Le opportunità dell’ora più buia

di Federico Lenzi

La seconda ondata del Covid-19 si è abbattuta su un’Italia esausta e fiaccata dalla pandemia. La pressione sulle strutture sanitarie si è trasformata in nuove restrizioni, lasciando spazio alla disperazione di alcuni e alle bravate di molti. In questi tempi, ci ritornano alla mente i versi composti[1] dal poeta Shelley in “Ode to the West Wind”: “If Winter comes, can Spring be far behind? (Se l’inverno è alle porte, potrà la primavera essere lontana?)”.  Difatti, iniziamo a vedere i primi segnali di speranza: alcuni vaccini sono stati approvati in queste settimane, una delle cure sperimentali ha avuto effetti miracolosi sul presidente americano Trump ed i modelli statistici suggeriscono un minor numero di casi effettivi nella città duramente colpite dalla prima ondata[2]. Tuttavia, il cammino verso la fine dell’emergenza è ancora lungo: le maggiori società di consulenza suggeriscono di prepararsi ad altri 12/24 mesi di pandemia.

In questo scenario, la pandemia viene ad essere lo status quo delle nostre vite e non uno stato di allarme temporaneo. Per tale motivo è importante iniziare ad impegnarsi ad ogni livello, smettendo di piangerci addosso e scaricare le responsabilità sul governo (o su altre creature magiche). Infatti, il rilancio dell’economia nazionale parte proprio dalle nostre realtà locali. Quest’estate abbiamo assistito ad un grande afflusso turistico sul Laceno, ma alla reintroduzione delle prime restrizioni il tutto è scemato. Nonostante ciò, la domanda d’Irpinia sembra essere ancora alta:

Da Londra a Milano, le grandi città stanno perdendo grandi fette della popolazione a causa dello smart-working e della diffusione della banda larga nelle piccole comunità. Sia le imprese che i lavoratori possono trarre vantaggio dal minore costo della vita dei piccoli paesi, ma per essere competitivi questi devono offrire un buon livello di servizi (dall’acquedotto alle viabilità, fino alla copertura della rete mobile). Più che offrire le case ad 1 euro a turisti, è forse ora d’incentivare le aziende a delocalizzare in Irpinia con sgravi fiscali e maggiori servizi alla cittadinanza. Il rilancio territoriale passa dal saper sfruttare al massimo questo momento storico.

Ad esempio, molte attività ristorative delle Nord Italia si sono riconvertite al delivery organizzando la consegna a casa dei cenoni e dei pranzi natalizi. Questo fenomeno è ancora poco comune nelle nostre zone, dove poche attività hanno messo online un menù con i prezzi ed attivato un servizio di consegna a domicilio. Infatti, è riprovato come la gente sia più propensa ad ordinare se può studiarsi il menù sul cellulare (senza farselo leggere durante l’ordine). Lo stesso dicasi per la spesa a domicilio: nelle grandi città è possibile scegliere i prodotti ed ordinare la consegna da smartphone o pc (in stile Amazon).  Questa può essere un’opportunità per i piccoli alimentari ed un grande aiuto per le famiglie in quarantena a causa del virus.  Allo stesso tempo, “Il Nero di Bagnoli” avrebbe potuto sfruttare la sua fama per spedire i prodotti della sagra sulle tavole dei suoi abituali clienti.

Nonostante ciò, negli ultimi mesi abbiamo assistito a una maggiore digitalizzazione da parte delle attività locali (basta guardare alle attività della “Jonny Q Comunicazione”, o agli incubatori d’impresa irpini “Sei” e “Sud Innovation Hub”). Questo trend può essere una grande opportunità: non si può sempre aspettare il turista su queste montagne, ma bisogna saper uscire fuori e conquistare nuove fette di mercato. La domanda per i prodotti tipici irpini è molto alta e potrebbe essere soddisfatta nei grandi supermercati delle aree metropolitane. Non è un caso se vari caseifici della Valle del Sele e dei Monti Dauni effettuino consegne giornaliere nei grandi ipermercati di Milano e Bologna. Oppure, basti pensare all’attività di “Lenzi Tartufi” che ha conquistato i mercati mondiali andando oltre le semplici logiche della sagra. Ovviamente, per molte piccole attività agricole ed artigianali un simile balzo è possibile solo grazie al supporto di un’infrastruttura pubblica/privata. Google ha lanciato un’iniziativa indipendente per la digitalizzazione delle piccole aziende, ma molte non possono accedervi per via delle assenti/ridotte competenze informatiche.

