Ai botteghini l’ultima grande creazione di Sorrentino mi ha destato sempre grande curiosità. Sia perché da giovane nostalgico di destra , in passato ho votato l’imprenditore di Arcore, sia perché dopo il successo de “La grande bellezza” l’ interesse in me, faceva da padrone.
Innanzitutto c’è da dire che il film è diviso in due pellicole diverse: Loro 1 che parla più di un periodo abbastanza chiuso che vede uscire solo nel finale Berlusconi, interpretato magistralmente dal solito Toni Servillo e Loro2 che invece si fonda sulla storia d’amore tutt’altro che serena del cavaliere di Arcore con Veronica Lario interpretata in modo straordinario da Elena Sofia Ricci, non più soltanto la signora Cesaroni.
Cosa lascia il film? Parla del presente non della cornice storica in sé ma soprattutto non è una critica ma lascia un giudizio personale che quindi si tramuta subito in molto neutrale.
La parte riguardante il terremoto de L’Aquila con l’arrivo di Berlusconi accolto come l’ultimo brandello di speranza, è il simbolo di come il Cavaliere sia stato per decenni una sorta di Divo estroverso, che certamente pensava ai fatti suoi senza dimenticare di tener conto in ogni momento della giornata ai suoi elettori e/o ai suoi nemici.
La scena più bella del film è la piccola sequenza finale (questa ve la spoilero) in cui, il terremoto ha distrutto tutto tranne un Cristo intatto sulle macerie.
L’aspetto fondamentale del film (per gli esteti pane quotidiano) è la centralità del corpo, che per alcuni diventa un ossessione. E chi nel nostro paese, più di Berlusconi, tiene all’immagine esteriore?
Berlusconi si vuole rappresentare come dice anche un brano dei Nomadi, un re nudo, che però vive e mangia potere. Non aspetta ma pianifica solo ogni tot mesi la sua discesa in campo.
La nuova era politica che ci sta travolgendo non lascia spazio a Berlusconi. Ma il film vuole farci capire che un uomo che per una intera esistenza ha vissuto sotto i riflettori non può dalla mattina alla sera ritrovarsi nelle retrovie.
Daniele Marano
(da Fuori dalla Rete, Maggio 2018, anno XII, n. 3)