Giusto un anno fa, giorno più giorno meno, dopo tanti “preparativi verbali” a contrastare la pandemia che si diffondeva a macchia d’olio a partire dalla Cina, tutti con il lockdown abbiamo preso coscienza che pure l’Italia stava facendo esperienza della pandemia, anche se tutti in cuor nostro, singolarmente presi, ostentavamo una certa sicumera di essere immuni. La realtà sappiamo come è andata.
Un’analisi da “competente della materia” la lascio ad altri, una critica superficiale e comune a molti, “io avrei fatto così, io avrei agito in modo diverso, io …, io …, …” non mi compete, anche se potrei liberamente esprimere il mio pensiero. Siamo prossimi alla Santa Pasqua e da Sacerdote e Parroco di una comunità cristiana sento con responsabilità il dovere di intervenire in senso cristiano. “Pasqua coi vaccini” è ben detto, ma intendo i “vaccini spirituali”, quelli che non devono solamente impedire per un certo tempo di essere colpiti dal virus, quanto piuttosto quelli che ci devono liberare dai “virus” da cui siamo colpiti e impedire di esserne colpiti in seguito.
Ricordo che, quando un anno addietro ci fu il lockdown generale e totale, la prendemmo “allegramente” mostrando il nostro spirito di adattamento, pensando forse che facendo un relativo e temporaneo sacrificio il virus sarebbe magicamente scomparso. Invece durando più a lungo del previsto, con oltre 100.000 morti che continuano ad aumentare solo in Italia, e milioni di persone che sono state infettate nel mondo e altre continuano ad esserlo, nella realtà il virus con mutamenti vari ha colpito tutta l’umanità quanto al lavoro, quanto alla socialità, quanto alla civica responsabilità, quanto anche alla realtà spirituale dell’essere umano.
Gli specialisti del settore col tempo analizzeranno, per le contromisure, gli aspetti testé descritti, soffermandoci soltanto sulla realtà spirituale. Quando dico “realtà spirituale” mi riferisco allo spirito e all’anima di ogni essere umano, alla sua fede e alla sua religiosità.
Sono impresse nella mia mente le tante espressioni usate nei riguardi di medici e personale sanitario che sono intervenuti e ancora intervengono per coloro che sono colpiti dal virus, tanti aggettivi usati ma racchiusi tutti nella parola “eroi”. Certamente lo sono stati, principalmente perché sono andati oltre il compimento del loro dovere e rimaniamo ancora impressionati quando li vediamo in quelle tute da cui a mala pena si vedono gli occhi.
E noi, che non siamo eroi ed eravamo rintanati nelle nostre case ad ammirarli?
Anche se non colpiti dal virus, ne abbiamo sentito i terribili effetti, a livello psicologico, a livello familiare, a livello sociale, a livello culturale e forse anche sotto altri aspetti. Oggi siamo più impauriti e meno spavaldi e pur tuttavia ci mostriamo con frequenza poco responsabili con assembramenti evidenti e distanza sociale non molto osservata. Questo è sintomo degli effetti del virus a vari livelli: non ce la facciamo più, abbiamo bisogno di socializzare, di avvertire la vicinanza dell’altro, di parlare guardandoci negli occhi, magari anche di sentire il contatto fisico di una mano sulla spalla.
A livello psicologico avvertiamo il bisogno dello stare insieme;
a livello familiare ci mancano tanto le feste in cui si ritrova insieme tutta la famiglia;
a livello sociale, pur con la paura di infettare o essere infettati, sentiamo il bisogno di una presenza amichevole “molto” vicina a noi;
a livello culturale siamo oramai stanchi di vedere i nostri figli fare la DAD con enormi difficoltà; osservo questo il sabato quando faccio la CAD (catechesi a distanza), con tanta difficoltà sia mia che dei ragazzi;
da non sottovalutare il livello spiritual/religioso. Anche da questo punto di vista, poco appariscente e forse poco sentito da passare in secondo ordine ad essere ottimisti, la realtà è molto seria: quante famiglie sfasciate, quanti gruppi disciolti, quante amicizie raffreddate, quanti egoismi hanno preso il sopravvento, quanti egocentrismi si sono affermati, quante virtù, forse prima solo apparenti, si è scoperto essere assenti.
