Riprende il nostro “viaggio” fra i giovani emigranti bagnolesi. In questo numero di “Fuori dalla Rete” vi proponiamo un’interessante intervista a Davide Passannanti. La storia del nostro Davide è simile a quella di tanti giovani bagnolesi. A spingerlo lontano da Bagnoli è stato il desiderio di emergere e realizzarsi nel campo del lavoro e allo stesso tempo la voglia di conoscere il mondo che c’era al di fuori del proprio paese. In questi anni in giro per l’Europa ha trovato anche l’amore della sua vita e ha messo su famiglia. Oggi vive in Olanda, è sposato e ha una splendida bambina. Ha un lavoro che lo gratifica e difficilmente ritornerà a Bagnoli, ma come tutti non l’ha mai dimenticato e ne segue assiduamente le vicende. Ringraziamo Davide per la disponibilità accordataci e gli auguriamo di realizzare tutti i suoi sogni.
Vi invitiamo a leggere questa bella ed interessante intervista e auspichiamo di raccontarvi altre storie come questa nei prossimi numeri. Buona lettura.
La tua è una storia comune a tante altre di giovani bagnolesi che terminati gli studi decidono di trasferirsi all’estero in cerca di un futuro migliore e allo stesso tempo è una storia molto particolare perché nel corso degli anni ti sei spostato da una parte all’altra dell’Europa. Quali sono le ragioni che ti hanno spinto ad emigrare? E quali quelle che ti hanno portato a vivere in diverse città europee?
Innanzitutto grazie per avermi dato la possibilita’ di condividere con i lettori la mia esperienza.
Purtroppo e per fortuna, anche io faccio parte della moltitudine di giovani che, per trovare un futuro migliore, sono stati obbligati a spostarsi altrove.
“Purtroppo” perché è l’Italia che mi ha dato tutte le basi per poter trovare un lavoro gratificante all’estero
“Per fortuna” perché’ è all’estero che ho trovato terreno fertile per le mie ambizioni.
Le ragioni che mi hanno spinto a lasciare l’Italia non sono poi così diverse da chi ha preceduto nelle altre interviste. La ricerca del lavoro oltre regione o confine non è più un’eccezione alla regola.
Dapprima ho vissuto a Milano per 4 anni, dove ho svolto la pratica forense.
Per due anni venivo retribuito a partita IVA, ma ero a tutti gli effetti un dipendente, quindi dovevo farmi carico di tutto, assicurazione, pagamento contributi, e al contempo dovevo lavorare almeno 40 ore a settimana. La legge permetteva al mio datore di poter agire in questo modo. Tutto lecito, ma a me sembrava profondamente ingiusto, pertanto decidevo di trovare fortuna altrove.
Così nel 2013 venivo assunto a tempo indeterminato, dopo solo 3 mesi di prova, in una multinazionale che ha anche una sede in Ungheria.
Dal 2019, invece, vivo nei Paesi Bassi dove ho messo su famiglia.
Attualmente vivi nei Paesi Bassi. Perché hai scelto L’Aia tra tutte le Città al mondo?
A dire il vero è L’Aia che ha scelto me. Quando ti occupi di tasse, prima o poi arrivi o nei Paesi Bassi o in Lussemburgo.
L’Aia, è una città che si affaccia sul mare del Nord e ospita la sede reale, innumerevoli ambasciate, il parlamento, corti internazionali e di grandi multinazionali (Shell e Q8 solo per citarne alcune).
Ciononostante, L’Aia resta una città a misura d’uomo, quindi non è dispersiva. Infine, in 2 ore o poco piu’ di aereo sei a Napoli. Insomma, quello che fa per me.
Come hai trovato l’integrazione nella società olandese, ci sono particolari barriere culturali nei confronti degli italiani? E’ stato facile o difficile integrarti?
L’Aia come detto è una città piena di multinazionali e ambasciate. Per fare un esempio, dove vivo ci sono sei appartamenti, di fronte casa, vive una turca, sopra di me una tedesca, affianco una coppia di americani e solo 2 appartamenti sono occupati da olandesi.
E’ chiaro che in Olanda sono ospite, tuttavia da bagnolese e da italiano l’integrazione non è una barriera in questa città. Gli olandesi hanno la caratteristica di popolazione riservata, io invece questo non lo posso confermare. Tanto chiaramente dipende anche dal carattere. Io personalmente sono molto estroverso.
Come dicevamo prima, quella olandese è la seconda tappa di un “viaggio” iniziato Ungheria. Per diversi anni infatti hai vissuto a Budapest. Com’è la realtà Ungherese? Dove è stato più facile e dove più difficile integrarti?
Devo prestare molta attenzione nel rispondere a questa domanda. Rischio davvero di prendere una tirata d’orecchie da mia moglie se parlo male dell’Ungheria visto che lei è ungherese.
Ciò premesso, la realtà ungherese, forse per tradizione, è leggermente piu’ chiusa rispetto a quella olandese. Tuttavia anche Budapest si inserisce in un contesto internazionale che ha mi ha permesso di integrarmi senza problemi.
In Ungheria, forse è più difficile capire cosa succede intorno a te rispetto ai Paesi Bassi, un po’ per la lingua, che è davvero difficile da imparare, un po’ perche’ non tutti parlano in inglese. Nei Paesi Bassi la lingua inglese è stata appena dichiarata seconda lingua ufficiale. Quindi tutti, ma proprio tutti, parlano inglese. Questo aiuta davvero tanto.
Come sono stati i primi mesi all’estero? Cosa ti è mancato di più dell’Italia?
