La tradizione della cava del tartufo in Italia candidata a patrimonio dell’UNESCO

Gamberorosso.it

INVIATA LA CANDIDATURA CERCA E CAVA DEL TARTUFO ALL’UNESCO A PARIGI DA PARTE DEL MIBACT (MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO). IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE CITTÀ DEL TARTUFO COMMENTA: “CONTINUEREMO A PROMUOVERE LA CANDIDATURA AFFINCHÉ DIVENTI ANCOR DI PIÙ PATRIMONIO COLLETTIVO”.


La candidatura

“Non si è candidato il ‘prodotto tartufo’, ma si sono candidate le memorie, le narrazioni, i saperi e le pratiche di un’attività molto ampia che coinvolge l’addestramento del cane e il suo utilizzo nelle fasi di cerca e cavatura, la cerca dei vari tipi di tartufi, la successiva conservazione e, infine, l’utilizzo gastronomico”. Ha commentato così l’Associazione nazionale Città del tartufo la candidatura inviata lo scorso 27 marzo 2017 all’UNESCO a Parigi per inserire la cultura del tartufo come patrimonio immateriale dell’umanità. Una richiesta che coinvolge non solo un singolo prodotto ma un’intera rete di conoscenze, tecniche, tradizioni e storia, parte della cultura agricola italiana, “tutti aspetti che la comunità ritiene indispensabile che siano raccolti, archiviati e comunicati al fine di consegnare alle future generazioni conoscenze preziose”. A occuparsi del coordinamento tecnico scientifico del dossier, il Mibact, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Il processo di consapevolezza, salvaguardia e condivisione che è stato alla base del percorso vissuto”, ha specificato il presidente dell’associazione Michele Boscagli, “contiene l’impostazione dell’attività associativa futura grazie al coinvolgimento dei singoli territori associati, sia in funzione alle relazioni interregionali, nazionali e internazionali individuate nel dossier di candidatura, sia in vista di un riconoscimento futuro”. E continua: “Durante tutto il 2017 continueremo a promuovere la candidatura affinché diventi ancor di più patrimonio collettivo dell’Italia intera e perché l’impegno sancito a candidare per il 2018 la nostra domanda possa essere portato a compimento”. La traduzione del lavoro svolto per il processo di candidatura è attualmente riconsegnata alla comunità associativa come patrimonio collettivo organizzato in indirizzi progettuali, per proseguire il processo di partecipazione e come strumento di valore aggiunto per i territori del tartufo.

L’Associazione nazionale Città del tartufo

Nata ad Alba nel 1990, l’Associazione nazionale Città del tartufo conta oggi circa 50 città iscritte e coinvolge 10 diversi territori della Penisola. Obiettivo comune delle Città del tartufo? Valorizzare e promuovere il proprio territorio attraverso le sue peculiarità ambientali, storiche, architettoniche, culturali ed enogastronomiche. Al tartufo è inoltre dedicata una via che unisce il Piemonte alla Campania, una strada che si sovrappone ad antichi tracciati commerciali lungo i quali in passato, per facilitare scambi e passaggi di merci preziose, si costituirono comunità di accoglienza, di ristoro e di ospitalità, organizzate in borghi e insediamenti abitativi, che valorizzarono il territorio preservandone le ricchezze. Alba, Castel di Casio, Millesimo, Norcia, San Giovanni d’Asso, San Miniato, San Pietro Avellana, Sant’Agata Feltria, Sant’Angelo in Vado, Alta Umbria, Monti Martani, Serano e Subasio: questi i territori appartenenti all’associazione. Uniti per tutelare una tradizione antica, quella della ricerca e della cava del tartufo, e per far conoscere questa usanza a tutto il mondo.

a cura di Michela Becchi (Gamberorosso.it)

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