Ecco, è una dolce mattina di inizio novembre, sono fuori in via De Rogatis: fa freddo, ma c’è il sole, la luce è trasparente… è la luce ideale per mettere in risalto i colori delle case, delle sue facciate. Dai primi passi della passeggiata che dovrebbe portarmi in piazza, incontro gli occhi dei passanti, a volte sorridenti, sguardi indifferenti, incuriositi… Più avanti, un uomo anziano, poi un altro, mi fissa negli occhi: uomini che si chiedono: “e pertanto io lo conosco”. Che benefica riscoperta! Le persone mi vedono, io esisto per loro.
Sto per arrivare nel tuo “salotto” caro Bagnoli… Cambio idea! No, non voglio arrivarci subito, voglio godermi i vecchi quartieri, vagabondare senza meta, perdermi nelle sue stradette. E allora scendo una scalinata che mi porta in via Bonelli, arrivo in Vallovana, voglio riportare più indietro i miei ricordi… così decido di fare un largo giro e andare fino giù, verso “l’Ospedale”, per poi risalire via De Venuta e rivisitare il quartiere della Giudecca. Perché poi…?! Di questo luogo conosco tutte le sue stradette, tutti i suoi scalini… Era il mio parco giochi da bambino.
Ridiscendo la via D’Asti, ed ecco che UN FIUME DI RICORDI MI INVADE: tanto tempo fa, con alcuni amici giovani 16, 17enni, avevamo rinnovato un vecchio magazzino in un moderno dancing: il “Congenclub”! Nome estrapolato dalla scuola di “Congegnatore Meccanico” che frequentavamo. Alcuni, oggi meno giovani, forse lo ricorderanno ancora.
Le spesse e alte mura della Collegiata di Santa Maria Assunta, che si parano dinnanzi, alla fine di via D’Asti, m’infondono un senso di forza, di potenza. Ammiro estasiato il Duomo e immediatamente il mio pensiero va ai nostri antenati, a quei sommi artisti che hanno scolpito, dipinto, intagliato le opere, i capolavori conservati gelosamente al suo interno. Da quella piazzetta Umberto I, risalgo la stradetta sulla sinistra… voglio rimirare da vicino l’imponente castello Cavaniglia, ormai completamente ristrutturato. Resto per alcuni minuti a fissare quelle mura… Qualche vecchio libro mi aiuta a conoscere la sua storia, ma ci metto tanto della mia fantasia.
E ora direzione piazza L. Di Capua, l’ orgoglio di noi bagnolesi: c’è un caffè e una sfogliatella che mi attendono in uno di quei bar che fanno da cornice al più bel “salotto” dell’Irpinia! Perché, caro Bagnoli, nonostante la mia bella età, non riesco ancora ad abituarmi alla “bellezza” delle tue vie, delle tue piazzette, delle tue antiche residenze con i loro piccoli cortili nascosti?
È vero, a volte il tempo fa la sua opera di degrado, ma tu sai benissimo restaurare le tue case, i tuoi palazzi, le tue meraviglie, con discrezione e con il genio di artigiani che sanno giocare con le imperfezioni per esaltare la tua bellezza.
Caro Bagnoli, mio paese amato, il nostro rivederci è stato come sempre un un’intenso momento di felicità.
Gino Di Capua