23 Novembre 1980, ore 19.34 …
Lacerazione di Maria Rachele Branca instaura un dialogo senza tempo con gli interminabili 90 secondi che cambiarono il volto dell’Irpinia.
Evocazione di una rottura traumatica, qui trattata con un approccio più emotivo che analitico, la memoria appare frammentata dalla deflagrazione spaziale e relazionale innescata da una profonda ferita incasellata nella crocifissione di Cristo: così una crepa creatasi nella terracotta suggerisce all’artista il richiamo ancora vivido al terremoto, rappresentato dalla sua registrazione sismografica, invocando formalmente una sua espiazione.
Il volto sofferente di Cristo, cinto simultaneamente dalla consueta corona di spine, si sovrappone a quello dell’Irpinia nella sua ora più buia: un’icona di fede, intesa nel senso lato di spiritualità, che si fa storia “umanizzata”. E allora Cristo si fa nuovamente uomo, piangendo la sorte dei testimoni quotidiani della sua eredità, che per molti versi appare immutata, nel ricordo di chi non è sopravvissuto quanto nel dolore di chi è rimasto per raccontarlo.
Presentato in mostra a Quasi Quaranta nel 2018, quale installazione sul tema, questo bassorilievo è stato ora donato a Guido Costamagna, professore ordinario di Chirurgia Generale dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma nonché Presidente della Società di Gastroenterologia italiana, quale omaggio dell’Amministrazione di Sant’Angelo dei Lombardi per il servizio reso alla popolazione colpita dal sisma.
Testo critico di Rossella Della Vecchia