Come ogni anno, nel nostro paese, dal mese di maggio in poi, gli allevatori di ovini e bovini fanno il loro rientro a casa. Una tradizione secolare, la nostra, che ci appartiene geneticamente e culturalmente che abbiamo il diritto e il dovere di salvaguardare e tramandare ai posteri. Nella mia infanzia, era uno dei momenti più emozionanti, stare a guardare con meraviglia il passaggio delle pecore e poi delle mucche che salivano a Laceno; il suono dei campanacci mi faceva sobbalzare il cuore, erano giorni di gioia, le greggi e le mandrie tornavano ai verdi pascoli e tra le fresche faggete.
Un quadro naturale di grande bellezza quello che si presenta a Laceno quando ovini e bovini pascolano liberi nel verde della montagna, un lavoro nobile quello degli allevatori e delle loro famiglie che con devozione e impegno portano avanti da generazioni.
Un rituale, quello della transumanza, una digressione al passato che sa di antico ma che ancor oggi, in pieno boom tecnologico, vive più che mai. Qui, da noi, il tempo si ferma, con un sapore che rimanda lontano: suoni, colori e odori riempiono il nostro amato Laceno, la natura si sveglia e con essa chi la popola, ammiriamo all’esplosione della vita che ogni anno si ripete, inesorabilmente e divinamente.
Qualche giorno fa, di mattina presto, ho sentito un suono a me tanto familiare, i campanacci ….su per la via delle primule che conduce all’Altopiano…. E come quando ero bambina mi si è riempito il cuore di gioia. Bentornati a casa!!!
Rolisa Corso
(da Fuori dalla Rete, Giugno 2022, anno XVI, n. 3)