La “voce” dei ragazzi ai tempi del coronavirus.
Nella distanza forzata cui siamo stati tutti costretti è importante mantenere un contatto emotivo con i nostri ragazzi. I loro pensieri sono uno straordinario strumento di libertà in questo momento di clausura (giustamente) imposta: ci avvicinano e ci rendono consapevoli che siamo davvero tutti sulla stessa barca. Buona lettura
Maria Varricchio
IO RESTO A CASA
E’ dal cinque Marzo che siamo reclusi in casa e la cosa comincia un po’ a pesare. Il motivo per cui siamo reclusi in casa è ovvio, il Coronavirus, e con queste belle giornate viene anche la voglia di uscire.
Io personalmente sto bene anche a casa ma solo ora mi rendo conto della differenza tra scegliere di restare a casa e restare a casa per forza.
Sinceramente a me, come credo a tutti, manca la solita routine quotidiana dove si aspetta il fine settimana per riposarsi, mentre ora è sempre una sorta di fine settimana che però è molto più lungo.
Con l’uscita di queste piattaforme scolastiche questo “fine settimana” è diventato, nel mio caso, particolarmente disordinato, con compiti che arrivano a tutte le ore. Però grazie alla tecnologia possiamo tenerci in contatto e con queste piattaforme che non mi stanno tanto a cuore possiamo proseguire il nostro programma scolastico.
Le cose che mi mancano maggiormente però sono i rapporti sociali, quindi lo scherzare con gli amici, il confidarsi ma anche lo stesso litigare. Mai come in questi giorni non riesco a concentrarmi su un qualcosa e a mettere nero su bianco i miei pensieri.
Spero che questa situazione finisca al più presto così da ritornare alla vita di sempre ma con un leggero cambiamento, cioè continuare ad apprezzare le cose più banali che prima ritenevamo noiose come fare la spesa o portare fuori il cane ma che invece in questo periodo tutti, pur di uscire di casa, si apprestano a fare.
Francesco Pelosi