C’è chi dice…
…che non abbiamo bisogno di altro in questo paese, che stiamo bene così e che così possiamo andare avanti. Incuranti il più delle volte di quello che può essere il futuro di questo posto.
In questa fine di un anno orribile come questo, parlare di altro sembra veramente strano. Il Covid ancora una volta potrebbe essere protagonista di queste colonne, ma oggi più che mai, preme andare oltre. Non dimenticando e non per forza fossilizzando il nostro pensiero.
Ci troviamo davanti mesi importanti per quel che riguarda il futuro del paese Italia ed il futuro di un paese più piccolo come il nostro. Pensiamo allora che potremmo parlare anche di turismo, anche se vorremmo omettere questo discorso sempre più tacciato di inconsistenza e di utopie ancora irrealizzabili. Argomento ostico. Forse perché negli anni è stato sempre sbandierato ai quattro venti da chiunque, ma oggi non deve essere così e va fatta una riflessione. Una riflessione è d’obbligo, soprattutto, in Irpinia. Dove ancora oggi nelle televisioni nazionali si confonde la Provincia di Avellino con quella di Benevento, parlando, ad esempio della mefite che si trova a Rocca San Felice. Oppure cercando negli annali segnali di una Irpinia riconosciuta a livello nazionale per qualche prodotto tipico, che arriva sulle tavole di una come Antonella Clerici. Beh! Magari. Non è così.
C’è chi si è riempito la bocca di turismo in questi anni, non conoscendo nemmeno un fiume, un monte o anche un piccolo scorcio di paese. E molto spesso sono gli altri a spiegarci come fare. L’Irpinia del turismo, quella che ancora una volta aspetta, non ha capito che deve rimboccarsi le maniche ed evitare di fermarsi a pensare. Il tempo è denaro ed anche se ci sono fondi per eventi e per la promozione territoriale, bisogna pensare al futuro.
Una parola che mi frulla nella testa da qualche giorno in questa fine del 2020 è Ri-generazione. Questa parola ha una potenza mediatica forte, non di certo come la rottamazione che Renzi volle fare qualche anno fa al centro-sinistra, ma diciamo che è forte. Forte perché di generazioni si deve parlare. Si deve trovare la quadra per poter oggi ascoltare a 360° le generazioni, magari usare la saggezza delle generazioni passate, ma anche tuffarsi nelle idee delle giovani generazioni.
Ri-generazione, quindi, quello di cui anche il paese, grande o piccolo che sia, non ne può fare più a meno. Le idee magari le prendiamo con le pinze ed aiutiamo a portale avanti. Questo potrebbe portare al reale cambiamento che è, spero, a tutti caro. Cambiare è un’altra parola chiave. Lo abbiamo visto sulla nostra pelle, cambiando abitudini, cambiando l’approccio con le persone e cambiando orari di uscita, entrata, con o senza autocertificazione. Abbiamo anche cambiato la classifica delle priorità, quasi dimenticandoci che qui siamo fermi ad aspettare sul fiume, non che il cadavere del nostro nemico passi, ma che qualcuno ci spinga nell’acqua.
Turismo a Bagnoli, potrebbe essere sinonimo di Impianti di risalita. E dico potrebbe perché, ne sono convinto, quello è il punto di partenza, non di arrivo. Vicino ci vuole l’idea del territorio di trasformarsi in polo turistico, l’idea del territorio e delle persone di scordarsi il passato e pensare al futuro. E diciamocela tutta, al paese di chi ha fatto arrivare i soldi non frega niente. Anzi la domanda è sempre quella: “Ma quando mettono mano?”. E questo è un bene perché vuol dire che c’è una parte di paese che ancora crede nella vocazione turistica di questo posto che ha fatto scuola a tutta l’Alta Irpinia per anni, ma poi si è fermato a guardare e ad aspettare che qualcosa passasse su questo benedetto fiume.
Siamo ancora alla Repubblica del 6×3 (manifesto appeso sotto il ponte di Cassano), quella che permetteva di sovrapporre manifesti a manifesti di altri eventi, quella che di notte vedeva bande di persone muoversi per tappezzare le strade. Quelle strade che oggi nessuno prende più e se lo fa raggiunge anche i 120km/h.
Nessuno vede la soluzione e forse è vero che non ci sono altre possibilità se non quella del blocco delle strade per permettere a tutti di vedere. Quello di cui si potrebbe aver bisogno, come abbiamo notato durante questo anno “pandemico” che ci segnerà per tutta la vita, solo le comunicazioni efficaci e le idee nuove di rilancio. Ma anche se questo non avviene, almeno si potrebbe ripartire da una idea soltanto, di base e credo mai banale, anche se anch’essa è storica: unire le forze per sconfiggere il nemico e non aspettarlo sulla riva di un fiume.
Smettiamo di aspettare, ma senza timore vogliamo tuffarci? Se ci tuffiamo però dobbiamo anche saper nuotare.
Felice anno nuovo.
Giovanni Nigro
(da Fuori dalla Rete, Dicembre 2020, anno XIV, n. 6)