Ormai il Natale entra anche nelle feste dei partiti. “Il Natale dei Conservatori” era intitolata, infatti, la manifestazione nazionale di Fratelli d’Italia che si è svolta qualche settimana fa. Un modo per richiamare le origini cristiane e le tradizioni cui quel partito dice di rifarsi. Addirittura la kermesse si è chiusa con un presepe vivente. Peccato che, a qualche migliaio di chilometri di distanza, ai confini dell’Europa, alla frontiera tra Bosnia e Croazia o tra Serbia e Ungheria o tra Polonia e Bielorussia, i governi retti da partiti ai quali Fratelli d’Italia è legato, si svolge da mesi una rappresentazione ben più viva e crudele del presepe, con famiglie intere di migranti (quasi tutti afghani, quelli ai quali in agosto l’Europa manifestava grande solidarietà…) costrette a ripararsi nei boschi perché nessuno, come con Giuseppe e Maria, vuole accoglierli. Sono queste le radici cristiane cui la destra italiana ed europea dice di richiamarsi?
Qui, però, voglio affrontare un altro tema, cercando di sfatare un mito al quale Meloni e Salvini hanno fatto e fanno continuo riferimento, nella loro polemica politica quasi quotidiana (ricordate “La pacchia è finita”?). Voglio parlare del costo della immigrazione in Italia.
Cominciamo col dire che, per frenare il calo della popolazione in Italia e per poterci permettere di continuare a pagare le pensioni agli italiani, il nostro Paese avrebbe bisogno di almeno 400 mila nuovi migranti all’anno, da accogliere e far lavorare. Altrimenti, come dice Alessandro Rosina, docente di Scienze Demografiche presso l’Università Cattolica di Milano, la popolazione in età da lavoro diminuirà drammaticamente e ogni lavoratore attivo, da qui a 15-20 anni, dovrà mantenere due pensionati. Inoltre, se è vero che i migranti, tra scuola, sanità e altri interventi di carattere sociale ed assistenziale, costano al nostro paese circa 25 miliardi di euro ogni anno, è altrettanto vero che essi versano allo Stato, tra tasse, contributi previdenziali e altre imposte, qualcosa come 29 miliardi di euro, nello stesso intervallo temporale. Insomma i migranti non solo non rappresentano un costo, ma addirittura versano nelle casse dello Stato 4 miliardi in più di quanto ricevono. In particolare, gli stranieri residenti in Italia e regolarmente assicurati, versano all’INPS circa 15 miliardi di euro, laddove l’Ente Previdenziale versa ad essi poco più di un miliardo l’anno, tra pensioni e reddito di cittadinanza. D’altra parte, è facile capire che, mentre i migranti che versano contributi sono quasi 4 milioni, a ricevere la pensione sono soltanto poco più di 250 mila, mentre quasi 300 mila sono quelli che ricevono il reddito di cittadinanza. Insomma, per l’Italia, i migranti sono una risorsa per il futuro ma già oggi rappresentano un affare. La “pacchia”, cari leghisti e fratelli d’Italia, la sta facendo lo Stato sulle loro spalle. Allora, se non possiamo pretendere da voi coerenza su quelle che definite “radici cristiane”, sicuramente possiamo chiedervi di dire la verità o, almeno, di informarvi, prima di parlare.
Luciano Arciuolo
(da Fuori dalla Rete, Gennaio 2022, anno XVI, n. 1)