Laceno, il grido del Consorzio del turismo: «Siamo ai minimi storici, se imprese e politica continueranno a lavarsene le mani andremo a fondo».
Ai primi fiocchi l’altopiano si è riempito di turisti. Che poi sono rimasti impantanati con le auto. Tommaso Petrone, presidente del Consorzio Bagnoli-Laceno, parla a nome delle aziende del turismo: «Il Laceno tira da solo, e la gastronomia è eccellente. Ma non abbiamo nulla sul divertimento e siamo a zero sui servizi. Noi non ce ne andremo mai, ma senza investimenti non ci sarà futuro»
Tommaso Patrone, presidente del Consorzio turistico Bagnoli-Laceno, mentre si parla di turismo invernale alla luce dell’emergenza Covid e l’impianto di risalita irpino resta impantanato in mille promesse che mai si realizzano, la gente non ha perso l’occasione della prima nevicata ed è venuta da voi nell’ultimo fine settimana. Come se lo spiega?
«Succede perché il Laceno, potremo dire, cammina da solo. Ma in realtà tutto resta legato alla questione delle seggiovie. E la verità è che tutti hanno paura di investire sul Laceno e nessuno ha più lo spirito di una volta».
Credete davvero ai progetti regionali e ai 10 milioni promessi?
«Per ora è arrivata la prima tranche, 100,000 euro, per avviare il lavoro burocratico. Noi speriamo davvero nell’investimento. Il Laceno ha enormi potenzialità. Nel primo fine settimana di zona gialla, i ristoranti erano quasi tutti pieni, pur nel rispetto delle norme. Se prima facevano un solo turno, ne abbiamo svolti due. Ma la bellezza del Luogo da sola non basta. E c’è grande amarezza».
In che senso?
«Siamo consapevoli che non offriamo nulla al turista sul piano del divertimento e dei servizi. Certo, a livello di gastronomia, nessuno si può lamentare. Ma sul resto non c’è nulla. Il Comune, gli imprenditori del passato, non si sono presi nemmeno la briga di fare qualcosa».
Questa poteva essere la Cortina del Sud, invece al di là del cibo e del paesaggio non c’è nulla.
Vi sentite lasciati soli?
«Certo, sono anni che lo diciamo. Noi stringiamo i denti perché per noi non ci sono altre soluzioni. Siamo nati qui e non ce ne andremo mai. Ma vorremmo essere ascoltati. In tutti questi anni, questa doveva diventare davvero la Cortina del Sud».
Invece? Ora si parla di Ovovie…
«Noi vediamo tutto di buon grado, ma l’ovovia non è certamente fattibile. Soprattutto per i costi di gestione, che credo siano il doppio di quelli di una seggiovia normale. Si tratta di macchine a due posti, mentre a noi servirebbe uno sganciamento automatico con una serie a 4 posti. Anche per ridurre le file e evitare caos. Pensiamo che sia ottimo, in questo senso, il progetto realizzato da Comune e Regione, anche se non hanno pensato alla ristrutturazione delle strutture a 1.400 e 1800 metri e sarebbe solo un inizio. Ma magari arrivassero subito queste risorse».
Nel frattempo, questo lungo anno all’insegna del Covid come è trascorso?
«Siamo una cinquantina nel Consorzio, tra bar ristoranti e alberghi , quasi tutti a conduzione familiare e con circa duecento addetti. Chiaramente i dipendenti sono tutti i cassa integrazione. Abbiamo avuto un buon agosto, ma tutto il resto è stato un disastro. Dobbiamo sperare che la neve resista e che non ci siano altre restrizione. Ma per questo inverno non restano che la fine di gennaio e febbraio».
Cosa manca più di tutto oltre alle seggiovie?
«Il problema di fondo del Laceno sono i servizi. Perchè esiste una fetta di turisti che pernotta qui e si accontenta della tranquillità. Il problema è però legato pure ai collegamenti e alla viabilità. Non è possibile che, nell’ultimo fine settimana, si siano verificati tanti problemi agli automobilisti. Persino la pulizia delle strade dalla neve è andata a rilento. E persino in paese. Insomma, altro che turismo: ci riempiamo la bocca con le aree interne ma non sappiamo farlo».
Quale scenario vedete davanti a voi?
«Abbiamo toccato il fondo, ora dobbiamo solo risalire. Se qualcuno ci darà una mano ce la faremo. Se gli enti pubblici continueranno a lavarsene le mani ed a fare solo propaganda arriveremo presto alla frutta.. Da solo possiamo fare qualcosa, ma senza investimenti e servizi non c’è futuro».
Grazie presidente.
«A lei».