Forse è un’analisi un po’ pessimista, ma ci dice sinceramente che guardando con occhio critico TV e società, la realtà non è solo apparente. Sembra, spero di sbagliarmi, che il negativo in senso etico e morale bilancia molto bene il positivo solidale che pure è tantissimo.
In occasione di questa Pasqua c’è bisogno di parecchio “vaccino”, la Pasqua stessa è il migliore vaccino se vissuta in senso veramente cristiano. Come potrà essere un “vaccino spirituale” se forse a causa anche della presente pandemia ci si è lasciati andare facendo venir fuori il peggio di noi stessi?
Mentre tra gli esseri umani quando uno sbaglia non gli viene più perdonato, per il Signore non è così, tiene sempre le braccia aperte per accogliere i “figli prodighi” che tornano a Lui, perché, come dicono i Santi Padri (cito a memoria), “Cristo si è fatto inchiodare le mani sulla croce per tenere sempre le braccia aperte!”.
Abbiamo tutti bisogno di una verifica personale, di andare alla ricerca di errori e sbagli personali fatti, compresa la noncuranza, molto diffusa, di evitare gli assembramenti e rispettare la distanza sociale; e non c’è bisogno di ricercare a ogni pie’ sospinto gli errori altrui per ergerci a giudici implacabili, mentre, invece, abbiamo bisogno di eliminare il negativo che c’è in ciascuno facendo emergere il positivo di cui nessun essere umano può dirsi privo.
Quale Pasqua, allora? Una Pasqua che ci faccia risorgere alla luce, al bene, alla solidarietà, alla bontà, alla fratellanza, alla benevolenza, alla benignità, alla cordialità, al vedere l’altro come un altro “io” da amare e non come un “alter ego” da combattere e annullare, e magari eliminare. Vi assicuro che da soli è impossibile, per questo c’è bisogno di Cristo che accoglie tutti e come “compagno di viaggio” è accanto ad ognuno di noi.
Forza, coraggio, ce la possiamo fare, non solo a sconfiggere la pandemia, ma a convertirci, a cambiare in meglio noi stessi! Anche se non lo possiamo fare fisicamente, diamoci un abbraccio fraterno, una stretta di mano calorosa, un sorriso sentito e sincero. Auguri! Cristo Risorto aiuti a risorgere ciascuno di noi!
Buona Pasqua alla Comunità, alle famiglie, a ognuno di voi. Amen!
Don Stefano
Orari riassuntivi delle
C E L E B R A Z I O N I L I T U R G I C H E
Gli orari di tutta la Settimana Santa sono stati già pubblicati, sia sul sito di PT39, sia affissi in chiesa e sia annunciati dall’altare a conclusione delle celebrazioni festive, qui voglio solo sinteticamente ricordarli.
L’anno scorso abbiamo “assistito” (partecipato solo per coloro che hanno seguito secondo le disposizioni ecclesiali) on-line ai RITI DELLA SETTIMANA SANTA, con tantissime difficoltà, soprattutto per le persone anziane o poco pratiche di internet e pc, quest’anno abbiamo le chiese aperte nell’osservanza delle norme per il contrasto alla diffusione del COVID 19, organizziamoci per partecipare in presenza, perché solo ammalati, anziani, disabili e persone che li assistono possono partecipare on-line secondo le disposizioni ecclesiali [questo vale per ogni giorno festivo e di precetto].
DOMENCIA DELLE PALME:
a inizio ogni S. Messa benedizione secondo le norme di contrasto al Covid delle palme personali o nelle bustine sanificate prese in chiesa, evitando di scambiarle con altri :
ore 9,30 – 11 – 18
GIOVEDÌ SANTO:
ore 18 Santa Messa della Cena del Signore
ore 20 chiusura della chiesa dopo l’adorazione eucaristica
VENERDÌ SANTO:
ore 9 – 12 confessioni pasquali
ore 16 Celebrazione Liturgica della Passione del Signore
ore 18,30 Via Crucis meditata ognuno al posto suo nei banchi
SABATO SANTO:
ore 9 – 12 confessioni pasquali
ore 19, 30 Veglia Pasquale
DOMENICA DI PASQUA:
Sante Messe con benedizione secondo le norme di contrasto al covid dell’acqua personale portata da casa e dei tradizionali cibi pasquali evitando di scambiarla con altre persone:
ore 9,30 – 11 – 18