Carissimi amici di PT39 non so se sono ammessi scritti di sentimenti privati nelle vostre piattaforme (giornale e sito web). Sono quasi 2 anni che non vedo mio figlio, la sua compagna e soprattutto la nostra piccola Mahlee Jane (causa anche del coronavirus). È inutile dire che mancano terribilmente a me e a sua madre, anche perché dove si trovano, in una piccola isola delle Filippine, internet è ancora un’opzione. E quindi, salvo rare eccezioni non abbiamo nemmeno il piacere di vederli tramite WhatsApp. Stanotte mio figlio mi mancava un po’ di più…ho scritto di getto una lettera: è vero che scrivendo lo sento più vicino, sembra quasi di sfiorarlo.
LETTERA A MIO FIGLIO DARIO
Ciao Dario,
perdonami, ma ogni tanto, quando non riesco a dormire, mi prende questa strana voglia di scrivere. Scrivere a una persona che mi manca. A una persona che amo più della mia vita. Questo è l’unico modo che conosco per avvicinarla il più possibile, quasi a toccarla. Questa notte penso a te, a noi, alla lontananza, alla distanza che ci separa, a quel contatto fisico che ci manca…
Hai avuto un fottuto coraggio figlio mio. Partire non è da tutti. E io ne sono fiero, pur se triste. Le Filippine non è poi la porta accanto.
Un coraggio che ti sarà costato della sofferenza per tutto quello che hai dovuto lasciare: famiglia, amici, piccole e grandi abitudini che ti hanno accompagnato sin dai primi anni di vita e decidere di andare così lontano… troppo lontano.
Sento mia tutta l’emozione che hai vissuto quando hai messo piede in quel suolo straniero, dove con la tua compagna avete deciso di vivere, in una terra forse oggi, dopo quattro anni, meno sconosciuta, ma che ancora non ti appartiene.
Il tuo cuore ha dovuto far posto a una cultura, una lingua, a villaggi e città estranee, a nuovi amici…
Ma tu Dario, hai un cuore talmente grande da riuscire a far spazio a tutte queste novità.
Un cuore grande che avrà battuto talune volte anche più forte, prima di addormentarti, mentre ascoltavi la dolce e a volte possente voce del Pacifico, in quel paesino, con le sue onde che sembrano volerlo a volte accarezzare a volte minacciare…
E chiederti dove sono? Dove sto andando?
Quelli sono momenti figlio mio, che dubiti del tuo cuore: che non sia forte come lo vorresti. Un cuore che si preoccupa e s’incupisce: quando pensi che magari essendo così lontano, possiamo scordarci di te, o almeno amarti di meno.
E quando questo dubbio ti assale, il tuo cuore si ferma un attimo. Si arresta… Ti manca l’aria… Sei confuso…
Lo so, perché le paure…le tue stesse sensazioni le vivo anch’io.
Ed è questo il momento che il mio cuore trova la forza di dirti: “Non chiederti dove sei arrivato figlio mio, perché quando parti cominci un viaggio, ma non procedi verso alcun luogo. La meta non esiste. La meta è il TUO DESTINO. Ascolta il tuo cuore, è il tuo compagno fidato”.
Poi, se la tristezza ti assale, volgi lo sguardo verso la tua compagna Theryn, verso il sorriso di Mahlee Jane, il magnifico frutto che il vostro amore ha saputo creare e ti addormenterai sereno accanto a loro, a casa VOSTRA.
E noi, la mamma e io, stai certo Dario, non passa giorno che non pensiamo a te, agli abbracci mancati, alla tua donna, alla nostra piccola principessa del Pacifico, alle carezze non date alla sua testolina bionda.
E pur sapendoti appagato e forse felice…ci manchi figlio… Ci mancate tanto.
Gino Di Capua
(da Fuori dalla Rete, Giugno 2020, anno XIV, n. 3)