In un’epoca in cui egoismo e narcisismo vanno spudoratamente insieme a passeggio, in nome del primato dei propri interessi e dove la sofferenza e il disagio altrui son viste come un attentato alla nostra sicurezza e un ostacolo alla nostra “felicità”, forse farebbe bene fermarci un attimo prima di tuffarci nella piscina olimpica della società consumistica e dove annega una buona parte della nostra umanità; ci sarebbe utile recarci sulla spiaggia dove approdano, dopo un lungo viaggio nel tempo, i messaggi in bottiglia che i nostri genitori nonni, avi, hanno affidato alle onde della speranza durante la loro vita e leggerli con attenzione.
Un tempo ciò era più facile, nonostante che pochi sapessero leggere e scrivere, grazie all’importantissimo compito affidato agli anziani, ritenuti non un peso morto da scaricare in qualche ghetto, ma la banca della memoria condivisa. Essi, nei momenti di festa o di dolore, attraverso il racconto orale tramandavano storie, miti e tradizioni che marchiavano più forte del fuoco ogni appartenente alla comunità.
Oggi, ad aiutarci a discernere, sull’arenile colmo di oggetti un po’ deteriorati dal tempo, ciò che può servire a riprenderci dallo smarrimento, ci sono ormai solo coloro che, per professione o per diletto, fan sì che la memoria di una comunità non vada per sempre perduta: i ricercatori storici, gli amanti della storia Patria, che essa sia di una Nazione o di un semplice paesello.
Tra essi vi è il sottoscritto a cui capita di scoprire delle lezioni di splendida umanità non dentro luccicanti bottiglie di Champagne o in forzieri dorati, ma in piccoli e umili contenitori che all’apparenza getteremmo nel bidone del riciclo. E’ su di uno di questi messaggi che voglio porre l’attenzione dei lettori, in questi giorni di festa ed in cui la nostra pretesa, rinnovata, voglia di bontà sembra non collidere con l’ideale consumistico.
Quel messaggio in bottiglia.
E’ il quaderno della piccola Nicastro Antonia, frequentante le elementari della scuola San Rocco di Bagnoli Irpino, in piena seconda guerra mondiale. Un quaderno che fa parte dell’archivio personale della signora Cione Marisa , ed in particolare dell’incartamento Rodolfo Domenico Cione-Anna Melillo che. grazie alla gentilezza della proprietaria, ho potuto visionare e che continua a fornire tante sorprese e spunti di profonde riflessioni.
Tempo Passato Imperfetto
Io ero buona, tu eri buona, noi eravamo buoni…
Quanto sembra lontano questo “noi eravamo buoni” quando oggi sembra prevalere l’esser “cattivi”, nel tempo del decantato cambiamento, anche grazie al linguaggio “bullista” dei nostri governanti. Ancor più toccante è la lezione di umanità che segue nella pagina successiva , nella sua semplicità, piena di commoventi sgrammaticature che invece di inorridirci toccano tanto i nostri cuori inariditi dal veleno quotidiano propinatoci nei moderni social-media.
TEMA
Scrivete come avete passato la festa dell’Immacolata
Oggi è la festa dell’Immmacolata –Stamattina mi sono alzata e mi sono pettinata, mi sono lavato la faccia e poi sono andata alla S. Messa e poi sono andata a casa e poi sono andata alla messi (messa n.d.R) cantata e poi è passato un poverello e gli o (ho – n.d.R) dato le patate e un poco di pane..
Quanta bontà in quel semplice gesto di una bambina che secondo gli standard attuali avremmo classificato come non certo abbiente, ma che dinanzi a chi è in condizioni di risterettezze economiche e di disagio, si affretta a donare quel poco che ha…le patate e un poco di pane….
Buona Immacolata, Bagnoli irpino!
Antonio Camuso
Archivio Storico Benedetto Petrone
(da Fuori dalla Rete, Dicembre 2018, anno XII, n. 6)