Il chirurgo Giovanni Corso: “I malati di tumore vittime della pandemia”

di Paola De Stasio (Il Mattino)

La sanità è stata letteralmente travolta dal Covid. Ed è un prezzo alto soprattutto per i pazienti oncologici. Ne parliamo con il dottor Gianni Corso brillante ricercatore originario di Bagnoli Irpino, ritenuto un luminare a livello internazionale nell’ambito della ricerca dei tumori ereditari dello stomaco e della mammella.

Si occupa di medicina ed oncologia molecolare, e di genetica. Grazie ai suoi studi ha ricevuto in California, l’ASCO (America Society Clinical Oncology), massimo riconoscimento mondiale per un ricercatore. Attualmente lavora a Milano allo IEO (Istituto Europeo dei tumori) dove dal Ministero della Salute ha ottenuto il finanziamento di un progetto sullo studio e la cura dei tumori ereditari della mammella. Chiediamo al dottore Gianni Corso in che misura il lockdown aumenterà l’incidenza di tumori avanzati.

“La pandemia – dichiara – ha avuto un effetto immenso e negativo sulle cure dei tumori e anche sulla ricerca dove c’è stata una diminuzione del 60% di nuovi studi clinici per i farmaci antitumorali e per le terapie biologiche. In un futuro prossimo potremmo aspettarci una nuova emergenza sanitaria per la gestione di questi malati di cancro. Nel settore oncologico molteplici fattori sono stati travolti dal feroce turbine di questa improvvisa pandemia: l’assetto sanitario, lo stato psicologico, la ricerca e la priorità di cura. Il primo lockdown, applicato in Italia tra il 9 marzo e il 4 maggio 2020, ha causato una drastica riduzione dei programmi di screening di prevenzione oncologica sino al 90%, con un blocco completo dei controlli di follow-up clinici dei pazienti già oncologici e il rinvio di procedure chirurgiche non urgenti. A questo si sono aggiunti l’ansia dei pazienti, il panico di recarsi negli ospedali a fare i controlli”.

E adesso si vedono gli effetti sui pazienti No Covid.

“Stiamo osservando gli effetti medio tardivi che sono sorprendentemente allarmanti per l’organizzazione dei centri oncologici italiani – rileva il dottor Corso – l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), come centro “Hub”, non ha mai chiuso i battenti. Ciò nonostante, rispetto allo stesso periodo del 2019, abbiamo osservato un aumento della diagnosi di tumori in stadio avanzato. Sembra di ritornare indietro nel fatalismo di cinquant’anni fa dove pazienti che per svariati motivi legati alla propria cultura locale, decidevano di non eseguire controlli medici o peggio ancora di non curarsi, con ripercussioni cagionevoli.

Il dottore Corso su questo timore di andare in ospedale per farsi curare vuole lanciare un appello forte e chiaro alle persone: “purtroppo anche nella nostra amata Irpinia la paura ha fatto la sua parte, Comprensibile, certo, ma quello di cui i miei pazienti irpini devono essere consapevoli è che sono le peggiori le conseguenze di un ritardo diagnostico o omissione di una cura oncologica piuttosto che il timore di un probabile contagio. Lo dico particolarmente a noi irpini, a questa incontaminata e verde terra: non torniamo indietro! Uno studio britannico stima che a causa dei ritardi diagnostici, i decessi tra cinque anni potrebbero essere più alti del 4-17% (a seconda del tipo di tumore) di quanto sarebbero stati se la pandemia non si fosse verificata”

Paola De Stasio (Il Mattino)


IL MATTINO del 18.4.2021

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