delle cascate, degli anfratti e dei numerosissimi sentieri dell’alta montagna irpina e delle vette picentine. Arcobaleni, piante miracolose, oasi forestali, colonne sonore naturali in un surrounding che i turisti vanno inutilmente scovando in Africa e in India, in Sudamerica o lontano da qui. Generazioni di bimbi metropolitani possono trovare qui gli elfi, le fatine, i mostriciattoli e le fantasie che la Disney o la Pixar hanno potuto solamente suggerire sulla scia dei miti di Robin Hood e Peter Pan. Così come per chi ama o sogna di concedersi momenti di yoga ricreativo oltre ovviamente agli sport con le dovute attrezzature.
Queste sorprese sono lì da secoli in un uovo che si spera non si dischiuda mai del tutto.
Antonio Cortese