“..Per molti di noi è diventato più comodo ritirarci nelle nostre bolle… circondati da persone esattamente come noi con le nostre stesse idee politiche, e non metterci mai in discussione. … E ci sentiamo così sicuri dentro le nostre bolle che accettiamo solo informazioni compatibili con le nostre opinioni, vere o false, invece che basare le nostre opinioni sui fatti, sulle prove che ci sono là fuori….”.
È questo uno dei passaggi più belli e significativi, di grande profondità, dell’ultimo discorso politico tenuto dall’ex Presidente Barack Obama a Chicago l’11 gennaio 2017. E ci spiega, probabilmente, meglio di ogni altro ragionamento che potremmo essere tentati di fare su cosa stia accadendo al genere umano. Una pericolosa metamorfosi dei comportamenti, una trasfigurazione del pensiero, una regressione delle relazioni che, se non arginato in tempo, ci condurrà dritto nel baratro.
Chi a Bagnoli da anni si muove (e pensa) borderline, al confine tra realtà e finzione, tra mondo reale e fantastico, vittima soltanto del proprio ego e narcisismo (e dei propri subdoli interessi), è portato a considerare vero e attendibile solo quel pensiero che si è annidato pericolosamente nella propria mente, frutto esclusivo della propria perversa immaginazione.
In questa situazione si rimane perennemente sospesi nella “bolla”, nel mondo delle fantasticherie. Ci si rifugia, per debolezza e limiti caratteriali, in una propria surrettizia area di comfort, dove con il tempo si impara a costruire castelli di carta, a lavorare alacremente a inventare storie, a raccontare aneddoti che però non trovano alcun riscontro nella realtà dei fatti.
E quando i comportamenti diventano incoerenti, chiaramente ed inconfutabilmente contraddittori, quando qualcuno prova a farli rinsavire, a riportarli nel mondo del reale, si agitano in modo scomposto e irrazionale, diventano livorosi e vendicativi. Ed è solo a quel punto, con il vento in poppa di un corroborante trionfo(?) conseguito sul campo di battaglia, che fanno partire la macchina del fango, la canea, attingendo a quell’archivio di storie, di leggende, che esistono solo nella propria povera mente. Citare la storiella della “volpe e dell’uva” e ipotizzare la (presunta) pazzia di chi ha osato offuscarne l’effimera immagine pubblica, sono state le uniche puerili argomentazioni portate sul tavolo (finora nascosto) del civile confronto.
L’associazione PT39, di cui mi onoro di appartenere, rivendica, oggi più che mai, la libertà di pensiero dei suoi iscritti, la piena autonomia d’azione delle persone che la compongono, l’attenzione ed il rispetto da sempre riservato e garantito a tutti coloro che l’hanno onorata di condividerne pensieri e idee.
Non è stato facile, non era assolutamente scontato, eppure ci siamo riusciti, nonostante ci sia stato qualcuno, dall’interno (immerso nella sua “bolla”), che per oltre 10 anni ha provato ripetutamente di condizionarne l’operato, a determinarne faziosamente le scelte, nel silenzio rimbombante, inquietante e malinconico, dobbiamo purtroppo dircelo, anche di qualche (presunto) amico.
È anche questa, in fondo, la miseria umana di cui tanto si parla.
Mimmo Nigro