Mario Nigro: “Nell’arte di scolpire il legno la passione per la mia terra”

di Pellegrino La Bruna (Quotidiano del Sud)

“L’arte di scolpire il legno è la costante della mia vita ne vado particolarmente fiero”. Così si racconta Mario Nigro settantatreenne di Bagnoli Irpino.

Quando ha iniziato a realizzare sculture in legno?

È una passione che coltivo da ragazzo. Bagnoli conserva molte opere lignee basti pensare al coro custodito nella chiesa Santa Maria Assunta, dichiarato monumento nazionale nel 1912. È datato 1652-1657, realizzato dagli artisti bagnolesi Scipione Infante, Giandomenico Vecchia e Jacopo Bonavita di Lauro, detto “Il capocci”. Me ne stavo ore ed ore ad osservarlo. È un vero peccato che in paese la scuola dell’artigianato ligneo si sia persa.

Che lavoro ha svolto poi?

Mi sono diplomato come perito industriale, ho insegnato per poi diventare ufficiale di complemento, ho lavorato come tecnico in varie aziende. Ma non ho mai tralasciato quella che era la mia passione per la scultura. Monte delle mie opere giovanili sono a casa dei miei fratelli. Mi sono trasferito poi a Salerno, qui mi sono sposato ma non ho mai perso il legame con la mia terra natale dove ho tanti ricordi e affetti.

Come è cambiato il suo linguaggio artistico?

Nelle mie prime opere c’era molta passione ma poca tecnica. È stato poi un intagliatore di Salerno a guidarmi, aveva scoperto il mio talento e mi aveva chiesto di restare in bottega. Ma in quel periodo frequentavo l’istituto tecnico e non ho voluto rinunciare a diplomarmi.

Ha rimpianti?

Probabilmente sarebbe stato più giusto lasciare la scuola e seguire la mia passione anche perché mi accorgevo di migliorare di giorno in giorno. Sono autodidatta non ho seguito nessun corso di scultura del legno, ho solo frequentato la bottega artigianale dove ho imparato osservando gli artigiani intagliare.

È un uomo di montagna, questo legame emerge dalle sue opere?

È sempre presente nella mia produzione il rispetto per la natura, ho realizzato tante opere dedicate a scene e personaggi legati alla vita rurale. Ora mi sto cimentando nella realizzazione di due sculture su due tronchi di pino. Erano due alberi che avrebbero dovuto essere abbattuti. Ma invece di tagliarli al suolo, ho proposto di lasciare in piedi due metri di tronco, così da restituire loro una nuova vita. Grazie a mio fratello Salvatore appassionato di storia, abbiamo deciso di scolpire la storia di Eleonora D’Aragona e Diego Cavaniglia, sepolto nella chiesa di San Francesco a Folloni nella vicina Montella.  È la di due giovani innamorati, separati dalla ragion di Stato e morti in giovane età. Il principe Ferrante, futuro Re di Napoli diede in sposa la figlia a Ercole II d’Este mentre Diego sposò un Orsini. Poi, fu ferito a morte durante la guerra contro i turchi ad Otranto, aveva solo 29 anni. Ho voluto riprendere questa storia d’amore giovanile per farne uno spunto di riflessione per i giovani d’oggi. L’opera vuole essere un inno all’amore, ho scritto anche dei versi che ho posto vicino all’opera, nei pressi del museo del Laceno. D’altro canto, molti nobili di Napoli venivano qua in montagna per l’ambiente salutare e fresco.

Che opere predilige?

Le prime opere che ho realizzato erano ispirate alla realtà contadina, poi mi sono dedicato all’arte sacra, scolpendo volti di Cristo e Madonne, e infine immagini legate alla mitologia e alla natura, da Diana cacciatrice alla primavera. Infine ho realizzato una serie di cornici con motivi ornamentali, una testa di Augusto giovane. Sto lavorando anche ad un volto di Padre Pio.

Qual è stata la sua prima opera?

La statuetta di una Madonna che ho donato al mio primo fratello che purtroppo è passato a miglior vita. Dentro di me rappresentava il desiderio di fare sempre meglio. Tengo molto alle mie opere.

C’è un filo conduttore nella sua produzione artistica?

Ogni opera nasce dalla volontà di trasmettere emozioni, ho realizzato un quadro in rilievo di due angioletti che pregano, un modo per sottolineare l’importanza della preghiera, l’ho sistemato nella stanza di mio nipote che è ancora piccolo e dunque simbolo dell’innocenza.

Come nascono le sue opere?

Parto sempre da un disegno dall’ispirazione che mi traduce un’idea. Dopo scelgo il legno ed inizio a lavorare, ma tutto nasce da dentro e poi diventa scultura

Che tipo di legno preferisce lavorare?

A me piace scolpire il noce, l’acero, il ciliegio, poi ho realizzato anche qualcosa in mogano.

Insegnerebbe ai giovani?

Certamente ma non credo sia una strada percorribile, i giovani continuano a non essere attratti dal lavoro artigianale.

Pellegrino La Bruna – Quotidiano del Sud 3.07.2022

 

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