Il viaggio in Alta Irpinia è un invito multisensoriale: guardare, toccare, gustare, sentire ciò che questa terra dalle inesplorate risorse e la sua gente appassionata offre. Divulgare le conoscenze sui tesori nascosti in Alta Irpinia è necessario per poter apprezzare ancora di più le bellezze del patrimonio naturale e artistico di questa terra.
Intriganti sono i paesaggi “appesi” agli Appennini con boschi fino ai 1.800 metri di altitudine: vigneti e frutteti lungo le colline e i fiumi, cereali e foraggi lungo le vallate. Queste variegate colture e la presenza diffusa di sorgenti caratterizzano un paesaggio che assume colori pittoreschi al variare delle stagioni.
Numerose sono le grotte che si sviluppano nei Monti Picentini e la loro valorizzazione costituisce un intervento fondamentale per il rilancio turistico e socio-economico dell’intero territorio. Due sono particolarmente degne di nota: la Grotta Profunnata di Senerchia e la grotta del Caliendo di Bagnoli Irpino. La prima, conosciuta già dall’800 dalla popolazione locale, è in una valle impervia inaccessibile ai più tanto che l’area, considerata dai briganti rifugio sicuro, è rimasta pressoché integra nei millenni. La grotta del Caliendo, attualmente fruibile solo dagli speleologi, è un ipogeo di notevole valore e pregio.
L’Irpinia è ricca di fortificazioni, cinte murarie, castelli e torri costruite a partire dalla caduta dell’impero romano, tra il V e il VI secolo. Il progressivo decadimento delle città determinò l’abbandono degli insediamenti rurali e l’arroccamento della popolazione sulle colline per maggiore sicurezza. In seguito, si è assistito a una trasformazione della morfologia del territorio, dove sorgono ben 78 castelli medievali che sovrastano i borghi.
Sono quattro i centri dell’Irpinia classificati tra i “Borghi più belli d’Italia”: Nusco, Monteverde, Savignano Irpino e Zungoli. Pietra su pietra nel tempo sono stati costruiti e trasformati, adattandosi alle diverse esigenze abitative e agli eventi calamitosi che nei secoli li hanno colpiti periodicamente. Aggregazioni urbane nate intorno alle emergenze architettoniche di castelli o chiese, con sistemi viari radiocentrici a fuso o a scacchiera. Le tipologie costruttive utilizzate per la parte più antica dei borghi sono in muratura di pietra calcarea recuperata in sito e lavorata da abili scalpellini. La ricercatezza dei motivi decorativi ne costituisce ancor oggi esempio caratterizzante e identificativo del territorio.
Le chiese, i conventi, gli altari, i dipinti e le statue lignee, raccontano il mondo della fede nei secoli, con santi misconosciuti o quasi dimenticati (S. Canio, S. Erberto, S.ta Felicita), retaggio di un territorio lontano e arcaico. Ogni paese, anche il più piccolo, contava non meno di dieci chiese. Un tesoro nascosto da evidenziare è il Complesso Monumentale di S. Domenico di Bagnoli Irpino che ha un retaggio storico artistico di grande spessore. La chiesa primitiva con il piccolo Convento annesso sorse per iniziativa delle Contesse Giulia Caracciolo e Margarita Orsini che la inaugurarono nel 1490; in seguito furono ampliati ad opera del bagnolese domenicano Ambrogio Salvio.
L’arte ci unisce facendoci sentire cittadini d’Irpinia; le bellezze e le ricchezze ignote della nostra terra vanno fatte conoscere.
Gerardo Nappa (* pubblicato dalla rivista Comunità Montagna)
(da Fuori dalla Rete, Giugno 2021, anno XV, n. 3)