Chi non ricorda lo slogan della Lega di qualche anno fa “Roma ladrona”? Bene, esso faceva il paio con una domanda, questa ancora attuale, che si pongono spesso quelli che (a volte giustamente) si lamentano delle troppe tasse: “Perché devo pagare le tasse?”
Tento di rispondere a questa domanda con alcuni dati.
Uno studente italiano (come quello di una qualunque altra nazione europea) costa allo Stato circa 8.000 euro l’anno. Questo vuol dire che quando un nostro figlio si diploma, allo Stato è costato circa 110.000 euro. Quando si laurea, è costato almeno 150.000 euro. Non solo: un giorno in ospedale, costa almeno 700 euro al giorno (ma si arriva fino a oltre i 2.000 euro, in caso di cure particolari, più costose). Se uno ha due figli laureati, dunque, allo Stato sono costati circa 400.000 euro! La domanda “Perché devo pagare le tasse?”, in questo modo, trova una risposta immediata…
“Lo Stato fa solo male all’economia”, è lo slogan dei liberisti sfrenati. Anch’esso è collegato alla domanda della quale abbiamo parlato. Lo Stato limita le capacità imprenditoriali? Effettivamente molto spesso la burocrazia in Italia è lenta, fastidiosa, ripetitiva. Effettivamente molti adempimenti burocratici sembrano inutili e si dovrebbero riformare. Ma con la crisi del COVID è successo un fatto strano. Tutti, soprattutto quelli che volevano far sparire lo Stato, si sono messi ad invocarne l’intervento. “Lo Stato ci deve rimborsare”; “Servono ristori”, “Servono indennizzi”, “Serve più Cassa Integrazione”, “Serve più reddito di cittadinanza” … Tutte richieste sacrosante! Ma questo significa, in una parola, che, soprattutto quelli che da sempre si lamentano per la sua presenza ingombrante, da un anno a questa parte hanno cominciato a reclamare più Stato. Uno spettacolo che ha assunto, in qualche fase, aspetti comici.
Non solo: lo Stato, negli ultimi anni, è dovuto intervenire in alcune crisi del mondo imprenditoriale, come quelle di Alitalia, dell’Ilva di Taranto, del Monte dei Paschi di Siena. Anche in questo caso il suo intervento è stato reclamato a voce alta, perché era l’unico modo per salvare realtà importanti e per evitare che decine di migliaia di famiglie o di risparmiatori finissero nella disperazione.
Insomma, quelli che hanno portato i soldi all’estero o che da sempre si sforzano di nascondere almeno una parte dei propri redditi (Perché devo pagare lo Stato? Che c’entra il mio lavoro con lo Stato? Perché devo lavorare per pagare lo Stato?), improvvisamente si sono ricreduti e, ammettendone implicitamente l’importanza, si sono messi a reclamare l’intervento pubblico, quello che, in passato, li “ostacolava”.
Un altro aspetto tragicomico della stessa questione è questo: chi, in questi mesi, si è lamentato che i sussidi, gli indennizzi, i ristori fossero pochi, anzi una vera e propria miseria? Beh, gli stessi che da anni, prendendo in giro gli italiani, vogliono la Flat Tax al 15%, che farebbe arrivare all’erario decine o forse centinaia di miliardi in meno! E’ un poco come volere la botte piena e la moglie ubriaca. Lo capiscono anche i bambini.
Altro aspetto tragicomico: tra quelli che più energicamente chiedono maggiori indennizzi, una buona percentuale deve pagare tasse arretrate per decine (o centinaia) di migliaia di euro!
Sicuramente la cosa pubblica, in Italia, andrebbe gestita meglio, senza sprechi e con maggiore efficienza. Ma da qui ad assistere a certi spettacoli ce ne passa.
Comunque, sapendo di parlare finalmente anche a nome dei tanti freschi convertiti alla necessità della presenza pubblica in economia, mi pare giusto dire:” Bentornato, Stato. E… resta con noi. E, per il futuro, fatti pagare. Da tutti.”.
Luciano Arciuolo
(da Fuori dalla Rete, Marzo 2021, anno XV, n. 1)