Una vicenda alquanto singolare è capitata ad un commerciante di tartufi, titolare di un negozio ad Alba (CN), multato perché avrebbe venduto tartufi estivi fuori stagione.
La sanzione commissionata al commerciante di origine albanese ha fatto molto discutere e promette di animare nuovamente il dibattito sulla normativa legata alla commercializzazione del prelibato prodotto.
La motivazione che ha indotto i militari a procedere nei confronti del venditore, sequestrando la merce del peso di circa 1,7kg e del valore di € 600,00, certificando a suo carico la presunta violazione delle norme sul commercio dei tartufi freschi, sarebbe da ricercare nei differenti periodi di raccolta di quella determinata tipologia di Tuber che variano a seconda della regione di provenienza.
Starebbe qui la leggerezza commessa dal commerciante, che gli è costata un’ammenda di € 1700.00, pari a tre volte il valore del prodotto, visto che i tartufi sequestrati nella sua bottega provenivano dalla Liguria, il cui periodo di raccolta è allineato a quello nazionale (come avviene anche in Lombardia, Toscana, Veneto, Friuli, Molise, Campania, Puglia e Basilicata), mentre in Piemonte e in altre cinque regioni la stessa è consentita solamente nel periodo compreso tra il 1° giugno e il 31 agosto.
Sembra alquanto assurdo che ci sia una simile legislazione a macchia di leopardo, che fa sì che nello stesso periodo la raccolta della stessa varietà di tartufo sia inibita in sei regioni e consentita in altre. Come è alquanto assurdo che si possa vietare in una regione la commercializzazione di un prodotto che è stato raccolto in un’altra regione dove era legittimo farlo, come in questo caso.
A cura della Redazione di Pt39
(da Fuori dalla Rete, Giugno 2021, anno XV, n. 3)