Il gruppo scultoreo Madrigale per Maria evoca l’afflizione e il supposto rammarico del principe di Venosa, conte di Conza e signore di Gesualdo, che fu un rinomato compositore ed innovatore del linguaggio musicale, nonché il più importante madrigalista del suo tempo.
Eppure, nonostante la spiccata sensibilità artistica, nel 1590 Carlo Gesualdo legò il proprio nome all’assassinio, quale mandante, della moglie Maria D’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa. Un atto per il quale fu presto assalito dai sensi di colpa: si narra, infatti, che proprio tale tormento lo spinse a ricercare un’espiazione nella musica, portando alla composizione del noto madrigale dedicato alla moglie.
La sua storia è così diventata materia da plasmare, laddove -sebbene non giustificata dall’ispirazione dell’artista- la redenzione dell’uxoricida viene sublimata nell’allegorica personificazione di un gruppo scultoreo al femminile.
Un’opera che abbandona il lirismo del noto madrigale, conducendoci all’edulcorata rappresentazione di tre liliali figure, simmetricamente opposte -anche nella scelta dei colori- recanti gli emblemi della vicenda: l’amore, la morte e il bel canto. Uno slittamento semantico che relega la prepotenza dell’azione a giacere inerme dinanzi al candore delle loro membra scultoree, placando l’efferatezza della vicenda nell’ideale di bellezza che tutto eleva.
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