C’è chi dice che dal punto di vista territoriale Bagnoli Irpino non ha bisogno di una sagra o di un impianto di risalita per essere riconosciuto, come paese alle pendici del Laceno. Il fatto più grave è che proprio il paese alle pendici del Laceno non riconosce quello che produce o il suo brand a livello mediatico. Lo abbiamo detto spesso, anche da queste colonne, che ritornare a parlare di Laceno, non vuol dire solo seggiovie e non vuol dire solo enogastronomia. Ma si tratta di una strategia di marketing che va oltre il video ed oltre il comunicato stampa raggrinzito.
Bagnoli Irpino e quindi Laceno hanno bisogno di capirsi, come due fidanzati che vanno a convivere per la prima volta e quindi devono abituarsi ad andare d’accordo ed abituarsi a nuove regole, non più quelle degli anni 80. Proprio il bagnolese terminata la manifestazione unica al mondo come la Sagra, non ha capito quello che è successo. E non parlo di numeri e di ingressi nel paese, perché non potrebbe bastare un giornalino. Anche perché i numeri di ingresso sono il frutto di un conteggio alla buona e non ci fidiamo, però ci fa piacere dire in più o in meno. Ma andiamo oltre, come dovremmo sempre fare siccome gli anni passano e passeranno si spera.
Parliamo di quello che è Il Nero di Bagnoli, oltre alle relative critiche, alcune giuste, altre meno giuste, anzi altre inutili e forse anche con un piglio politico. Però andiamo oltre, anche perché se ci soffermiamo vediamo solo una cosa: sfruttare il momento, o meglio lavarsene le mani. Dicevamo l’evento ha ricevuto e riceve critiche non solo locali, ma anche fuori dal locale ed è anche normale parlando di un evento di tale portata. Ma questo non giustifica niente. Si deve migliorare e si può migliorare. Ma quello che secondo me i bagnolesi non riescono a captare è la caratura mediatica di questo evento. Quello che sta diventando, a livello di interesse via social, via telematica. Gruppi whatsapp dedicati ecc. Questo non è per niente da tralasciare e va detto che sarà sempre più così e fatevelo dire da chi ci ha lavorato per questo evento e ci lavora. Non ha paragoni la mole di interesse scaturito da una semplice foto o da un semplice video, magari in diretta, se le linee venissero potenziate in quei giorni.
Però tutto sommato il nostro l’abbiamo fatto. Mettiamo anche che non possiamo esimerci da regalare gioie essendo un popolo accogliente, ma dobbiamo anche pensare a far girare di più il nostro prodotto, il nostro territorio e quello che ne consegue. Ma questo lo sappiamo, sappiamo che è il prodotto che attira, ma non sappiamo cucire il prodotto al luogo o alle persone. Mi spiego le persone fanno il luogo, ma se le stesse persone remano contro il luogo, il luogo non cresce. E non è colpa del turista. Ma del popolino. Mettiamoci anche il disinteresse dei più, di quelli che hanno sempre parlato e mai si sono visti, se non per qualche critica (vedi Rave ecc). Questi perché non hanno mai nemmeno chiesto, ma vi serve una mano, ma avete bisogno di un supporto, perché inevitabilmente a loro di questo posto, bello o brutto che sia non è che frega più di tanto.
Io mi meraviglio ogni anno e lo faccio al termine di questa manifestazione, come un rito annuale. Mi meraviglia anche che se si parla di seggiovie e di Laceno nessuno, in questo luogo menziona, parla, chiacchiera e si chiede, ma al di fuori che ne pensano di noi? Risposte a questa domanda le sappiamo. Era un fiore all’occhiello, oggi un po’ abbandonato, ma si difende. Questo in soldoni. Ma il punto è un altro, anche qui, come Il Nero di Bagnoli, il brand potrebbe ritornare ad essere un fiore all’occhiello. Magari progettando un qualcosa di diverso ed all’avanguardia, non pensando solo a manifestazioni di interesse, quando più ci fa comodo, o quando non ci sono problemi, ma siamo noi la soluzione. In questi giorni è stato inaugurato il nuovo Ponte delle Filande di Atripalda.
Dovete pensare che ci sono voluti molti mesi per fare tutto, anche lì con soldi pubblici, una burocrazia che ha dato dei disservizi al comune di Atripalda ed ai cittadini. Ma li almeno la cittadinanza si è un po’ ribellata. Qui invece si aspetta solo un taglio del nastro e niente più. E si ragiona in virtù di quel taglio del nastro, cioè quello sarà il miglior modo di effettuare una operazione di marketing per il Laceno e non solo? Beh, come sempre mi è venuto in mente mentre scrivevo uno sketch della Smorfia con Troisi, De Caro e Arena, quello dell’annunciaziò, annunciaziò. In una scena (Pilato) De Caro entra mentre Maria (Troisi) prega ed esclama: “Signora io me ne lavo le mani, Signora, io me ne lavo le mani – ancora – Signora, io me ne lavo le mani” ed allora Maria risponde: “Fatt pur a doccia, ma tu ara vre a me ch m n mborta”.
Giovanni Nigro
(da Fuori dalla Rete novembre 2024, anno XVIII, n. 3)