Per difendere i nostri diritti, licenziamo il sindacato

email di Carmine Marano

 

Ai tempi della schiavitù, il lavoratore era considerato come una bestia da sfruttare in tutti i modi, usando modi violenti per sottometterli alla volontà dei cosiddetti “padroni”. Ricordo l’uso delle fruste, delle catene, delle condizioni disumane in cui gli schiavi erano costretti a vivere, pagati solo con un pezzo di pane e qualche brodaglia.

Nel corso del tempo e dopo tante battaglie, con il sangue di tanti lavoratori, si arrivò alla regolamentazione del lavoro e soprattutto alla definizione dei diritti e doveri dei lavoratori. Così negli anni 50 nacque il sindacato, proprio a tutela dei diritti sacrosanti che con la forza, la lotta e i sacrifici di tanti lavoratori si sono ottenuti.  Il lavoro divenne così più umano e il lavoratore il protagonista, non più un bestia solo da “soma”.

Io ho iniziato a lavorare nel Maggio 1980 in una azienda elettronica con contratto metalmeccanico e sono stato dirigente sindacale e quasi sempre eletto nel Consiglio di fabbrica, quindi sempre in prima linea nelle vicende aziendali e nelle vertenze dei metalmeccanici. Col passare degli anni, mi accorgevo, però, che il sindacato si allontanava dai lavoratori e diventava sempre di più un carrozzone politico al servizio del partito di appartenenza (infatti la Cgil era legato al vecchio Pci, la Cisl alla Dc, e la Uil al Psi).

Incredibilmente facevano il bello e il cattivo tempo, quindi, in base ai vari governi. Il tempo passò inesorabile e vennero gli anni 90 con la fine dei partiti con Tangentopoli e paradossalmente con l’ingresso di Berlusconi in politica, il sindacato con un colpo di orgoglio si ricompattò portando milioni di lavoratori in piazza, contro la Riforma del sistema pensionistico voluto dal Cavaliere. Ebbene la forza della piazza e le manovre politiche del palazzo misero in ginocchio il governo che dovette arrendersi e dimettersi. Ma fin da subito nacque un nuovo governo guidato da Dini, già Ministro del Tesoro del precedente governo e promotore della tanto vituperata riforma pensionistica. Da qui inizio il mio allontanamento nei confronti del sindacato, incominciai a farmi delle domande e trovai le risposte nelle mosse del sindacato, infatti la riforma delle pensioni viene approvata senza fiatare, quindi rimangiandosi tutto quello fatto in precedenza: il ruolo del sindacato era ad personam quindi politico. Infatti parecchi sindacalisti di primo ordine divennero chi senatori chi deputati, mentre i lavoratori incominciarono a perdere pezzi dei propri diritti.

Oggi voglio evidenziare le gravi mancanze del sindacato: nella mia azienda è successo un fatto grave, comune purtroppo in tante realtà lavorative, il datore di lavoro non metteva le somme detratte sulla busta paga che dovevano andare nel Fondo Cometa (un fondo pensionistico), attuando una vera e propria appropriazione indebita (codice penale). E il sindacato in tutto questo? Ai continui richiami di noi poveri lavoratori, attua orecchie da mercante anzi ribatte che non fa nessuna denuncia altrimenti c’è il rischio chiusura; morale della favola non bisogna pensare ai diritti ma pensare che l’azienda è aperta e chi se ne frega come!

Inoltre con un accordo tolgono tutti i diritti acquisiti in anni di lavoro, circa 300 euro al mese, in seguito alle rimostranze di qualche lavoratore ancora in possesso di una dignità, il sindacato risponde che bisogna fare cosi altrimenti l’azienda chiude.

Infine quindi succede che l’azienda ha chiuso per fallimento si può dire con la complicità del sindacato che invece di tutelare i lavoratori hanno permesso al padrone di non pagare nessuno! In verità alcuni eroici lavoratori (tra cui il sottoscritto) hanno denunciato il tutto alla magistratura e agli organi competenti contro tutti e tutto con il risultato che il datore di lavoro, furbescamente, ha versato le rate del Fondo Cometa in sospeso, solo ai pochi lavoratori che hanno denunciato. Gli altri (che hanno seguito il sindacato) non hanno ricevuto un euro.

Oggi nel terzo millennio siamo tornati indietro, prima umiliati oggi ricattati e impauriti dai sindacati e dai datori di lavoro che fanno capire di piegarsi oppure non lavorare. Laureati e diplomati trattati male e pagati a basso costo senza diritti, mi viene da dire la frusta faceva meno male!.

La mia esperienza quindi mi fa giungere a una conclusione:

Per difendere i nostri diritti, licenziamo il sindacato