Lingua biforcuta

di Luciano Arciuolo

“Lingua biforcuta” era l’accusa che i nativi americani (gli indiani d’America che per decenni sono stati dipinti come feroci e spietati dalla filmografia statunitense) lanciavano all’uomo bianco. E avevano ragione, considerato che i “visi pallidi” li scacciavano dalle terre dove avevano vissuto per secoli, li spingevano sempre più ad ovest, assegnavano loro delle “riserve” e, dopo poco tempo, li cacciavano anche da quelle, infischiandosene dei vari trattati di pace firmati.

Facciamola breve.

In Medio Oriente, negli ultimi anni, si è combattuta una guerra cruenta contro il cosiddetto ISIS, il “califfato”, stato islamico nato a cavallo di Siria e Iraq con l’intento di destabilizzare la regione approfittando della debolezza di quegli stati. In prima linea, a fare il lavoro sporco, è stato il popolo curdo, etnia priva di uno stato e divisa tra Siria e Turchia, appoggiato dalla coalizione dei paesi occidentali che volevano evitare l’ampliamento del califfato. Solo che i soldati occidentali agivano con gli aerei e le bombe, mentre i curdi erano impegnati in una sanguinosa lotta casa per casa e hanno lasciato sul terreno migliaia di morti.

Insomma, i curdi sono stati l’arma con la quale il mondo si è liberato dell’ISIS e del suo terrorismo che ha insanguinato per anni le città, soprattutto quelle europee. Speravano, i curdi, che alla fine le grandi potenze avrebbero appoggiato la loro secolare richiesta di avere uno stato proprio, in cui vivere finalmente in pace.

Ma non è andata così. Finito il lavoro sporco, la versione contemporanea dei visi pallidi, stavolta con i capelli arancione, ha voluto rinfocolare la leggenda della Lingua Biforcuta e ha tolto ogni protezione ai curdi, ritirandosi e annunciando il ritiro con un “Tweet”. Così la Turchia, che dalla nascita di uno stato curdo si sente minacciata, ha potuto invadere il nord della Siria con la scusa di volerli liberare dai terroristi curdi.

E’ iniziata così l’ennesima mattanza della regione mediorientale. L’ennesima, perché viene dopo quella dei palestinesi cacciati dalle proprie terre; dell’Afghanistan dove chi ha meno di quarant’anni ha vissuto sempre in un paese in guerra, per le invasioni dell’ex Unione Sovietica o dell’esercito americano appoggiato dai paesi occidentali;  dell’Iraq, teatro di eventi bellici, voluti dagli USA, da trent’anni a questa parte.

“Lingua biforcuta” è una espressione che richiama il serpente, visto, anche dal cristianesimo, come un animale pericoloso e infido, traditore. E’ una espressione che calzava benissimo al comportamento dei coloni bianchi americani. E’ una espressione (soprattutto nel significato di traditore) che calza benissimo al presidente color arancione ma anche agli europei che hanno solo fatto finta di indignarsi, anche a chi, negli anni, ha lucrato e lucra sul commercio di armi (e l’Italia è in prima fila, come hanno scoperto tardivamente i nostri attuali governanti).

La lingua biforcuta degli occidentali, che dai tempi dei coloni americani si sono sempre imposti con la forza delle armi (che gli indiani chiamavano “canne tonanti”), ha seminato morte e distruzione in mezzo mondo, lasciando popoli interi nella disperazione.

 La disperazione è il miglior terreno di coltura del terrorismo.

E questo chiude il cerchio…

Luciano Arciuolo

(da Fuori dalla Rete, Dicembre 2019, anno XIII, n. 5)

ipocrisia occidentalilingua biforcutaluciano arciuoloteatri di guerra