Sound of silence: il nuovo cortometraggio di Martin Di Lucia

di Federico Lenzi

E’ online l’ultima produzione del film maker Martin Di Lucia. Questo nuovo corto devia drasticamente dal precedente “K” in quanto, tessendo una trama dai toni più delicati, indaga su aspetti più intimi dell’animo umano, ponendo una maggiore enfasi sul messaggio, stile ormai consolidato dell’autore.

“Sounds of Silence” si presenta come una vera e propria esperienza audio-visiva, che cela dentro di sé una serie di metafore e richiami a problematiche reali. E’ una produzione che lascia spazio a molteplici interpretazioni. Di Lucia non impone allo spettatore uno specifico messaggio, ma lo lascia libero di rielaborare la propria personale riflessione. Una tematica portante è ovviamente posta al centro, ma nulla di assoluto è imposto allo spettatore. Nulla è direttamente esplicito, ma tanti sono i richiami impliciti nei cinque minuti di durata.

Il suono del silenzio apre il corto e appare subito come il leit motiv che accompagna le immagini; il silenzio interpretato come volontà di ridurre il volume delle sirene del mondo moderno che impone usi e costumi standardizzati. Il protagonista sembra aver deciso di non piegarsi a quanto la società si aspetta da lui e le cuffie che il protagonista indossa prima di uscire nel mondo sono una dichiarazione d’indipendenza rispetto ai rumori di una società plastica, agitata e affannata in un’infinita corsa contro il tempo e contro se stessa.  Nel suo percorso riesce così ad apprezzare la bellezza dei colori e delle piccole cose. Il protagonista nella sua lunga passeggiata ci dà modo di comprendere quanto spesso la quotidianità ci porti a dare molto per scontato. Questa passeggiata non è schiava delle scadenze o delle preoccupazioni. E’ una dichiarazione di libertà: una passeggiata disinteressata ed astratta dalla realtà circostante.

Nel frattempo sullo sfondo va in scena il delirante spettacolo del mondo moderno. Un mondo stressato e minaccioso che urla e inveisce convulsamente contro tutto ciò che ostacoli la sua corsa. Tuttavia, il nostro decide di continuare per la sua strada senza lasciarsi trascinare dalle urla sguaiate ed invadenti della realtà circostante, tenendosene fuori e schivando le ragioni di una società desiderosa di vederlo schierato nelle sue divisioni. Tra un passo e l’altro, sullo sfondo di una natura rigogliosa e avvolgente, si incrociano sguardi ed emozioni, graffiate però dalla malizia e dall’invidia. Infine il protagonista torna a casa, nella sua camera e nel suo mondo dove non è più necessario schermarsi da una società che impone e reclama determinati comportamenti. Ed è proprio negli istanti finali che con un semplice quanto elegante colpo di scena, tutti i fili invisibili intrecciati sin dall’inizio, rivelano la realtà sul protagonista. Egli è infatti non udente. Il suo deficit lo rende letteralmente sordo nei confronti della società moderna, e le cuffie sono la maschera che indossa per celare il suo handicap. Attraverso queste cuffie, Martin da’ suono alla semplicità di chi non percepisce i suoni del mondo circostante, suoni che prendono vita attraverso le emozioni del protagonista. Un mondo dove i colori rivestono una grande importanza e la maestria nella post-produzione glie ne rende giustizia. Quel che dovrebbe essere un deficit diventa così un’espediente per vivere appieno e in modo originale la vita, senza essere risucchiati dal vortice delle più basse passioni umane. La mancanza dell’udito diventa un’opportunità e non una mancanza. Il protagonista riesce ad apprezzare appieno il mondo intorno a sé e in modo proprio. Resta a contemplare l’immensità così come le piccole cose, senza dover argomentare con altri esseri umani. Anche la solitudine rientra tra i temi di questa produzione: nessuno intende davvero comprendere le esigenze di questo ragazzo, ma tutti si aspettano qualcosa da lui. Eppure a fine giornata chi è davvero isolato dal mondo non è il protagonista, ma la società circostante troppo affannata nei micro drammi della sua quotidianità. Come da consuetudine questa produzione è stata realizzata senza alcun budget e grazie alla disponibilità e collaborazione di attori alla prima esperienza (Umberto Patrone, Decio Russo, Anthony Pallante, Damiano Santoriello, Domenica Stabile, Ilaria Marano, Giuseppina Ciociola). Il tutto girato sullo sfondo degli spettacolari scorci naturali regalati dal Parco Regionale dei Monti Picentini (Lago Laceno – Bagnoli Irpino – Montella).

Federico Lenzi

(da Fuori dalla Rete, Marzo 2019, anno XIII, n. 1)


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