Referendum popolare, si vota per il taglio del numero dei parlamentari nell’election day di settembre

di Carmen Bochicchio (M5S)

Riceviamo e pubblichiamo dalla giornalista Carmen Bochicchio, esponente provinciale del M5S e candidata alle prossime elezioni regionali, questo articolo di approfondimento sul quesito del referendum popolare relativo al taglio del numero dei parlamentari.


L’approvazione in via definitiva al Senato del decreto-legge cosiddetto “Elezioni 2020”, con 158 sì e nessun voto contrario o astenuto (assenti in aula le opposizioni), ha dato il via libera all’election day che, in ossequio al principio della concentrazione delle scadenze elettorali, prevede la chiamata alle urne per il referendum popolare confermativo (senza quorum) sul taglio del numero dei parlamentari, per il rinnovo di 6 consigli regionali a statuto ordinario e di oltre mille amministrazioni comunali, nonché per l’attribuzione di alcuni seggi rimasti vacanti a Palazzo Madama.

Dunque, dopo mesi di attesa ed incertezza, è stato varato l’accorpamento delle consultazioni che si terranno il 20 e 21 settembre (domenica dalle ore 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15) a conferma delle indiscrezioni circolate nelle scorse settimane sulle date più plausibili rientranti nella finestra temporale utile (dal 15 settembre al 15 dicembre 2020) contenuta nel decreto-legge.

Appena terminate le operazioni di voto, si procederà – nell’ordine – allo scrutinio relativo prima alle politiche suppletive, poi al referendum e infine, senza interruzione, alle regionali. Lo spoglio delle amministrative inizierà alle ore 9 di martedì.

Soffermandoci sul tema referendario, va subito evidenziato un aspetto importante: la necessità di una modifica costituzionale per diminuire il numero di deputati e senatori è stata posta all’attenzione del Parlamento, fin dall’inizio della legislatura in corso, dal MoVimento 5 Stelle che ha fatto della riduzione dei costi della politica una delle sue battaglie identitarie accanto all’introduzione del reddito di cittadinanza e alla lotta alla corruzione.

L’iter della proposta di legge costituzionale (pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 12 ottobre 2019) è stato lungo perché per apportare cambiamenti alla nostra Carta è prevista una procedura più complessa, che può concludersi anche con l’indizione di un referendum popolare. Referendum che, infatti, è stato richiesto ma, tuttavia, non si è ancora tenuto perché la diffusione del contagio da Covid-19 ha reso necessaria, in via prioritaria, l’adozione da parte del Governo di atti contenenti misure per fronteggiare l’emergenza sanitaria a tutela della salute pubblica.

Si sarebbe dovuto votare in pieno lockdown ma responsabilmente è stato deciso di rinviare la consultazione. Di qui poi la proposta di accorparla alle altre elezioni, con un notevole risparmio per le casse statali.

Entrando nel merito del quesito referendario, si tratta di confermare – senza la necessità che si raggiunga un quorum minimo di votanti – la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200 (gli eletti all’estero passeranno da 12 a 8): obiettivo, non dimentichiamolo, più volte fallito in passato.

E’ una sfida importante alla quale è chiamato il Paese che dovrà dimostrare la capacità di alzare l’asticella della qualità dell’offerta politica, delle piattaforme programmatiche e della futura classe dirigente. I cittadini potranno valutare chi e cosa risponde meglio alle loro istanze. Istanze che negli ultimi anni stanno andando nella direzione di un non più rinviabile snellimento del sistema politico-istituzionale, nel rispetto – beninteso – del principio della rappresentanza democratica e del pluralismo, valori posti a fondamento della nostra Costituzione.

La finalità di questo taglio, che, tra l’altro, consente all’Italia di allinearsi ai più virtuosi standard dei principali Stati europei nel rapporto tra eletti ed elettori, è presto detta: migliorare il processo decisionale delle Camere e rendere meno costoso il Parlamento con un risparmio di 100 milioni l’anno (circa 300mila euro al giorno per un totale di un miliardo in 10 anni) che potranno essere investiti in servizi per gli italiani.

I cittadini vedranno sempre garantito il loro diritto ad essere rappresentati. Anzi, potranno costruire un rapporto accurato con gli eletti ed esercitare un controllo più puntuale sul loro operato, mettendo al tempo stesso la parola “fine”, dalla prossima legislatura (e con un minimo adeguamento della legislazione elettorale), alla stagione del “poltronismo” durata troppo a lungo.

Carmen Bochicchio (*)


(*) Giornalista di Avellino, candidata alle prossime elezioni regionali per il Movimento 5 Stelle

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