In occasione della giornata mondiale del podcast, celebrata il 30 settembre scorso, sono stati diffusi alcuni dati sulla crescita di questo genere editoriale: + 200% nell’ultimo anno in Italia, fino ad arrivare a 160.000 ascolti al giorno. A questo fenomeno si affianca quello del sempre maggiore uso di audiolibri, che ormai vengono utilizzati dal 17% degli italiani. Forse è presto per fare previsioni – e spesso i pronostici sul futuro dell’editoria sono stati smentiti – ma è probabile che questa volta stia avvenendo davvero qualcosa di nuovo nel rapporto fra lettura e mondo digitale. Podcast e audiolibri non sono, infatti, un semplice “adattamento” di prodotti analogici all’ambiente elettronico, ma prodotti editoriali concepiti per il digitale, connaturati alla società liquida in cui viviamo.
Spesso ci si è interrogati sui motivi del mancato successo degli e-book. In breve, si può dire che somigliano troppo ai libri di carta e quindi non hanno conquistato nuovi pubblici e non hanno un sufficiente appeal verso il pubblico dei lettori. Gli e-book utilizzano solo in parte le potenzialità delle tecnologie e, per farsi accettare, si presentano di fatto come un’imitazione dei libri analogici. Col risultato che, in questo modo, il bacino di assorbimento è restato sostanzialmente ristretto a chi era già lettore e continua a preferire i libri cartacei. Per i lettori abituali la forte componente esperienziale del rapporto con l’oggetto libro ha fatto da argine nei confronti di forme di testualità digitale. Anche nei paesi dove si sono diffusi di più e prima, come negli Stati Uniti, gli e-book non hanno sfondato, limitandosi a una quota pari a un terzo del mercato. Solo a seguito della pandemia la lettura degli e-book è cresciuta un po’, ma restando comunque fortemente minoritaria. Probabilmente, bisogna andare oltre il libro elettronico: non è escluso che la rivoluzione digitale richieda addirittura un superamento della comunicazione scritta. In alcuni campi, come in quello dell’apprendimento, abbiamo già visto l’affermarsi di nuovi stili conoscitivi, fondati sulla iconicità, dove la visione delle immagini diventa la fonte primaria per acquisire conoscenze. Qualcosa di simile sta accadendo forse con i file audio, e questo spiegherebbe il boom di podcast e audiolibri. Questi prodotti editoriali presentano alcuni innegabili vantaggi (e non mi riferisco solo agli ipovedenti o ai dislessici): l’ascolto di un brano letto bene può stimolare l’immaginazione, specie se sostenuta da alcuni effetti sonori o altri arricchimenti multimediali; in chi ha deboli competenze di lettura la decodifica della scrittura finisce col distrarci dal contenuto. Sono disponibili anche prodotti combinati, specie per bambini, che favoriscono una “lettura immersiva”, in cui abbiamo una sincronia tra il testo scritto e la narrazione audio. Gli psicologi ritengono che una ridondanza e il doppio canale, scritto e orale, favorisca la ricezione. In chi ha scarse competenze di lettura migliora il riconoscimento delle parole e l’assimilazione dei contenuti. E potremmo continuare in questa elencazione delle virtù degli audiolibri, senza citare che il canale di circolazione e commercializzazione è lo streaming, che già tanto successo ha avuto nel campo della musica e della televisione.
Giovanni Solimine (*) Presidente Fondazione Bellonci – Premio Strega
(da Fuori dalla Rete, Ottobre 2022, anno XVI, n. 4)