Intervista all’autrice
Una storia ambientata nel borgo irpino di Zungoli vince il premio di narrativa “Il Borgo Italiano”. L’intervista alla scrittrice Maria Loreta Chieffo.
“ Non è di qua”, noir ambientato a Zungoli, paese di nascita dell’autrice Maria Loreta Chieffo, (padre di Bagnoli Irpino, madre di Zungoli) vince il premio di narrativa per la sezione romanzo inedito “Il Borgo Italiano” promosso da Antonio Tombolini Editore.
Il romanzo, edito poi dallo stesso Tombolini, è in uscita in libreria da poche settimane.
La curiosità di sapere come nasce il romanzo di esordio della Chieffo, mi spinge a porle alcune domande.
Perché ambientare un noir a Zungoli? Non avrebbe offerto più opportunità una città come Napoli, dove vivi e lavori come dirigente scolastico da molti anni?
La trama del romanzo si snoda tra vicoli e piazzili del paese e attraverso gli incontri con personaggi del luogo emergono il patrimonio culturale e paesaggistico del territorio Irpino che si incunea nella Puglia. Patrimonio sul quale volevo accendere una lampadina, perché nonostante la bellezza paesaggistica che colloca Zuncoli tra i borghi più belli d’Italia, ha ancora bisogno di essere conosciuto e riconosciuto, e come tutti i piccoli centri, di consolidare i propri valori e tradizioni quali espressione di eredità culturale.
Esiste un passo del romanzo che rende meglio la descrizione dei luoghi?
Sì, e lo riporto di seguito: “A Zungoli, quando ti svegli, non hai la sensazione di iniziare un nuovo giorno, c’è poca differenza tra luce e buio. Nessun rumore di notte, tutto ovattato al mattino. Non c’è il frastuono del traffico che t’ingoia o che penetra dalla finestra spalancata sul tetto ad avvolgere le tue parole e, l’abitare quei luoghi, per chi è solo di passaggio, ti fa sentire inadeguato. Guardi il crinale, il susseguirsi delle colline e delle montagne; oltre l’Appennino pensi alla città e a chi ci hai lasciato come a qualcosa ormai lontano, d’irraggiungibile e ti accorgi che non troverai mai le parole per raccontargli di questo posto dove ci sono case chiuse e case senza porta.
Dove tutto va a rilento, qualcuno che strimpella una chitarra e ‘Ngiulina Grande che racconta alla vicina che stanotte non ha chiuso occhio: “Aggio tenuto sempre la morta annanz”.
Vuoi raccontarci la trama del noir, senza rivelare troppo?
Certo. Spero di incuriosire i lettori al punto da spingerli a leggerlo. La scoperta del cadavere di una giovane donna turba la vita del tranquillo borgo, luogo di nascita della cronista Ida Di Maggio che, giunta sul posto per trascorrere un periodo di vacanza, inizia a seguire autonomamente le indagini, ritmate dai suoi incontri con i vari residenti: le vecchie pettegole, le anziane parenti, le immigrate rumene, i giovani sfaccendati, i notabili del posto, i vecchi guardoni.
Mentre il passaparola riempie il lento scorrere delle ore di chi abita il borgo, anche Lorenzo Capomazza, comandante della locale stazione dei Carabinieri, è costretto a svegliarsi dal torpore delle svogliate giornate irpine, per ripercorrere le tracce di chi ha commesso il delitto. Così, attraverso la memoria dei luoghi, emerge un quadro dove le vite di ciascuno si intrecciano e diventano storia di tutti, di una comunità sbigottita, che sottovoce è costretta a dialogare con il male e a prendere coscienza che l’impensabile si è verificato.