Pagina del diario di Matilde Nigro e Aniello Giangrande

I pensieri dei ragazzi

La “voce” dei ragazzi ai tempi del coronavirus.

Nella distanza forzata cui siamo stati tutti costretti è importante mantenere un contatto emotivo con i nostri ragazzi. I loro pensieri  sono uno straordinario strumento di libertà in questo momento di clausura (giustamente) imposta: ci avvicinano e ci rendono consapevoli che siamo davvero tutti sulla stessa barca.  Buona lettura.

Maria Varricchio


IO RESTO A CASA

Caro diario,

mi chiamo Matilde e ho 10 anni. Oggi è il 23 marzo e sono passate già alcune settimane, da quando abbiamo ascoltato dal telegiornale che un nuovo virus è arrivato in Italia. Sono tanti giorni che non vado più a scuola e sto chiusa in casa, come tanti miei coetanei. Mi diverto moltissimo con mia mamma a fare tante cose ma, mi manca tanto riabbracciare e vedere i miei nonni, i miei amici, i miei cugini e le mie insegnanti. Anche se ci sentiamo telefonicamente mi manca scherzare e giocare con loro. Spero che tutto questo finisca presto, che tutte le persone colpite da questo virus possano guarire. Sogno e spero di incontrare i miei compagni e tutti insieme andare al parco. Desidero che questa brutta esperienza ci serva da insegnamento per tutti e, quando tutto questo passerà ci vorremo più bene. Per il bene di tutti, e per chi si sacrifica per noi ogni giorno, restiamo a casa solo così, “Andrà tutto bene!”.

Matilde Nigro – Classe V A


IO RESTO A CASA

Caro diario, 24/03/2020

oggi, per fortuna, la giornata sembra essere passata velocemente. I contagi sembrano diminuire ma ciò non significa che dobbiamo abbassare la guardia – ”TUTTO ANDRÁ BENE” – solo se continueremo a rimanere a casa. Non nascondo che la cosa mi sta pesando sempre di più. Mi consolo, però, quando penso che il mio non è un sacrificio. Mio padre, tutti i giorni, si reca al negozio, per assicurare a tutti i cittadini di Bagnoli tutto il necessario per poter mangiare. Quando manca qualcosa, inoltre, mio padre si reca ad acquistarla. Il mio papà non è immune dal virus né tantomeno ha voglia di infettarsi per poi contaminare la sua famiglia. Quando gli chiedo perché non chiude il negozio, lui mi risponde che, innanzitutto non sarebbe un comportamento da persone serie, e poi della chiusura ne soffrirebbero parecchie persone. Prima di uscire di casa indossa una mascherina, degli occhiali e dei guanti. Pur prendendo queste precauzioni, non si sente al sicuro perché il nemico da cui difendersi è invisibile. Le nostre abitudini di vita sono cambiate da quando c’è quest’epidemia. Prima, come tornava a casa me lo abbracciavo e ci sedevamo a parlare. Ora, prima di salire a casa, passa per il garage, dove abbiamo un ripostiglio, e qui si cambia, lasciando i vestiti che ha indossato al negozio. Ho sempre considerato il mio papà un EROE per tutto quello che faceva, adesso l’ho promosso a SUPEREROE.

Ti voglio bene papà e sono fiero di te.

Aniello Giangrande

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