Gli stessi “Covid-Hotel” possono divenire un indotto per la comunità locale, riconvertendo le strutture pubbliche e private chiuse per via della pandemia. Anzi, possono costituire un utile strumento per contenere il contagio nelle nostre realtà. Sempre sul piano turistico l’offerta su “Booking.com” ed “Airbnb” del comprensorio Laceno resta ancora modesta. Questi servizi prendono parte dei guadagni, ma possono essere una grande opportunità per farsi conoscere e creare nuova clientela. A dicembre, una stanza a Laceno dal 18 gennaio al 25 gennaio andava dai 68 ai 152 euro a notte: prezzi rivolti solo alla fascia premium, o a comitive numerose. Inoltre, cercando una stanza sul Laceno, ci s’imbatte in un gran numero di attività nei paesi vicini.

Anche sul piano culturale, l’Irpinia non può restare indietro. Da anni si parla di digitalizzazione e promozione delle Biblioteche Comunali e Parrocchiali. La pandemia, con i suoi lunghi mesi trascorsi in casa, può essere l’occasione ideale per promuovere la riscoperta dei nostri archivi. L’intero sistema di prenotazione può essere digitalizzato, permettendo la prenotazione di ritiri e resi online. Gli stessi spazi della biblioteca possono essere offerti (nei mesi caldi) come aule studio per gli studenti rientrati dalle università. Come sostenuto nell’articolo di A. Marano “Emergenza Covid, impariamo dalla storia e andiamo avanti senza sceneggiate”, la sospensione delle attività scolastiche non è poi una grande tragedia. Gli studenti davvero motivati nei loro studi possono comunque portare a termine il loro programma, scrivendo ai docenti al bisogno o segnalando ai presidi il loro scarso impegno. Anzi, l’istruzione da remoto offre nuove opportunità per l’apprendimento. Come è possibile accedere a film e giochi gratis, si possono reperire migliaia di libri e manuali. Al contempo, molte aziende ed università offrono corsi gratuiti sul web (basta scrivere su qualsiasi motore di ricerca l’acronimo “mooc”). Anche l’apprendimento delle lingue è facilitato dalle migliaia di persone rimaste a casa per via dei lock-down e pronte ad ingannare il tempo con un tandem linguistico (basti pensare al successo dell’app “Tandem”). Allo stesso tempo, è possibile organizzare un piccolo mercato locale per promuovere ripetizioni scolastiche su Zoom o in persona.

Pertanto, questa crisi può davvero divenire un’opportunità per le aree interne e per la nostra comunità. Questo cambiamento può e deve partire dai noi cittadini, sia per quanto riguarda i servizi digitali e sia per quanto concerne il senso civico. Se continuiamo ad assembrarci in piazza, il virus continuerà a restare fuori controllo e l’economia continuerà ad essere paralizzata. Se permettiamo ai ragazzi di abbandonare le lezioni a distanza ed assembrarsi nelle strade, lasciamo correre il virus e riduciamo le loro opportunità future. Da ultimo, le autorità locali hanno un grande ruolo nel promuovere la digitalizzazione delle piccole imprese locali e la delocalizzazione di nuove aziende a Bagnoli. I recenti sviluppi economici insegnano come il libero mercato avvantaggi solo gli individui più ricchi ed istruiti, mentre la pubblica autorità ha un dovere etico e politico nel promuovere la prosperità dell’intera collettività.

Federico Lenzi

(da Fuori dalla Rete, Dicembre 2020, anno XIV, n. 6)


[1] Quest’opera è molto più italiana di quanto possa sembrare, fu composta nel 1819 nel parco delle Cascine a Firenze.

[2] Queste proiezioni sono state ottenute stimando il numero totale dei casi in base al numero totale di tamponi effettuati, alla percentuale di positivi e agli accessi ospedalieri (https://covid19.healthdata.org/italy/lombardia?view=infections-testing&tab=trend&test=infections).

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