Sinceramente, quello che manca e continua a mancare è la famiglia. Specie adesso con le limitazioni dovute al Covid19 la distanza assume un peso maggiore.
Mia figlia è nata in piena pandemia ed ha conosciuto i nonni dopo oltre 6 mesi. Tuttavia, se decidi di vivere all’estero questa è una delle tante cose con cui devi fare i conti.
I primi mesi all’estero sono strani da descrivere. All’inizio sei sotto l’effetto anestetico della novità, dell’ambiente da scoprire. Poi pian piano di abitui e gli anni passano, ti fai il tuo giro e in modo o nell’altro ti senti quasi a casa.
Di cosa ti occupi oggi? Sei soddisfatto del lavoro che fai?
Attualmente sono il direttore di una società che conta quasi cento dipendenti. Mi occupo di consulenza fiscale e rispondo ai 3 proprietari della società.
In pratica se una multinazionale ha sedi in tutta Europa ed ha bisogno di un consulente fiscale, anziché’ andare da un consulente diverso per ogni nazione si rivolge a noi dove il servizio è centralizzato.
Chiaramente sono molto soddisfatto di quello che faccio perché ricoprono una posizione molto delicata ma allo stesso tempo gratificante.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Mia moglie suggerisce come risposta di pitturare le pareti della cucina.
Scherzi a parte, da neo papà il pochissimo tempo libero a disposizione lo dedico a mia figlia Luisa. Arrivare a fine giornata senza nessun aiuto è già un’impresa.
Comunque, mi piacerebbe tantissimo frequentare il prestigioso master in fiscalità internazionale dell’università di Leiden.
In questi anni vissuti all’estero hai messo su famiglia, nel frattempo sei diventato padre di una bellissima bambina. Sarà più difficile per te tornare presto in Italia, sfruttando magari le tue competenze per migliorarla e aiutarla nella crescita?
Tornare in Italia significherebbe tornare a Milano. Quindi sarei comunque lontano dagli affetti. Per ora sono molto soddisfatto dello stile di vita che conduco con la mia famiglia qui a L’Aia.
Il welfare è estremamente competitivo e il governo e’ molto attento alle famiglie. Non penso nel prossimo futuro di spostarmi.
Come percepisci la situazione politica ed economica complessiva dell’Italia rispetto a quella dei Paesi Bassi. Quali sono le analogie e quali invece le differenze sostanziali?
Sono davvero tante le differenze.
Prima di tutto, qui quando ti siedi ad un colloquio, se hai un titolo di studio già sai in linea di massima a quale stipendio puoi ambire. Ricordo invece, la mia esperienza da praticante avvocato in Italia dove per circa 2 anni ho lavorato senza essere retribuito.
Nei Paesi Bassi esiste una grande attenzione alla forza lavoro e grandissima attenzione per i giovani. In Italia invece, sono poche le categorie che godono di queste tutele.
Dal punto di vista politico, ogni mondo è Paese. Tuttavia qui, davvero esci per strada e trovi il primo ministro sulla bicicletta o la regina al parco. Una cosa impensabile in Italia.
Infine, lo scorso gennaio il primo ministro si dimetteva perche’ l’agenzia delle entrate olandese accusava ingiustamente dei contribuenti di frode. Anche se la mossa è stata puramente politica comunque è stata avvertita come un’ammissione di colpa o un atto di scusa nei confronti dei contribuenti.
Dal punto di vista economico, gli olandesi sono bravi a fare business anche perché sono aiutati da una legislazione lungimirante specie dal punto di vista della tassazione. Chi parla dei Paesi Bassi come paradiso fiscale, senza modestia, non sa di cosa parla. Io dico sempre che alcune leggi olandesi andrebbero copiate pari pari in Italia.
Prima di lasciare Bagnoli hai avuto il tempo di ricoprire l’incarico di consigliere comunale nell’amministrazione guidata dall’avv. Chieffo. Cosa ricordi di quell’esperienza amministrativa?
L’eseprienza nell’amministrazione con l’Avv. Chieffo seppur breve è stata davvero intensa.
Ricordo bene che tutti gli assessori, insieme al sindaco davvero dedicavano il massimo per portare avanti la macchina amministrativa.
Il compito di consigliere toglie davvero molto tempo alla vita privata e all’epoca dovevo conciliare università e riunioni al comune. Una cosa è’ certa: è’ stata un’esperienza fantastica ma non lo rifarei.
Oggi invece qual è la tua percezione sullo “stato di salute” di Bagnoli?
Bagnoli è un paese fantastico!
Qualcuno in passato definiva Bagnoli la Firenze del sud. Io mi ritrovo in questa affermazione. Anche da noi ci sono i guelfi e i ghibellini, basti pensare alle seggiovie. Non mi capacito su come a distanza di oltre un decennio ancora siamo davanti a un nulla di fatto.
Sarebbe tuttavia riduttivo parlare di Bagnoli e Laceno solo in merito alla questione seggiovie.
Bagnoli ha delle potenzialità invidiabili. Noto con piacere che contesti associativi o piccoli imprenditori sono riusciti ad emergere. Vedo sempre più spesso, anche con l’ausilio dei social, numerosi turisti postare foto dei nostri rifugi o delle nostre fiumare.
La promozione dei nostri prodotti sta acquisendo sempre più risonanza anche grazie alle associazioni di categoria.
Questo mi rende fiducioso. Le basi per un riscatto meritato ci sono tutte!
A cura della Redazione di Pt39
(da Fuori dalla Rete, Maggio 2021, anno XV, n. 2)